Marino Niola, metti un vegano e un paleo-dietista a tavola...
Vegani contro ortoressici, cultori della paleo-dieta versus seguaci della dieta del gruppo sanguigno, fanatici del crudo opposti ai puristi del cereale. Sushisti, vegetariani, popolo del gluten-free, paladini del no-carb. Anche a tavola si combatte una battaglia di opposti estremismi, ciascuno in nome del proprio credo alimentare, alla ricerca della formula magica se non per l’immortalità, almeno per la longevità.
Perchè il cibo è diventato una religione globale? Perchè intorno alla tavola si consumano contrapposizioni, scismi ed eresie, si formano sette e si lanciano anatemi? Quand’è, insomma, che siamo entrati nell’era dell’«homo dieteticus»? L’antropologo Marino Niola ha deciso di fare una ricerca sul campo, alla scoperta di tribù contemporanee più a portata di mano, ma esotiche e affascinanti almeno quanto quelle relegate ai confini del mondo: le tribù alimentari. E nel suo ultimo libro, per l’appunto “Homo Dieteticus” (Il Mulino, pagg. 145, euro 13,00), ci conduce in un viaggio colto e leggero alla scoperta delle loro passioni e ossessioni, quelle che spesso stravolgono sane abitudini in imperativi categorici, cancellando ogni piacere di convivialità e scambio. E che ci fanno vivere da malati, per morire sani. O almeno, magri.
L'antropologo Marino Niola |
Se il regime alimentare è una fede, non c’è da meravigliarsi che si assista spesso a processi di “evangelizzazione” militante. E che si tenda a guardare con diffidenza, quando non con sincera disistima, chi segue altre regole o non ne ha nessuna. Potreste mai immaginare a una stessa tavola un seguace della “paleodieta” e un vegano? Ovvero un mangiatore di cacciagione e un vegetariano scismatico, l’ala integralista, che epura della sua mensa anche latte, uova, miele, tutti alimenti che considera ottenuti forzando le normali funzioni biologiche degli animali?
Intanto, facciamo chiarezza. Chi professa la “stone age diet”, la dieta dell’età della pietra, segue gli studi dell’etnologo Vilhjalmur Stefansson, esploratore dell’Alaska e grande esperto di cultura eschimese, secondo cui gli animali cacciati e pescati, insieme a bacche, radici e a qualche vegetale spontaneo, possono garantirci una lunga vita. L’alimentazione giurassica aborre tutti i regimi che contemplano cereali e carboidrati, dieta mediterranea in testa, incurante del fatto che quest’ultima sia riconosciuta dalla medicina ufficiale come uno dei sistemi nutrizionali più adatti a prevenire le malattie cardio-cerebrovascolari.
La carne è al centro della "paleo-dieta" (foto da www.ideegreen.it) |
A proposito di ritorno ai ritmi naturali, a un’ideale, e assai problematica tavola, dovrebbero sedersi anche i modaioli “crudisti”, paladini di marinature, emulsioni, macerazioni in cui avvolgere pesci e carni, per far loro perdere scivolosità e ferinità in nome della seduzione del palato e dell’occhio. E dove sistemare i seguaci del naturopata Peter D’Adamo, secondo cui nei nostri gruppi sanguigni sarebbero contenute tolleranze e intolleranze, disposizioni e indisposizioni, che influenzano il sistema immunitario e il metabolismo, determinando la reazione agli alimenti? Dunque: gruppo zero, avi cacciatori, in tavola carne e proteine; gruppo A, agricoltori, pasta e verdura; gruppo B, progenitori nomadi, latte e derivati.
Vegan before six (da www.berrybreeze.com) |
L’Homo dieteticus è un essere complicato. Trascinato dalle mode, vittima di false credenze, preda di fobie collettive, esposto allo stupidario globish. Ma - avverte Niola - tutto questo non basta a spiegare una “cibomania” così forte e coinvolgente come quella odierna.
Alla base ci sono due potenti correnti sociali. Da una parte, quelle che Michel Foucault chiama “le tecnologie del Sè”, cioè l’insieme di conoscenze, esperienze, competenze che induce a prendersi cura del proprio corpo per essere sempre più belli, sani, giovani, attivi, longevi, potenzialmente immortali. Dall’altra, le spinte bio-politiche di grandi organizzazioni internazionali - Fao, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di cibo e agricoltura, Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e del commercio (Omc) - e il planetario business del benessere, una lobby che orienta la domanda di salute e bellezza, condiziona stili di vita, propone diete miracolose, facendo leva sul nostro bisogno di sicurezza ma anche su un desiderio di conoscenza e di cura personale che risale alla notte dei tempi.
Come far sì che l’homo dieteticus non diventi una specie in via di estinzione, vittima delle sue stesse cibo-fobie? L’autore, per restare in tema, evita le ricette. Ma pare suggerire un Qb, quanto basta, di tutto: salutismo, ecologia, economia e anche ideologia. Senza dimenticare la fantasia che, ai nostri nonni, serviva per temperare l’abbondanza di frugalità, a noi per realizzare la frugalità dell’abbondanza. Perchè alle religioni della tavola abbiamo sacrificato tanto. Soprattutto il gusto.
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