lunedì 10 gennaio 2022

MODA & MODI

 Pantaloni in maglia: è resilienza (non resa)

 

 


 

C’è un capo presente in ogni vetrina che sintetizza il momento di incertezza in cui siamo di nuovo immersi: i pantaloni in maglia. Perfetti per vestire la fase che stiamo attraversando, dominata da una gamma di sentimenti che va dall’esasperazione alla rassegnazione, dall’insofferenza alla preoccupazione nel non riuscire a immaginarsi in un prossimo futuro di completa libertà e mobilità. Abbiamo abbandonato da tempo, e fortunatamente, le tute del lockdown, portandoci dietro, in questa ancora fase in bilico tra presenza e remoto, l’eredità migliore che il confinamento poteva lasciarci: la voglia di comfort. Che non significa abbandonarsi a pezzi informi, consumati, sciatti, ma adottare un modo di vestire che concili benessere, cura, comodità e grazia, sia in casa, nelle occasioni di confronto con gli altri che anche da remoto il lavoro smart ci presenta, sia all’esterno, negli spazi urbani riguadagnati. E ci faccia sentire comunque a nostro agio, anche se ridotti a un quadratino, a un mezzobusto su un monitor.


Da molte stagioni i pantaloni di lana non comparivano in una selezione così ricca di colori, lavorazioni, fantasie, ampiezze. Anzi, eravamo abituati a considerarli un po’ una resa, un “segno di sconfitta”, come Karl Lagerfeld definiva la tuta, per il Kaiser segno inequivocabile di non riuscire più a controllare la propria vita. Era il 2013, il virus non aveva ancora sovvertito il mondo, e strizzarci nei capi skinny, arrampicarci sugli stiletto, costringerci in guaine e bustier, ci sembrava la quintessenza della libertà. Da due anni a questa parte anche il nostro modo di vestire è stato attraversato da una sorta di tsunami e quello che prima relegavamo ai momenti di relax è entrato nell’armadio di tutti i giorni, seppure adeguato nei materiali, nelle linee, nei colori. La sovrapposizione tra spazi domestici e lavorativi ha fatto evolvere l’abbigliamento all’insegna della versatilità. 


I pantaloni in maglia permettono di muoversi liberamente e di restare seduti per ore senza soffrire la costrizione dei tessuti attillati. Una giacca anch’essa in maglia, corta o lunga oltre le ginocchia, li converte in un completo più fluido e disinvolto del tailleur, senza le rigidità o la formalità del dress code, ma altrettanto accurato e ricercato. Gli accostamenti vengono naturali: un maglione, una camicia, una giacca in tessuto ed ecco che i pantaloni knit diventano un passe-partout, per ore e occasioni delle giornata anche molto diverse tra loro. In vita la coulisse, che si adatta al giro vita, o una fascia elastica morbida, anch’esse in altri tempi bollate come indizi di un modo di vestire per agée, oggi sono ulteriori elementi di praticità. La maglia scivola sui fianchi e non enfatizza le imperfezioni, il fondo dei pantaloni si allarga a coprire anfibi, tacchi, piattaforme, slanciando la figura. 


L’adattabilità è una pratica che nostro malgrado abbiamo imparato a esercitare da mesi ed è la stessa caratteristica che più o meno consapevolmente cerchiamo nei capi. Più che “resa”, una necessaria resilienza.

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