giovedì 22 agosto 2013

MODA & MODI

Vintage da Trieste alla conquista dell'America




il "Thrifty Hunter Magazine", rivista quadrimestrale americana per appassionati di vintage, ha "scoperto" la moda d'antan di Trieste. Lei, la modella del servizio fotografico, sembra uscita da una puntata delle serie televisive "Mad Men" o "Pan Am". Con lo chignon, il vestito che strizza la vita e spinge in fuori il seno, l'immancabile filo di perle, potrebbe essere una delle tante e conturbanti segretarie in attesa di carriera negli uffici dei pubblicitari newyorkesi, o una hostess della storica compagnia aerea in un momento di libera uscita, impegnata, tra un volo e l'altro, a far decollare anche la vita sentimentale. Donne che andavano alla guerra dell'emancipazione con un filo di rossetto e le scarpe inesorabilmente abbinate alla borsetta, come racconta Rona Jaffe nello splendido "Il meglio della vita", storia di amicizia al femminile negli anni Cinquanta, molto prima di Sex&TheCity, quando c'era il tacco "kitten", l'antenato dello stiletto.
L'universo maschile considerava le signore dell'epoca, soprattutto, accessori. Ma che accessori. Dal cerchietto in giù, il loro modo di vestire ci piace ancora. Il vintage spopola nei negozi veri e virtuali, con una frenetica attività di re-commerce e una miriade di siti, blog, pubblicazioni specializzate, edite soprattutto all'estero.
Proprio una di queste, il "Thrifty Hunter Magazine", nata da poco ma già conosciuta dagli estimatori del riciclo d'autore, con sede in California e collaborazioni da tutto il mondo, ha pubblicato sull'edizione cartacea e on-line di luglio, un ampio servizio ambientato a Trieste e firmato dalla fotografa di moda Michela Riva, e ne ha commissionato un secondo, già realizzato, che uscirà in autunno.


Vintage style da Trieste (foto Michela Riva)

Le immagini inviate oltreoceano hanno catturato infatti l'attenzione della caporedattrice del magazine, Gabrielle Lewis, che ne ha volute altre, questa volta in esterno e nel centro storico, dirottando in città, a dar man forte alla squadra locale, l'hairstylist Briana Cisneros, una sua diretta collaboratrice che quest'estate si trovava già in Europa per lavoro. «È stata una grande soddisfazione: il nostro servizio, "About a woman", occupa sei pagine, proprio in apertura», racconta Riva. «La rivista è giovane e pubblica look sofisticati realizzati esclusivamente con capi vintage e di seconda mano. Abbiamo avviato un rapporto con loro e le nostre idee sono piaciute molto».
Tutta triestina la squadra di appassionate di stili e atmosfere retrò che ha curato l'ambientazione e preparato la protagonista del servizio: le stylist Alessia Alessio-Vernì e Michela Puzzer, Cecilia Carbonelli per il trucco e Alina Brichese per le acconciature, mentre lo spazio è quello di "Boogaloo", dove la stessa Alessio-Vernì raccoglie abiti, accessori e oggetti d'arredo d'epoca con cui sono state ricreate, con molto gusto e qualche licenza cronologica, le ore di una giovane signora - la modella Martina Klimic - a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, tra bon ton e avvisaglie di flower-power.
Il servizio autunnale si sposta in Cittavecchia, tra l'Arco di Riccardo, Santa Maria Maggiore, le strade che si aprono dietro Cavana, piazza Unità. Cisneros, acconciatrice californiana, ha costruito un'autentica scultura di lacca e cotonatura sulla testa della protagonista del racconto fotografico e non sono stati pochi i passanti, autoctoni e turisti, spiazzati dall'estemporanea visione della modella in soprabito color canarino, stivali e un'imponente "cofana" nella canicola di luglio.
Riva collabora anche con altre testate indipendenti: le immagini di "Dolls", abiti vintage fotografati in una casa privata triestina, sono state pubblicate da una rivista digitale olandese, mentre un altro servizio, realizzato a Villa Revoltella, è stato acquistato in America. Quest'ultimo nasce da una sinergia creativa tutta locale, con i cappellini "Ullalà" di Michela Puzzer, gli abiti di Francesca Palmitessa e gli accessori "CollaneVrosi" disegnati da Lodovica Fusco.
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Martina Klimic posa per il numero di luglio di "Thrifty Hunter Magazine" (foto di Michela Riva)



martedì 20 agosto 2013

MODA & MODI

A Londra si va all'idro-cinema

Una festa notturna o un film d'epoca da gustare in ammollo con perfetti sconosciuti. L'estate delle metropoli abbatte le barriere, soprattutto quelle della privacy. E da Londra si propaga la moda del relax in "altezza". Perchè se i locali dove mangiare e divertirsi all'aperto, soprattutto in centro, sono ridotti e costosi, la novità è sfruttare le terrazze di vecchi edifici, trasformate in aree lounge e cinema open air.
La parola magica da cercare on-line per tenersi aggiornati sulle proposte ad alta quota urbana è "roof". Il tetto, complici ancora una volta finanze e vacanze ridotte, dopo la riconversione in orto da città, oggi si riscopre "social": si sta insieme, mangiucchiando e bevendo molto, con la visione - gratuita - dello skyline. Date un'occhiata a http://dalstonroofpark.co.uk, definito sulla home page una "urban outdoor oasis" per centotrenta ospiti: giardinetto curato da professionisti, sdraio, copertura gonfiabile in caso di pioggia, un calendario che va dalle degustazioni agli incontri a tema, dalle proiezioni ai dj set, con la possibilità di affittare la struttura per eventi privati. Per i cinefili il sito http://www.rooftopfilmclub.com, che propone vecchie pellicole sulle terrazze di quattro edifici diversi, con servizio bar e, a Kensington, anche hamburger, hot dog o uno spuntino vegetariano incluso nel prezzo. Se poi si tratta di un musical, gli spettatori sono invitati a cantare e ballare accompagnando le immagini sullo schermo, così da ottimizzare pure il numero delle sedie a disposizione.
Più estrema e sottilmente inquietante è l'offerta di http://hottubecinema.com, che in questi giorni festeggia un anno di vita. Si sale sul tetto di un edificio di Shoreditch, a est della capitale, per immergersi in jacuzzi gonfiabili e guardare, con i propri compagni di vasca, prima il tramonto poi il film, sorseggiando cocktail alla cifra non propriamente modesta di circa 30 sterline. Se solo l'idea di un pranzo alla cieca vi mette ansia, l'ipotesi di idromassaggiarvi con estranei per un' intera serata, seppure sotto le stelle londinesi, è da scartare senza rimpianti. Sul sito, però, buona parte delle proiezioni sono "sold out" e gli organizzatori annunciano anche un idro-cinema invernale al chiuso. È il drive-in rivisitato: un pacchetto divertimento-benessere a chilometro (e intimità) zero.
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martedì 6 agosto 2013

MODA & MODI

Penelope Cruz, Agent pornosoft


Un fotogramma del video per la linea "L'Agent"



l porno-soft dell'estate 2013 dai libri si trasferisce alle immagini. E suscita, questa volta sul web, una sonnolenta polemica estiva sull'ennesimo sfruttamento del corpo femminile e sulla mercificazione della donna. Al centro del caso c'è Penelope Cruz, passata per la prima volta dietro la macchina da presa per dirigere il video promozionale della lingerie "L'Agent", linea
economica del brand inglese ad alto tasso sensuale Agent Provocateur, che l'attrice spagnola disegna insieme alla sorella Monica. Come nelle nostrane trilogie erotiche, dove i gemiti arrivano a scadenze regolari di una manciata di pagine, il filmato di otto minuti, addirittura messo al bando da alcuni siti, è un delizioso concentrato di ovvietà da biancheria intima, un quasi didascalico elenco di luoghi comuni per promuovere reggiseni, culotte, perizomi, giarrettiere, guepiere e sottovesti ultra trasparenti. Lui, come il Christian di E.L. James o il Leonardo della corregionale Irene Cao, allegri stakanovisti del materasso, nel video è il tenebroso attore spagnolo Miguel Angel che, ammesso a un party tutto al femminile, grazie a un paio di occhiali scuri vede ogni signorina senz'abiti, con seni e natiche di marmo (e rieccoci a un altro dei must dell'eros tascabile) contenuti con fatica in una serie di colorati nonnulla di pizzo. Nel video compare anche Monica, ormai alle soglie del parto, mentre la parte della dominatrice, ingrediente fisso di ogni sexy-copione che si rispetti, è affidato alla modella russa Irina Shayk, fidanzata di Cristiano Ronaldo.
Baci saffici, natiche a tutto schermo su una scala, labbra che giocano con cannucce da cocktail mentre la telecamera corre lungo calze con la riga, specchi che duplicano i particolari di un intimo "fast", deperibile, come gli amplessi letterari di stagione.
Dov'è lo scandalo? Se una critica si può muovere alla neo-mamma Penelope è proprio quella di non avercene messo neanche un poco, neanche un filo di pruderie, limitandosi a confezionare in un bel pacco dono tutti i luoghi comuni di un Burda della biancheria da magazzino. La sequenza migliore è il cameo finale di Javier Bardem, invidiabile marito della regista, che sveglia dal sogno canicolare Miguel Angel e gli rimette in testa l'elmetto da operaio. Basta pali da lap dance, si torna a quelli da ponteggio. Se mancano le sfumature, un libro o una mutanda sono ugualmente scontati.

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domenica 14 luglio 2013

Its 2013: vince Han Chul Lee, gangster tatuato 

La collezione del sudcoreano Han Chul Lee
Vince l'uomo, come l'anno scorso. Il maschio "maledetto", il gangster dalla bellezza sinistra del sudcoreano Han Chul Lee, conquista il premio più importante, Fashion collection of the year, a Its 2013 e si guadagna anche il riconoscimento che Vogue attribuisce al talento più promettente. Il Diesel Award ci riconcilia con le favole: dopo i criminali tatuati, ecco in passerella le donne di marzapane della cinese Xiao Li, avvolte da lavorazioni a maglia con un'anima di silicone. Premio speciale e Modateca Award al giapponese Tomohiro Sato, che all'esplosione di colori della sua moda affida una missione "risarcitoria", quasi fosse un luna park da portarsi addosso contro il dolore. L'urban style della francese Nelly Hoffmann, infine, è stato scelto da yoox.com, che ne venderà un pezzo nel suo planetario store virtuale.
Ieri notte il cuore dell'ex Pescheria ha pulsato al ritmo accelerato delle capitali della moda. Salone degli incanti trasformato in "incubatore" di idee, seguendo il tema scelto dall'edizione 2013 del concorso, le formule misteriose della creatività. E in passerella, davanti all'imperturbabile accoppiata Renzo Rosso-Nicola Formichetti, patròn e nuovo guru artistico di Diesel, che qui a Trieste vengono a caccia di giovani pronti a spingere il loro talento fino ai confini delle leggi fisiche (scarpe di legno per donne-scultura, perfette da indossare con abiti decorati da intarsi metallici che superano i dodici, chili non centimetri...), sono sfilati autentici esperimenti da laboratorio, involucri ricavati da strani incroci tra fibre naturali e plastiche, tra resine e lana. Tutti - con soluzioni più o meno riuscite e convincenti - un inno all'esplorazione nei materiali e nelle tecniche di lavorazione.
Se per gli amici di Lady Gaga, le mutazioni genetiche da indossare sono familiari, non si è scomposto nemmeno l'impenetrabile Harold Koda, un defilato gentiluomo che a New York si occupa delle mostre al Costume Institute del Met e che, per nulla spiazzato dagli uomini incatenati in giganteschi würstel di stoffa, esordio della sfilata, ha commentato a premi assegnati: «Niente di così stravagante che non avessi visto altrove. È il processo della creatività che mi interessa, dal progetto al pezzo finito». Compassatezza condivisa da un'altra habitué della giuria fashion, l'imprenditrice Deanna Ferretti: «È sacrosanto sperimentare e osare, guai se la crisi deprimesse giovani che devono ancora iniziare...».
Passerella spianata agli scienziati pazzi della moda, dunque. Alla generazione "touch", designer da i-Pad e immaginazione a tre dimensioni. Anticipata dal video a tema che, ogni anno, apre la serata finale di "Its", in quest'edizione inevitabile omaggio a tecnologia e computer-graphic.
Sei collezioni femminili e quattro maschili sul "ring" del Salone degli Incanti - visto che l'edizione è affollata di lottatori, guerrieri, samurai - in un confronto dove gli uomini, quando ci si mettono, riescono a essere più belli delle donne. Perchè se i ragazzi-salsiccia o con gigantesche cuffiette a forma di mammella della giapponese Momoko Okusa, fanno alzare il sopracciglio, i criminali di Han Chul Lee sono belli e desiderabili, a dispetto dell'ispirazione mutuata da Hannibal Lecter e dai gangster nipponici. Vestono giacche di pelle percorse da complicate lavorazioni sulle braccia e sulla schiena, e pantaloni amplissimi che, sì, è difficile immaginare su partner non svettanti, ma che in passerella scivolano con "grazia selvaggia", come appunto s'intitola la collezione. Peccato che siano rimasti fuori dalla rosa dei premiati i dandy dell'inglese Felix Chabluk Smith, i Gatsby di questo millennio, al quale sono approdati portandosi addosso tutti i capi più belli del passato, superbe redingote, cappe decorate, smoking, vestaglie da camera, panciotti, pantaloni a sigaretta o gonfi come una gonna: un viaggio nelle epoche vestimentarie dove tutto, dai colori, alle stampe, ai tagli, è in equilibrio tra citazione e avanguardia.
Le signore della cinese Xiao Li rispondono con delicatezza, nei colori pastello delle glasse da pasticceria e con una silhoutte gonfia e morbida, quasi lievitata. Cappotti, abiti, giacche e gonne sembrano usciti da un libro per bambini, ma nascondono un'innovativa lavorazione a maglia immersa nel silicone.


La collezione presentata a Trieste da Xiao Li

Gli estimatori del grunge non escono delusi neanche quest'anno, degnamente rappresentati dalla francese Nelly Hoffmann, che riproduce icone e sindoni sulla schiena dei giubbotti. Le sue sono bande al femminile, pronte a irrompere nelle chiese per saccheggiare i simboli sacri e stampigliarseli addosso come protezione, in una sorta di armatura urbana. Nella top four dei designer, con un bis di premi, c'è infine Tomohiro Sato, le cui tecniche d'esecuzione sono complicatissime, anche se dalla passerella quello che rimbalza sul pubblico è solo il pugno del colore, il suo antidoto a una sofferenza personale.
Connubio tra scienza e moda preso più che mai sul serio dai concorrenti di Its 2013. Che nei progetti, raccontano tutto quello che non si può capire nel paio di minuti di sfilata: lavorazioni tridimensionali, invenzione di tessuti, alchimie messe a punto in laboratorio e poi trasferite in sartoria. C'è chi dichiara di esserci entrato davvero e di aver adoperato il microscopio per trovare ispirazione.
Piaceranno? La spumeggiante Victoria Cabello, che ha distribuito, da copione oliato, battute e ringraziamenti a fine sfilata, è sicura di sì. Chissà che ne pensano i rappresentanti delle istituzioni in prima fila: cuffie imbottite oversize per il sindaco Cosolini? Completo color bastoncino di zucchero per Debora Serracchiani, governatrice della porta accanto? Spunti ce ne sono anche per l'infilata di assessori comunali, passati e presenti fan, ai quali verranno chiesti attenzione e sostegno per il futuro del concorso. In fondo, svecchiare il dress code è un gioco da piccolo chimico, un po' come governare.
@boria_A
L'uomo di Felix Chabluk Smith, che a fine serata ha ricevuto un premio speciale da Bof, Business of Fashion


ITS 2013 A TRIESTE
 
Il sudcoreano Han Chul Lee vince la dodicesima edizione del fashion contest

 

Vince l'uomo, come l'anno scorso. Il maschio "maledetto", il gangster dalla bellezza sinistra del sudcoreano Han Chul Lee, conquista il premio più importante, Fashion collection of the year, a ITS 2013 e si guadagna anche il riconoscimento che Vogue attribuisce al talento più promettente. Il Diesel Award ci riconcilia con le favole: dopo i criminali tatuati, ecco in passerella le donne di marzapane della cinese Xiao Li, avvolte da lavorazioni a maglia con un'anima di silicone.


La collezione maschile di Han Chul Lee, Fashion collection of the year a ITS 2013 (foto Andrea Lasorte per Il Piccolo)

Premio speciale e Modateca Award al giapponese Tomohiro Sato, che all'esplosione di colori della sua moda affida una missione "risarcitoria", quasi fosse un luna park da portarsi addosso contro il dolore. L'urban style della francese Nelly Hoffmann, infine, è stato scelto da yoox.com, che ne venderà un pezzo nel suo planetario store virtuale.
Xiao Li vinncitrice del Diesel Award

Ieri notte il cuore dell'ex Pescheria ha pulsato al ritmo accelerato delle capitali della moda. Salone degli incanti trasformato in "incubatore" di idee, seguendo il tema scelto dall'edizione 2013 del concorso, le formule misteriose della creatività. E in passerella, davanti all'imperturbabile accoppiata Renzo Rosso-Nicola Formichetti, patròn e nuovo guru artistico di Diesel, che qui a Trieste vengono a caccia di giovani pronti a spingere il loro talento fino ai confini delle leggi fisiche (scarpe di legno per donne-scultura, perfette da indossare con abiti decorati da intarsi metallici che superano i dodici, chili non centimetri...), sono sfilati autentici esperimenti da laboratorio, involucri ricavati da strani incroci tra fibre naturali e plastiche, tra resine e lana. Tutti - con soluzioni più o meno riuscite e convincenti - un inno all'esplorazione nei materiali e nelle tecniche di lavorazione. 


Il vincitore di ITS 2013 sudcoreano Han Chul Lee (foto Andrea Lasorte per Il Piccolo)

Se per gli amici di Lady Gaga, le mutazioni genetiche da indossare sono familiari, non si è scomposto nemmeno l'impenetrabile Harold Koda, un defilato gentiluomo che a New York si occupa delle mostre al Costume Institute del Met e che, per nulla spiazzato dagli uomini incatenati in giganteschi würstel di stoffa, esordio della sfilata, ha commentato a premi assegnati: «Niente di così stravagante che non avessi visto altrove. È il processo della creatività che mi interessa, dal progetto al pezzo finito». Compassatezza condivisa da un'altra habitué della giuria fashion, l'imprenditrice Deanna Ferretti: «È sacrosanto sperimentare e osare, guai se la crisi deprimesse giovani che devono ancora iniziare...».
Passerella spianata agli scienziati pazzi della moda, dunque. Alla generazione "touch", designer da i-Pad e immaginazione a tre dimensioni. Anticipata dal video a tema che, ogni anno, apre la serata finale di ITS, in quest'edizione inevitabile omaggio a tecnologia e computer-graphic.
Sei collezioni femminili e quattro maschili sul "ring" del Salone degli Incanti - visto che l'edizione è affollata di lottatori, guerrieri, samurai - in un confronto dove gli uomini, quando ci si mettono, riescono a essere più belli delle donne. Perchè se i ragazzi-salsiccia o con gigantesche cuffiette a forma di mammella della giapponeseMomoko Okusa, fanno alzare il sopracciglio, i criminali di Han Chul Lee sono belli e desiderabili, a dispetto dell'ispirazione mutuata da Hannibal Lecter e dai gangster nipponici. Vestono giacche di pelle percorse da complicate lavorazioni sulle braccia e sulla schiena, e pantaloni amplissimi che, sì, è difficile immaginare su partner non svettanti, ma che in passerella scivolano con "grazia selvaggia", come appunto s'intitola la collezione. Peccato che siano rimasti fuori dalla rosa dei premiati i dandy dell'inglese Felix Chabluk Smith, i Gatsby di questo millennio, al quale sono approdati portandosi addosso tutti i capi più belli del passato, superbe redingote, cappe decorate, smoking, vestaglie da camera, panciotti, pantaloni a sigaretta o gonfi come una gonna: un viaggio nelle epoche vestimentarie dove tutto, dai colori, alle stampe, ai tagli, è in equilibrio tra citazione e avanguardia.
Le signore della cinese Xiao Li rispondono con delicatezza, nei colori pastello delle glasse da pasticceria e con una silhoutte gonfia e morbida, quasi lievitata. Cappotti, abiti, giacche e gonne sembrano usciti da un libro per bambini, ma nascondono un'innovativa lavorazione a maglia immersa nel silicone. 

Felix Chabluk Smith

Gli estimatori del grunge non escono delusi neanche quest'anno, degnamente rappresentati dalla francese Nelly Hoffmann, che riproduce icone e sindoni sulla schiena dei giubbotti. Le sue sono bande al femminile, pronte a irrompere nelle chiese per saccheggiare i simboli sacri e stampigliarseli addosso come protezione, in una sorta di armatura urbana. Nella top four dei designer, con un bis di premi, c'è infine Tomohiro Sato, le cui tecniche d'esecuzione sono complicatissime, anche se dalla passerella quello che rimbalza sul pubblico è solo il pugno del colore, il suo antidoto a una sofferenza personale.
Connubio tra scienza e moda preso più che mai sul serio dai concorrenti di ITS 2013. Che nei progetti, raccontano tutto quello che non si può capire nel paio di minuti di sfilata: lavorazioni tridimensionali, invenzione di tessuti, alchimie messe a punto in laboratorio e poi trasferite in sartoria. C'è chi dichiara di esserci entrato davvero e di aver adoperato il microscopio per trovare ispirazione.
Piaceranno? La spumeggiante Victoria Cabello, che ha distribuito, da copione oliato, battute e ringraziamenti a fine sfilata, è sicura di sì. Chissà che ne pensano i rappresentanti delle istituzioni in prima fila: cuffie imbottite oversize per il sindaco Cosolini? Completo color bastoncino di zucchero per Debora Serracchiani, governatrice della porta accanto? Spunti ce ne sono anche per l'infilata di assessori comunali, passati e presenti fan, ai quali verranno chiesti attenzione e sostegno per il futuro del concorso. In fondo, svecchiare il dress code è un gioco da piccolo chimico, un po' come governare.

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ITS 2013 A TRIESTE

Vince Han Chul Lee, gangster con la pelle tatuata
 La collezione del sudcoreano Han Chul Lee (le foto sono di Andrea Lasorte per Il Piccolo)

Vince l'uomo, come l'anno scorso. Il maschio "maledetto", il gangster dalla bellezza sinistra del sudcoreano Han Chul Lee, conquista il premio più importante, Fashion collection of the year, a Its 2013 e si guadagna anche il riconoscimento che Vogue attribuisce al talento più promettente. Il Diesel Award ci riconcilia con le favole: dopo i criminali tatuati, ecco in passerella le donne di marzapane della cinese Xiao Li, avvolte da lavorazioni a maglia con un'anima di silicone. Premio speciale e Modateca Award al giapponese Tomohiro Sato, che all'esplosione di colori della sua moda affida una missione "risarcitoria", quasi fosse un luna park da portarsi addosso contro il dolore. L'urban style della francese Nelly Hoffmann, infine, è stato scelto da yoox.com, che ne venderà un pezzo nel suo planetario store virtuale.
Ieri notte il cuore dell'ex Pescheria ha pulsato al ritmo accelerato delle capitali della moda. Salone degli incanti trasformato in "incubatore" di idee, seguendo il tema scelto dall'edizione 2013 del concorso, le formule misteriose della creatività. E in passerella, davanti all'imperturbabile accoppiata Renzo Rosso-Nicola Formichetti, patròn e nuovo guru artistico di Diesel, che qui a Trieste vengono a caccia di giovani pronti a spingere il loro talento fino ai confini delle leggi fisiche (scarpe di legno per donne-scultura, perfette da indossare con abiti decorati da intarsi metallici che superano i dodici, chili non centimetri...), sono sfilati autentici esperimenti da laboratorio, involucri ricavati da strani incroci tra fibre naturali e plastiche, tra resine e lana. Tutti - con soluzioni più o meno riuscite e convincenti - un inno all'esplorazione nei materiali e nelle tecniche di lavorazione.
La collezione della cinese Xiao Li, Diesel Award
Se per gli amici di Lady Gaga, le mutazioni genetiche da indossare sono familiari, non si è scomposto nemmeno l'impenetrabile Harold Koda, un defilato gentiluomo che a New York si occupa delle mostre al Costume Institute del Met e che, per nulla spiazzato dagli uomini incatenati in giganteschi würstel di stoffa, esordio della sfilata, ha commentato a premi assegnati: «Niente di così stravagante che non avessi visto altrove. È il processo della creatività che mi interessa, dal progetto al pezzo finito». Compassatezza condivisa da un'altra habitué della giuria fashion, l'imprenditrice Deanna Ferretti: «È sacrosanto sperimentare e osare, guai se la crisi deprimesse giovani che devono ancora iniziare...».
Passerella spianata agli scienziati pazzi della moda, dunque. Alla generazione "touch", designer da i-Pad e immaginazione a tre dimensioni. Anticipata dal video a tema che, ogni anno, apre la serata finale di "Its", in quest'edizione inevitabile omaggio a tecnologia e computer-graphic.
Sei collezioni femminili e quattro maschili sul "ring" del Salone degli Incanti - visto che l'edizione è affollata di lottatori, guerrieri, samurai - in un confronto dove gli uomini, quando ci si mettono, riescono a essere più belli delle donne. Perchè se i ragazzi-salsiccia o con gigantesche cuffiette a forma di mammella della giapponese Momoko Okusa, fanno alzare il sopracciglio, i criminali di Han Chul Lee sono belli e desiderabili, a dispetto dell'ispirazione mutuata da Hannibal Lecter e dai gangster nipponici. Vestono giacche di pelle percorse da complicate lavorazioni sulle braccia e sulla schiena, e pantaloni amplissimi che, sì, è difficile immaginare su partner non svettanti, ma che in passerella scivolano con "grazia selvaggia", come appunto s'intitola la collezione. Peccato che siano rimasti fuori dalla rosa dei premiati i dandy dell'inglese Felix Chabluk Smith, i Gatsby di questo millennio, al quale sono approdati portandosi addosso tutti i capi più belli del passato, superbe redingote, cappe decorate, smoking, vestaglie da camera, panciotti, pantaloni a sigaretta o gonfi come una gonna: un viaggio nelle epoche vestimentarie dove tutto, dai colori, alle stampe, ai tagli, è in equilibrio tra citazione e avanguardia. 


Felix Chabluk Smith e i suoi dandy molto speciali
 

Le signore della cinese Xiao Li rispondono con delicatezza, nei colori pastello delle glasse da pasticceria e con una silhoutte gonfia e morbida, quasi lievitata. Cappotti, abiti, giacche e gonne sembrano usciti da un libro per bambini, ma nascondono un'innovativa lavorazione a maglia immersa nel silicone.
Gli estimatori del grunge non escono delusi neanche quest'anno, degnamente rappresentati dalla francese Nelly Hoffmann, che riproduce icone e sindoni sulla schiena dei giubbotti. Le sue sono bande al femminile, pronte a irrompere nelle chiese per saccheggiare i simboli sacri e stampigliarseli addosso come protezione, in una sorta di armatura urbana. Nella top four dei designer, con un bis di premi, c'è infine Tomohiro Sato, le cui tecniche d'esecuzione sono complicatissime, anche se dalla passerella quello che rimbalza sul pubblico è solo il pugno del colore, il suo antidoto a una sofferenza personale.
Connubio tra scienza e moda preso più che mai sul serio dai concorrenti di ITS 2013. Che nei progetti, raccontano tutto quello che non si può capire nel paio di minuti di sfilata: lavorazioni tridimensionali, invenzione di tessuti, alchimie messe a punto in laboratorio e poi trasferite in sartoria. C'è chi dichiara di esserci entrato davvero e di aver adoperato il microscopio per trovare ispirazione.
Piaceranno? La spumeggiante Victoria Cabello, che ha distribuito, da copione oliato, battute e ringraziamenti a fine sfilata, è sicura di sì. Chissà che ne pensano i rappresentanti delle istituzioni in prima fila: cuffie imbottite oversize per il sindaco Cosolini? Completo color bastoncino di zucchero per Debora Serracchiani, governatrice della porta accanto? Spunti ce ne sono anche per l'infilata di assessori comunali, passati e presenti fan, ai quali verranno chiesti attenzione e sostegno per il futuro del concorso. In fondo, svecchiare il dress code è un gioco da piccolo chimico, un po' come governare.
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martedì 9 luglio 2013

MODA & MODI

Se Pinocchio si accorcia



Bermuda della collezione primavera-estate 2013 di John Richmond 

  Se non ci sono più le mezze stagioni, spariscono anche le mezze misure. Alle "mutandate" estive abbiamo ormai fatto l'abitudine. Sale la temperatura meteo e salgono altrettanto vertiginosamente quelli che una volta, con un filo di nostalgia, chiamavamo "shorts", "corti", e che oggi, mettendo da parte ogni unità di misura della lunghezza, sono slip da mare formato urbano, in preferenza denim o bianchi. Il contagio è dilagato attraverso le età e non par vero a signore negli anta avanzati di dare un senso agli sforzi invernali fatti in palestra nei lunghi mesi invernali, con risultati spesso più gratificanti per l'autostima che per la coscia liberata.

La novità forse più vistosa, aggregandosi all'allegra carovana dei saldi, è che anche i bermuda maschili si sono "riposizionati" nella scala delle grandezze. Hanno perso terreno i "pinocchietti", ovvero quei tristi pantaloni che penzolano indecisi tra caviglia e ginocchio, ormai, con sollievo, quasi introvabili. Se ne vedono in giro perchè la decrescita fa di necessità tendenza, sempre in accoppiata a scarpe da ginnastica carroarmato e ai protettivi "fantasmini" da piede, altro diminutivo più che mai infido quando tentiamo di salvare qualche brandello di piacevolezza nella canicola metropolitana.

Bando alle indecisioni. Il bermuda maschile che va per la maggiore si è accorciato, colorato e soprattutto sagomato. Difficile trovare un modello di stagione a metà strada. La parola d'ordine dell'estate, anche per lui, è mostrare il ginocchio, anzi, sottolinearlo grazie al bordo dei pantaloncini ripiegato con cura. Non sono bermuda aderenti ma decisamente "slim", con adduttori e sedere ben disegnati. E siccome la moda è ormai trans-generazionale, colori pastello, energetici o il sempreverde "mimetico", vestono sia i ragazzotti che i loro padri, questi ultimi del tutto incuranti che, proprio come per le signore, la zona rotula a ossobuco non fa sconti a nessuno.

"Sdoganati" per tutte le ore, i bermuda in versione serale o formale si portano con la giacca, dello stesso colore o a contrasto. Fanno un po' piacione pronto per l'happy hour, ma ormai l'occhio si è assuefatto alle contraddizioni fashioniste, che lasciano coabitare stagioni e occasioni. Basta non metterci un borsello, accessorio periodicamente rivisitato: resta inguardabile, non importa se mignon e portato a tracolla o di traverso.
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