MODA & MODI
Te lo giuro sul tailleur pantalone
Giorgia, ovviamente, non c’entra. Se avesse fatto impennare le vendite a poche ore del giuramento si candiderebbe a un ruolo di influencer che neanche Kate Middleton col suo abito da sposa. Ma di certo contribuirà alla causa. I tailleur pantalone che hanno segnato i primi giorni della sua vita da aspirante e poi da premier sono nella top five dei capi di stagione. È probabile che il signor presidente del consiglio dei ministri l’abbia scelto per i contenuti impliciti, molto prima che diventasse di moda parlare di empowerment femminile: solidità, praticità, rigore, eleganza senza sdolcinatezze. Insomma, un completo perfetto per vestire chi ha subito messo in chiaro di non avere attitudine a stare un passo dietro agli uomini, indossando quasi provocatoriamente il pezzo forte del guardaroba maschile.
Del tailleur pantalone i grandi magazzini stanno registrando un’impennata di vendite. Con la riduzione dello smart working e il ritorno in ufficio, non ultimo per sfuggire al caro-bollette domestiche, perde terreno il leisurewear, quell’abbigliamento da tempo libero che durante il lockdown e le sue code è diventato sempre più pretenzioso e costoso. La collaborazione tra marchi sportivi e del lusso ha fatto il resto, rendendo desiderabile un guardaroba geneticamente modificato di tute da ginnastica, felpe e pantaloni coperti di loghi e venduti a peso d’oro. Ma questa moda slouchy, diciamo floscia, forzatamente rilassata, ha stancato. Ora cerchiamo capi duraturi e durevoli.
Elodie premiata alla Festa del cinema di Roma
Il tailleur maschile caccia indietro la stagione di passaggio. Senza trascurare il comfort che è diventato un principio irrinunciabile, c’è voglia di tornare a indossare qualcosa di più strutturato, compiuto, che abbia taglio e peso. Oltre a versatilità: nei luoghi di lavoro si abbina alla scarpa, fuori le ginniche gli tolgono ogni rigidezza. I numeri testimoniano un gradimento transgenerazionale: il tailleur pantalone lo mettono le baby boomers, che hanno nel loro immaginario cinematografico i completi di Yves Saint Laurent o Armani, entrambi ispirati da Marlene Dietrich, e le loro figlie, le Millennial e la Generazione Z, conquistate dai due pezzi viola oversize con cui Elodie è stata premiata all’ultima Festa di Roma, pantaloni larghissimi e giacca portata sopra un semplice reggiseno nero. Gli abbinamenti fanno il resto: camicie per un insieme più tradizionale, top corti per le giovanissime, che espongono l’ombelico anche ai rigori invernali.
La palette dei colori è ampia: dai blu, neri, rigati, ai rosa, gialli maionese, verdi carichi per chi non si spaventa dell’”emotivamente impattante” del total look, per dirla ancora con il premier Giorgia Meloni. Le sue sei ministre si sono allineate nel giuramento: Bernini in tailleur nero con camicia dal collo maschile, Santanchè gessata col fiocco sciolto portato come una cravatta, in due pezzi scuri Calderone e Roccella, total white abbacinante per Casellati e Locatelli, la cui contiguità nella foto di famiglia ha reso l’effetto deflagrante. L’uniforme, casuale o concordata che sia, lancia un messaggio: il tailleur pantalone non è un capo di passaggio nell’armadio, con cui ci si può anche sbizzarrire. Ministre o no, chi chiederebbe di più?
Nessun commento:
Posta un commento