sabato 9 luglio 2022

IL RICORDO

Ciao Corrado Premuda, te ne vai dalla tua Trieste senza bora 

 


Corrado Premuda e una delle serate de "La testa per intrigo"


 

L’ultimo post su Facebook ricorda la sera di mercoledì scorso, alla presentazione del libro di un caro amico sulla terrazza del Museo Revoltella, tra risate e scambi di battute tra uomini che il teatro e il senso del ritmo ce l’hanno dentro. Avrebbe dovuto tornarci, su quella terrazza, il prossimo 3 agosto, questa volta a presentare il suo di libro, l’ultimo, “Trieste senza bora”, in cui aveva scelto di parlare della città da una prospettiva diversa: tre racconti in cui i protagonisti si trovano immersi in una dimensione immobile e lattiginosa, quasi d’attesa di qualcosa, di un evento, di un incontro. E nell’ultimo non poteva mancare la pittrice che l’aveva stregato, Leonor Fini, con la sua capigliatura furiosa e i suoi adoratori, di cui questa volta lui aveva scelto di immaginarsi figlio, anzi figlio-gatto, come a lei sarebbe piaciuto. I racconti della città senza il suo vento erano nati durante una residenza artistica alla Casa degli scrittori di Pisino e in uno di loro compariva anche Tadeusz Kantor, stranito per le strade di Trieste dal fantasma del padre. Lui, visceralmente triestino, che della sua città amava la lingua, i personaggi, le contraddizioni, il sole, il mare, il sapersi godere la vita, aveva scelto di rappresentarla nelle pieghe più inedite, mai da titolo di telegiornale.

 


Quella presentazione non si farà. Corrado, il “nostro” Corrado Premuda, ci ha lasciato improvvisamente, a 48 anni, per un malore. Solo pochi giorni fa era a Cagliari, ancora una volta sulle tracce di Leonor. Un gruppo teatrale sta provando la messinscena di un suo testo dedicato alla pittrice e gli aveva chiesto di assistere alle prove. Era tornato pieno di entusiasmo da quella trasferta e nell’attesa di vedere la piéce in palcoscenico, il prossimo autunno, progettava una festa in maschera per il compleanno di Leonor, il 30 agosto, un’altra celebrazione dell’artista-trasformista di quelle che organizzava alla Stazione Rogers di Trieste, chiamando a raccolta amici, attori, esperti a sviscerare ogni aspetto della complessa, ingombrante, sfuggente figura femminile che l’aveva stregato. Al punto da raccontarla anche in una versione per bambini, nel libro “Un pittore di nome Leonor”.


Si era laureato in Scienze politiche, ma non è stata la politica la sua passione. Era scrittore, autore di testi teatrali, da anni collaboratore delle pagine culturali del Piccolo, appassionato di letteratura per l’infanzia. Oltre che di Leonor Fini, su cui da anni si confrontava con galleristi, collezionisti, biografi, estimatori. E insegnante di italiano all’Istituto alberghiero Ial Fvg di Trieste. Un insegnante amato al di là dei banchi, che sapeva convincere e trascinare i suoi studenti alle serate di lettura di testi e improvvisazione, organizzate prima in città poi sul mare a Grignano. Le aveva intitolate “La testa per intrigo”, con una di quelle frasi che si dicono ai più piccoli in famiglia, e ognuno era chiamato a parlare di sé in un’atmosfera che Corrado sapeva rendere intima e insieme gioiosa, spezzando l’ansia da microfono.


Amava l’arte figurativa, certo, ma mai per pure questioni estetiche. E le donne erano spesso protagoniste dei suoi libri e dei suoi spettacoli, donne celebri - quelle forti e determinate di inizio Novecento, oltre alla pittrice “Lolò” anche le sorelle Wulz, Felicita Frai, Delia Benco - e donne anonime alle quali dare una voce, come in “Guardiana dei sogni”, il testo andato in scena negli anni scorsi al Revoltella.


Ai suoi lettori più piccoli aveva dedicato “A bordo di un guscio di noce”, una storia scritta nel 2014 a Pisino, primo italiano invitato nella Casa degli Scrittori croata. Il testo era uscito in versione bilingue, la favola di un ragazzino capriccioso che si dimentica del suo pesce rosso e deve affrontare un’avventura per recuperarlo nella grande caverna carsica su cui è costruita la città.


Perché un ragazzino era rimasto anche lui. Molti lo ricorderanno in giro per il centro città, vitalissimo a cavallo della sua bicicletta, sempre sorridente e affabile. Magro, scattante, ironico, curioso, pieno di interessi e di progetti. Al punto da riuscire perfettamente a immedesimarsi nelle curiosità dei viaggiatori più giovani e a scrivere per loro una “guidina” alla scoperta di Trieste, questa volta sì prendendoli per mano e portandoli incontro al vento, nella città della bora. Come aveva fatto ne “La Barcolana dei bambini”. E ancora ne “Il vaso di Pandora”, avvicinando i miti, rendendoli comprensibili. Era un suo talento quello di riuscire a formulare una scrittura didattica leggera, mai pedante.


Di lui resta nella redazione del Piccolo il ricordo di un professionista colto e gentile e prima ancora di un amico. Se n’è andato anche lui in un giorno senza bora, senza una ragione.

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