September (green) Issue
Hamish Bowles e Anna Wintour ai Green Carpet Fashion Awards 2019
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FridayForFuture a Torino |
Settembre, il più crudele dei mesi. Sfilano le nuove collezioni alle settimane della moda di Parigi, Londra, Milano mentre i giovani di tutto il mondo scendono in piazza per la salvezza del pianeta. Le vetrine invernali sono lì, sfavillanti e seduttive, a risarcirci psicologicamente del magone del “back to school”. Ma oggi possiamo dirci fashionisti se non siamo anche sostenibili?
I dati martellano: in Gran Bretagna almeno 11mila capi, messi una volta sola, finiscono nella spazzatura ogni settimana. Il fascino perverso dell’una volta e via, dell’abituccio avvistato per strada e arraffato, come un partner occasionale, costa carissimo in termini d’inquinamento. La risposta inglese dell’associazione Oxam funziona come la disintossicazione dal sesso: astinenza. Trenta giorni, tutto il lussurioso settembre, senza comprare nemmeno un capo nuovo o spendendo, se proprio non se ne può fare a meno, solo in negozi di seconda mano.
Addio “September Issue”, quando Anna Wintour svelava i segreti dell’edizione patinata di Vogue d’autunno, con il compendio di tutto il sognabile dei mesi a venire. L’unica “issue” oggi è quella ecologica; il carpet è red di vergogna per l’agonia dell’ambiente. Il 28 settembre Parigi risponde col Circolar Fashion Summit, che invita tutti a condividere o donare l’usato con l’app Lablaco, per mettere in circolo 100mila capi in un anno, risparmiando 2mila tonnellate di Co2 e 3 milioni di litri d’acqua. Ogni capo devoluto alla causa verrà aggiunto a un contatore collettivo globale e il fashionista virtuoso riceverà uno sconto pari al calcolo personale delle emissioni nocive sventate, con cui comprarsi subito vestiti rigorosamente “eco”.
Drastica rinuncia o terapia scalare? Per gli shop-aholic settembre è ormai questione di rehab.
@boria_a
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