MODA & MODI
Velate o coprenti? Il muro è caduto
Rieccoci al dilemma di ogni inverno: velate o coprenti? Eterna questione divisiva, che oppone le pasionarie della gamba coperta a chi sostiene l’irrinunciabilità della trasparenza. Dietro si agita anche una sottile lettura ideologica: lo “spessore” suggerisce praticità e comodità, scarpe piatte e trottate urbane, la “velatura” ama la vertigine del tacco, le estremità guantate su cui far correre sguardi.
Quest’anno la faccenda si complica, su entrambi i fronti. Primo: irrompe il colore. Come sempre nei periodi di crisi, l’accessorio si fa forte, diventa protagonista, è la blanda compensazione a fronte di rinunce più pesanti. Una volta si parlava di lipstick-index, l’indicatore rossetto, inventato dal chairman di Estée Lauder, Leonard Lauder, negli anni Duemila gravati dalla recessione, numeri alla mano: le vendite del cosmetico si impennavano nei periodi bui, durante la depressione degli anni Venti, dopo le Torri Gemelle, dopo il fallimento della Lehman Brothers. Il rossetto intenso e consolatorio, quando l’incertezza e la crisi impediscono gratificazioni più costose.
Oggi la teoria è in aggiornamento con l’indice calza. Gialli, viola, rosa barbie, blu elettrici e verdi si affiancano al nero o al grigio di ordinanza per le grammature spesse e protettive. Anche le trasparenze si colorano. Non più solo il nero o il carne, ma un’intera palette di toni e tinte buca le vetrine e invita a comprare l’accessorio più modico con cui reinventare o trasformare un vestito. L’effetto “blocking” non spaventa, le gambe diventano imperative, i colori un tempo inaccostabili per il temuto effetto carioca - rossi e aranci, blu e verdi, gialli e fucsia - si mescolano a tutte le ore del giorno.
A sfumare i confini tra il vedo e non vedo, tra i collant opachi e i fumée, ecco le calze velatissime ricoprirsi di scritte, di rombi, quadri, grafismi, strisce bicolori. Sulla gamba ci si sbizzarrisce, si comunica, si piazzano insistentemente i propri loghi per indirizzarsi a un mercato giovane, abituato alle collaborazioni tra marchi, che non avverte l’imbarazzo di brandizzarsi, anzi più insegne riconoscibili si mette addosso meglio è.
Ma la diatriba tra velate e coprenti? La Generazione Z se ne disinteressa. Le calze colorate e trasparenti si infilano nelle scarpe da ginnastica, negli anfibi, negli stivali, si issano sui plateau o rimangono rasoterra nelle ballerine. Anche se ricamate, decorate con fiori e fiocchi, glitterate, punteggiate di perline o di strass, le vediamo transitare allegramente dentro Dr. Martens o stivali texani, in un mix spiazzante di aggressività e grazia. È saltata la regola non scritta che accostava la velatura al tacco sottile e svettante, anzi, più la scarpa è “chunky”, ingombrante e robusta, più le calze si fanno sottili. Non c’è brivido nemmeno se portate con le microgonne o gli shorts di lana: basta coprirle con un paio di calzettoni al ginocchio, in un gioco di sovrapposizioni cromatiche e di spessori. E le irriducibili delle coprenti? Non le accostano più solo alla scarpa piatta o alla gonna a pieghe, al twin set di lana e ai mocassini, ma le smorzano su abitini corti, lucidi, con stampe colorate, effetti sottoveste.
L’index ci dice che c’è voglia di contaminare e mescolare consistenze e colori, col gusto di azzardare senza esagerazioni. Almeno sul fronte calze un altro muro è caduto.
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