lunedì 22 maggio 2017

MODA & MODI

Quella griffe è un boomerang






A leggere della fresca polemica sul boomerang griffato Chanel viene in mente un libro surreale ed esilarante di qualche anno fa, “White girl problems”, un resoconto dei fastidi quotidiani di giovani miliardarie, col grattacapo di trovare sempre qualcosa di nuovo dove occupare soldi e tempo senza slogarsi la mascella per gli sbadigli. (ne scrivo qui)

Che c’entra il boomerang? Ecco di che cosa si tratta: la maison francese firma con la sua doppia C l’oggetto della tradizione aborigena e lo vende a 1260 euro. Su Instagram, Twitter, Snapchat Jeffree Star, modello e make-up artist inglese da quasi cinque milioni di follower, cinguetta tutta la sua delizia - “che divertimento col mio boomerang Chanel” - e, siccome il post non ha l’indicazione che si tratta di pubblicità, come impone la legge britannica, ci sarebbe da credere si sia davvero piacevolmente intrattenuto con l’oggetto in questione (e magari l’abbia pure pagato di tasca sua).

Il boomerang, però, che per gli aborigeni è un’arma per procurarsi cibo, quindi necessaria alla sopravvivenza, è tornato dritto dritto a infilarsi nella C incrociata di Chanel. L’accusa sollevata dagli attivisti austrialiani in rete è quella di “appropriazione culturale”, ovvero di aver sfruttato un oggetto appartenente alla tradizione di un popolo snaturandolo del suo significato per puri fini commerciali. Il dibattito sul tema impegna antropologi e filosofi: fin dove è lecito spingersi nel pescare motivi, decori, utensili, saperi artigianali da culture senza stravolgerne la funzione e umiliarne le origini? E non è la moda un continuo stratificarsi e mescolarsi di elementi di geografie diverse, non è ogni collezione un guardare e assimilare da altri mondi? Yves Saint Laurent confessava di odiare i viaggi, ma di volare con la fantasia dall’Africa all’India, dalla Russia alla Turchia, e della cultura di questi paesi restano tracce (rispettose anche se “rilette”) in alcune collezioni memorabili. (ne scrivo qui)

Forse nel caso del boomerang il nocciolo del discorso è un altro. Senza scomodare “appropriazioni” e riflessioni alate sui confini della cultura, basta parlare di buon senso. La stampigliatura Chanel su un pezzo di legno e resina da oltre mille euro non ne fa un oggetto di lusso, solo un oggetto inutilmente costoso. Chanel ha fatto anche palline da tennis con la doppia C, a 370 euro. C’è differenza? Sono entrambi passatempi per “white girls” (o guys) ansiosi di mettere un logo anche sulla noia.

@boria_a

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