MODA & MODI
Il cambio dell'armadio
Fare il cambio dell’armadio: lo diciamo ancora? Capita, ma il significato è capovolto. Fateci caso: è un’espressione che ritorna con l’arrivo della primavera, con il passaggio a una fase meteorologica e spirituale di maggiore luminosità, leggerezza, libertà di movimento. E se la pronunciamo con un sospiro preventivo di fatica, è perché ogni trasformazione porta con sè uno sforzo, un liberarsi di cose passate per abbracciarne di nuove.
Una volta l’operazione implicava una strategia complessa: trasferimenti, lavanderia, riparazioni, incellophanatura, antitarme, stivaggio. Ma capricci e progressi della moda hanno da tempo relegato il fatidico capovolgimento dell’armadio al lessico del secolo passato. Oggi i capi si sovrappongono senza badare alla consistenza e pesantezza dei tessuti, attraversano le stagioni, le accavallano, e i passaggi avvengono per sottrazioni progressive, anche grazie a materiali sempre più tecnici. Se parliamo di cambio è solo per marcare l’ingresso in una nuova fase, per rassicurarci su una volontà e un’energia che non hanno niente a che fare con scarpe e vestiti.
Marie Kondo, con il codice del riordino, ci ha insegnato che sistemare l’armadio ed eliminare il superfluo, è soprattutto far chiarezza dentro di sè. Possiamo allora far coincidere vecchie e nuove intenzioni. Riporre con affetto e cura i capi che ci accompagneranno di nuovo tra qualche mese, liberarci di quelli che da tempo non indossiamo o che neppure ci ricordavamo di avere (salutandoli con affetto, come compagni di una parte di percorso) e tendere all’obiettivo più alto: sistemare il guardaroba in modo da poter abbracciare a colpo d’occhio tutto quello che possiamo assemblare. Più che mai, less is more: meno stress, più stile.
@boria_a
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