IL LIBRO
Baker Kline, i bambini deportati sui "treni degli orfani"
Baker Kline, i bambini deportati sui "treni degli orfani"
"Le cose che non so di te" (Giunti) |
Li chiamavano "train riders", erano bambini orfani, abbandonati, che vivevano per strada. Un esercito di piccoli homeless, protagonisti di una pagina poco conosciuta della storia americana, un'infanzia violata attraverso lo sradicamento affettivo e territoriale, lo sfruttamento, a volte veri e propri abusi. Tra il 1854 e il 1929, nel periodo della Grande depressione, i cosiddetti "treni degli orfani" spostarono circa duecentomila bambini, tanti immigrati irlandesi di prima generazione, ma anche italiani e polacchi, dalle città costiere degli Stati Uniti orientali al Midwest. "Train riders" su convogli che avrebbero dovuto consegnarli all'affetto di famiglie adottive, ma che diventarono spesso gelide "tradotte" verso un'altra vita ai margini, di violenze e di servitù. In ogni stazione i bambini venivano sottoposti all'esame degli aspiranti genitori, alcuni in cerca di un rimpiazzo per figli propri perduti, altri di braccia per i campi o per i lavori domestici. I maschi sani e i più piccoli se ne andavano per primi, come merce più appetibile, le femmine erano comunque una seconda scelta, chi non trovava estimatori risaliva in carrozza, diretto alla stazione successiva. Fu un esodo interno che separò fratelli e cancellò identità e culture, provocò tensioni familiari e disadattamento, e solo in un numero limitato di casi garantì a una generazione senza radici un futuro di sicurezza e di affetto.
In "Le cose che non so di te" (pagg. 318, Giunti editore, euro 12,00), la scrittrice Christina Baker Kline, attraverso la singolare amicizia tra l'anziana Vivian e la ribelle diciassettenne Molly, porta il lettore su uno di questi treni, nel gelido viaggio dentro l'America profonda e i suoi presunti solidi valori cristiani. Conosciamo il dolore, la paura, la fame di due "train riders", ma anche l'amore che li terrà idealmente uniti e li salverà. Kline ha consultato registri, ascoltato voci e raccolto testimonianze, per restituire alla sua protagonista la vita e i legami di sangue da cui era stata strappata. E se la vicenda della piccola irlandese Niamh, dai capelli rossi simbolo del diavolo per i timorati coloni del Midwest, e del suo amico italiano Carmine, scorre lieve, come se i ricordi amari avessero perso peso e consistenza, lascia nel lettore la curiosità di veder riaperte tante altre pagine private, in questa pagina di storia collettiva dimenticata.
twitter@boria_a
In "Le cose che non so di te" (pagg. 318, Giunti editore, euro 12,00), la scrittrice Christina Baker Kline, attraverso la singolare amicizia tra l'anziana Vivian e la ribelle diciassettenne Molly, porta il lettore su uno di questi treni, nel gelido viaggio dentro l'America profonda e i suoi presunti solidi valori cristiani. Conosciamo il dolore, la paura, la fame di due "train riders", ma anche l'amore che li terrà idealmente uniti e li salverà. Kline ha consultato registri, ascoltato voci e raccolto testimonianze, per restituire alla sua protagonista la vita e i legami di sangue da cui era stata strappata. E se la vicenda della piccola irlandese Niamh, dai capelli rossi simbolo del diavolo per i timorati coloni del Midwest, e del suo amico italiano Carmine, scorre lieve, come se i ricordi amari avessero perso peso e consistenza, lascia nel lettore la curiosità di veder riaperte tante altre pagine private, in questa pagina di storia collettiva dimenticata.
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La scrittrice Christina Baker Kline |
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