MODA & MODI
Giacca biker e scarpets, unione senza regole
Giacca biker e friulane. Due dei pezzi di tendenza della stagione sembrano inconciliabili. Aggressività e comodità, un capo da motociclista e una ciabattina nata da antiche sapienze artigianali, che ispira più sussurro che rombo. A metterli idealmente d’accordo è Kate Moss, modella icona e volto degli anni Novanta, da sempre fan del giubbotto di pelle. In una galleria fotografica attraverso i decenni, lo ha abbinato a vestitini sottoveste, gonne lunghe, jeans, leggings e t-shirt, trasformandolo in un pezzo per ogni ora e occasione, ammorbidendolo senza snaturare il suo dna selvaggio e libertario.
E le cosiddette friulane che c’entrano? Anche loro piacciono a Kate, paparazzata a Londra nel 2017 con un paio di pantofole rosse a dare un guizzo di colore al suo total black. Per la verità non erano le autentiche friulane - anzi gli scarpets, così come si chiamavano prima che il marketing li vampirizzasse - ma la versione sciccosa comprata in una boutique di Soho e firmata da due sorelle veneziane di sangue blu che insistono sulla improbabile nascita lagunare della ciabatta. La scelta, comunque, era chiara.
Giubbotto biker e friulane, da diversi punti di vista ci parlano entrambi di libertà, una parola chiave ai tempi della pandemia e non solo nella moda. Un recupero dal passato che reinterpretiamo alla luce di esigenze cambiate, della voglia di praticità, versatilità, di un vestire ribelle ai codici. Correva l’anno 1953 quando “il selvaggio” Marlon Brando lanciava chiodo, jeans e t-shirt bianca, da allora saliti più volte in passerella insieme. Negli stessi anni James Dean, Steve McQueen, Elvis Presley entrano nell’immaginario comune in giubbotto di pelle. È il 1978 quando Olivia Newton-John in Grease ne fa un capo passepartout dell’abbigliamento femminile, calcando su aggressività e sensualità. E via via, dai Sex Pistols a Blondie fino a Kate Moss, la giacca di pelle zippata appartiene ormai al nostro guardaroba, quest’anno riletta dai designer in molteplici versioni: modelli corti con revers, lunghi stile giacca maschile, con maniche a sbuffo, borchiati, finto stropicciati e consumati.
Le friulane non sono cinematografiche ma vantano un’eredità ultrasecolare. Scarpe nate in Friuli dal riciclo dei tessuti, genderless prima che la parola diventasse di moda, così fluide da essere intercambiabili tra piede destro e sinistro, espressione di un’economia circolare dettata dalla necessità che oggi rivalutiamo per emergenza e sostenibilità. Diventate negli ultimi anni prodotto di massa, uscite dall’industria più che dal duro lavoro di modellare suola e tomaia ad ago (anche se i patiti si arrampicano nei paesi di montagna per assicurarsi i veri pezzi unici), sono diventate di per se stesse un brand riconoscibilissimo, conservando la forma e l’asciuttezza originali.
Punk rock e tradizione, chiodo e scarpets. Entrambi fanno tendenza, ma l’accostamento, a sorpresa, non stride. Sono scarpe e giubbotti che si abbinano a gonne e pantaloni, al corto e al lungo, mattina e sera. Non perdono il loro spirito, nelle situazioni più diverse. Kate Moss insegna.
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