MODA & MODI
Giochi crudeli di trasparenze
La trasparenza è di tendenza. Il web ne è saturo. I siti delle riviste specializzate ci spiegano che mostrare e mostrarsi sarà una delle attitudini di punta della stagione. Dovremo uscire dai bozzoli che ci hanno riparato durante i mesi freddi, dai capispalla oversize, e svettare libere senza timidezza con tutta la nostra intimità e il nostro intimo, sbocciando come fiori da impalpabili chiffon, tulle, crêpe.
Body confidence, ci spiegano, calcando sul potere taumaturgico dell’inglese che infarcisce ogni articolo di moda. Credere nel proprio corpo, qualunque esso sia, e proporlo con naturalezza. Che significa? Rivediamo le passerelle. Trasparenza è il vestituccio di tulle nero sotto cui indossare culotte e reggiseno rosso ciliegia. O l’abito da portare a pelle, il seno schermato da due tasche strategiche, con la maximutanda bene in vista. Il nero la fa da padrone, e si sprecano le sottolineature sull’effetto boudoir, ma ci sono molte opzioni in bianco, con la lingerie coordinata, o in tinte pungenti come il giallo acido e il verde avocado, e poi l’ocra, l’azzurro soffuso, il rosso e il crema, dove il reggiseno (quando c’è) e lo slip sono a contrasto.
L’enfasi è sulla biancheria: top, tute, sottovesti trasparenti sono solo il sottilissimo involucro per portarla in primo piano. See through, vedere attraverso. A incoraggiare le più tiepide interviene la statistica. Almeno il 77% delle passerelle primavera estate 2023 presenta un abito trasparente secondo i conteggi di Tagwalk, motore di ricerca della moda che offre una panoramica di modelli e tendenze selezionandoli attraverso una parola chiave. E la lingerie a vista ha anch’essa la sua solida percentuale, il 59% dei brand propone di girare in città con un mutandone sgambato, alto fino all’ombelico, sotto un vestito vedo-tutto o anche senza vestito.
Cito da un quotidiano online: “il nuovo nude look... non vuole essere seducente, nè erotizzante: è piuttosto una forma di autodeterminazione della donna che oggi, al di là dei vecchi canoni, sa accettare il proprio corpo, così com’è, senza temere i giudizi altrui”. Segue una gallery esemplificativa su come indossare al meglio l’abito trasparente, dove i numeri chiave sono due, massimo 38 minimo 180, nel senso di taglia e altezza. Trasparenza crudele.
Solo Armani, nella sua declinazione della tendenza, ci risparmia lo slip e, sotto le sue cappe baluginanti, limita il disvelamento al reggiseno o al top incrociato e tagliato sulla pancia. Miu Miu, invece, moltiplica l’autoreferenzialità: gonna e maglietta rivelano braghette e reggiseno sottostanti, riuscendo a mettere a segno quattro loghi uno sotto l’altro, pluri-brandizzandoci dal mento al pube. Saggiamente, ci viene spiegato di dotarci di un body o di un abbigliamento intimo abbastanza coprente, a meno di non essere in spiaggia, dove il copricostume, indossato sul bikini, ci accompagna dalla sdraio all’aperitivo senza passare per casa.
Giocando in trasparenza, la lingerie esce allo scoperto, diventa a tutti gli effetti una parte dell’abito. E, sotto l’abito, il corpo si lascia vedere, come ci mostrano le eteree fanciulle che fluttuano in passerella. Sarà anche una scelta di autodeterminazione, certamente non inclusiva.
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