martedì 13 dicembre 2005

MODA & MODI: donne triangolo

Sei una donna «rettangolare»? O una donna «cucchiaio»? Niente paura, nessuna nuova classificazione inventata dagli esperti di marketing per corroborare le vendite in agonia. Uno studio americano su mezzo secolo di corpi femminili ha rilevato rivoluzionari cambiamenti nelle «misure». In archivio il tradizionale 90-60-90, magica terzina con cui maschi un po' demodè si ostinano a definire la perfezione nelle proporzioni femminili. Le curve a clessidra delle star del cinema degli anni Cinquanta e Sessanta, dalla Monroe alla Mangano, non esistono più. Addio maggiorate con il vitino di vespa, arrivano le donne geometriche, o, tutt'al più, a «pera» (coraggio, rientra in questo modello anche Jennifer Lopez, 

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Silvana Mangano
poco seno e tanto sedere). 
Addio girovita, concupito punto G della moda del dopoguerra. Oggi, secondo lo studio della North Carolina State University, appena otto donne su cento hanno fianchi e busto delle stesse misure. Tra noi, in sostanza, la Sophia Loren dei tempi d'oro sembrerebbe un'aliena. La popolazione femminile americana, come in tutto il resto del mondo industrializzato, è cresciuta in altezza e soprattutto nel peso rispetto a cinquant'anni fa. Abitudini alimentari e stili di vita hanno cancellato le sinuosità della clessidra, hanno piallato il seno, allungato le gambe, squadrato e allargato le spalle, asciugato il punto vita. 

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L'esplosiva Jessica Rabbit

Abbasso la sirena, le Jessica Rabbit, viva le femmine da disegnare anche col righello. 
Lo studio è stato condotto su diecimila donne americane, appartenenti a tutti i gruppi etnici e di varia estrazione sociale, divise per sei fasce d'età. Non pensate a cultori un po' feticisti con tanto di metro in mano, che abbiano graziosamente richiesto ai «campioni» di prestarsi a misurazioni equivoche. Scanner a tre dimensioni sono stati invece piazzati nei centri commerciali, con sensori collocati in quattro punti strategici, capaci di rilevare duecento obiettivi-chiave dei corpi femminili in meno di un minuto a soggetto. Ne è emerso che una donna su due, il 46 per cento del totale, è assimilabile a Uma Thurman, modello androgino, con la circonferenza che misura al massimo venti centimetri in meno rispetto ai fianchi o al seno. Poco più di due donne su dieci sono «pere» o «cucchiai», con i fianchi che eccedono di cinque o più centimetri la misura del petto (la Lopez, appunto, che del suo fondoschiena ha fatto un grimaldello). 
Uma Thurman

Il 14 per cento, per lo più sportive e palestrate, vengono definite «triangoli inversi», in cui il busto è di sette o più centimetri più grande dei fianchi.
Della nuova mappa del corpo femminile scaturita dalle ricerche antropometriche, la moda non sembra essersi accorta. Per questo continua a propinare abitucci disegnati per le forme di Barbie, giacchine da strizzare su un vitino sempre più immaginario, spallucce da collegiale un po' affamata, o pantaloni lunghissimi e striminziti sulle natiche.
Gli americani, of course, non si sono dati tanta pena per impedirci di trasecolare davanti allo specchio ogni volta che tentiamo di infilarci in una 44 troppo abbondante sul seno e col giro vita di un'anoressica. La ricerca è stata commissionata da Alva Products, un'azienda che realizza i manichini usati dagli stilisti per le loro creazioni, in modo che l'industria della moda si liberi finalmente da standard decisamente anacronistici. Più difficile sarà fare piazza pulita del 90-60-90, messaggio allusivo incomparabile rispetto a triangoli e affini, immediati ma irrimediabilmente prosaici.
@boria_a