|
Il presidente Jimmy Carter parla alla nazione della crisi energetica, 1977 |
Fino a qualche anno fa la sola parola era legata a una catena di aggettivi scoraggianti: informe, goffo, polveroso, datato. Nessun uomo si sarebbe mai sognato di metterselo, se non davanti alla televisione, con le ciabatte e purchè prossimo alla terza età. Per i ragazzi era semplicemente un non-capo, inesistente. Il cardigan? Quel golfone con i bottoni grandi? In pratica l'equivalente del pigiama di flanella femminile: domestico, confortevole, innocuo in tutti i sensi. Quando, nel freddo inverno 1977, il presidente Carter parlò alla nazione seduto vicino al caminetto e con un bel cardigan beige, per dire agli americani di abbassare il termostato e di attrezzarsi a fronteggiare la crisi energetica, il suo mezzobusto inoffensivo decretò uno dei più grandi flop della moda dell'ultimo mezzo secolo. Le sue parole erano quelle che nessuno voleva sentire e il suo cardigan ci rimase mestamente appiccicato, l'indumento dell'austerity, il capo giusto per rovinare la festa. C'è voluto oltre un decennio perché il golf maschile ritrovasse un guizzo di modernità: negli anni '90 affilò la silhouette, sostituì la cerniera ai bottoni, recuperò una certa aria, attraente, di «nouvelle vague». Quest'anno ritorna alla grande, proprio come le preoccupazioni per le riserve energetiche e la riscoperta della politica di Carter. Gli uomini lo adottano recuperando il fascino che aveva negli anni '50, quando era il capo d'abbigliamento preferito dei giocatori di golf.
|
Cary Grant |
Nell'autunno dei terribili «secchioni» televisivi, il suo appeal sta anche in quell'aria da «bibliotecario» occhialuto, nell'immagine confidenziale, da antieroe alla Buster Keaton e alla Harold Lloyd, i cervelloni impacciati del grande cinema che alla fine spuntavano davvero la «pupa» più dolce, e in una certa confidenziale aristocraticità, alla Cary Grant. Tutte le griffe hanno proposto cardigan in passerella: spessi e dalla lavorazione evidente, da indossare nel weekend; di cachemere, impalpabili, preziosi come pizzi, adatti al mondo felpato dei manager; con lavorazioni a contrasto, ricami, paillettes, tasche applicate, per un effetto sportivo, kitsch, militaresco, raffinato... Piace l'idea che la vecchia giacca di maglia, a differenza dello scontato girocollo, lasci intravedere e valorizzi la camicia, non soffochi la cravatta, si porti sia con i jeans che con i pantaloni sartoriali, regali quel piglio da dandy, che suscita voglia di tenerezza e non fastidio. Ha qualcosa di femminile senza essere effemminato. E manda in soffitta le legnose grisaglie, i tristi completini blu Ibm, quei grigetti opachi, da topo di città, che punteggiano i tavoli delle riunioni, deprimendo, insieme a tutti gli altri sensi, pure quello estetico. Il nome deriva dal suo primo estimatore, James Thomas Brudenell, conte di Cardigan, il generale inglese che guidò la disastrosa carica dei Seicento contro i russi, nella battaglia di Balaclava nel 1854. Era frivolo, il conte, dicono le cronache. Difetto che, se esibito con moderazione, può diventare una qualità. Proprio come nel cardigan. twitter@boria_a
|
Woody Allen, "Ciao, Pussycat", 1966 (ph. Esquire) |
|
Nessun commento:
Posta un commento