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mercoledì 12 ottobre 2016

LA MOSTRA

La Remington? Me la metto a tracolla





 
"Hommage a Remington" di Patrizia Donà



La macchina da scrivere si trasforma in un “oggetto da indossare”. E non una macchina da scrivere qualunque, ma una vecchia Remington, reperto di archeologia del design dei primi del Novecento, nera ed elegante, massiccia e allo stesso tempo leggera nelle linee. La designer italo-croata Patrizia Donà ne è rimasta affascinata, ma non con l’approccio del collezionista. Ha studiato la natura meccanica complessa e l’estetica raffinata della Remington, ne ha smontato le varie parti, recuperato i pezzi, e li ha riconvertiti in un qualcosa di completamente diverso, per forma e funzione: la borsa. Oggetto da indossare, “wearable object”. Dove gli elementi della macchina da scrivere sono “citazioni”, indizi per metterci sulle tracce dell’originario strumento di lavoro, ma ormai trasformati in un accessorio fashion, o in pezzi al confine tra arte e moda, che mantengono un forte contenuto di design.

 
La designer italo-croata Patrizia Donà fotografata da Suzana Holtgrave



Le borse di Patrizia Donà prodotte a Zagabria con la firma “LaboratorioDonà”, insieme a una serie di oggetti d’arte della stessa designer, saranno da sabato 15 ottobre 2016 per la prima volta esposte in Italia all’Atelier Home Gallery di Trieste, (l’inaugurazione è alle 18.30), dove si inseriranno nella mostra “Plastic Divas” della connazionale Toni Mazuranic. Un dialogo tra due artiste accomunate non solo dalla provenienza geografica, ma anche da una simile riflessione sull’immagine della donna contemporanea e sui condizionamenti veicolati da pubblicità e magazine (www.atelierhomegallery.org).


I lavori di Donà - spiega la curatrice Matilde Tiriticco - rappresentano due serie distinte e due momenti espositivi autonomi. Le borse - in tutto sei: quattro a mano e tracolla e due clutch - fanno parte della serie “Hommage a Remington”, che ha vinto nel 2009 il Zagreb Salon Award: in pelle, con la patella colorata in tinte pastello e una fascia in acciaio inox con il titolo della collezione, recuperano i tasti e le parti metalliche della macchina da scrivere come bottoni e giunture, elementi decorativi e funzionali perfettamente inseriti nell’insieme.
Le borse più artistiche - e qui siamo già dalle parti dell’oggetto da esposizione - riutizzano l’intera tastiera della Remington, ri-allestita sulla tracolla in un modello perfetto per far impazzire le fashion setter a caccia di fotografi fuori dalle sfilate.
«La collezione - spiega Tiriticco - può essere vista come un work in progress, un processo in cui ogni parte della macchina viene riutilizzato, riciclato con un intento implicito o esplicito. Il risultato sono dei veri e propri oggetti da indossare, alcuni dei quali possono essere esposti in mostre, altri tranquillamente portati. Nel processo di decostruzione-ricostruzione, questi oggetti perdono la loro funzione e la loro forma originale, ottenendo una nuova identità grazie all’essere posti in un contesto inedito».






La seconda serie, che dà vita all’altro momento espositivo, prende il nome di “Pleasure to Superfluity”. Si tratta di oggetti, in ceramica o poliestere, che vengono privati della loro funzione e utilità ed esistono solamente per essere ammirati. Patrizia Donà utilizza parti di strumenti, come il misuratore della pressione sanguigna o una bottiglia di olio per macchine, li assembla con rimmel e tacchi, simbolo della bellezza femminile, e crea così collages tridimensionali.
 

Il tema e l’obiettivo sono gli stessi sviluppati nei ritratti delle Plastic Divas di Toni Mazuranic: l’ossessione della donna per certe parti del corpo, occhi e piedi, su cui interviene con il make-up o “esaltandole” con accorgimenti torturanti come un paio di stiletto. «Su queste parti “feticcio” si applica qualcosa - spiega Tiriticco - che anestetizza l’aspetto naturale. Proprio come i volti che la pittrice Mazuranic ricopre di glitter o vinile, per richiamare lo sguardo dell’osservatore sulla distorsione che questi elementi determinano nella percezione della bellezza. Entrambe, Donà e Mazuranic, invitano a riflettere sulle pratiche “intrusive” di ritocchi e adattamenti che dominano la comunicazione e la trasmissione dei canoni estetici, finendo per condizionare il modo in cui le donne si guardano e vogliono diventare.




 
"Pleasure to Superfluiti" di Patrizia Donà




Patrizia Donà ha studiato alla facoltà di filosofia dell’Università di Zagabria, quindi fashion design alla Willem de Kooning Academy di Rotterdam, dove si è laureata con lode nel 2006. Ha lavorato per il brand A.F. Vandervorst ad Anversa e, dal 2012, crea con il proprio marchio, LaboratorioDona, collezionando premi per il design di accessori. Borse e oggetti - già esposti in musei e biennali del design da Shanghai a Ottawa e Toronto, da Maastricht a Francoforte e Amsterdan - si potranno ammirare all’Atelier Home Gallery fino al 30 ottobre 2016 (giovedì, venerdì e sabato 18-20 o su appuntamento contattando info@atelierhomegallery.org).
@boria_a

leggi anche  http://ariannaboria.blogspot.com/2016/09/la-mostra-lifting-e-photoshop-le-cover.html

venerdì 16 settembre 2016

LA MOSTRA

Lifting e photoshop, le cover (le) girls di Toni Mazuranic


 
"Mind the gap" (2015) Toni Mazuranic



Volti senza un’ombra di ruga, colli svettanti spianati dal photoshop. Occhi spalancati innaturalmente, bocche che lievitano. Per non dire dei corpi: cosce e punto vita rifilati, seni addizionati. Ogni giorno, riviste, pubblicità stradali, immagini che si infilano nella nostra quotidianità attraverso la rete, ci bombardano con i canoni estetici di una bellezza “costruita” a tavolino. Una manipolazione costante e pericolosa, che condiziona inconsciamente tutte e, nelle donne più giovani, può innescare drammatici fenomeni emulativi, al punto che, di tanto in tanto, il mondo della moda si bacchetta con una buona dose di ipocrisia e promette di mettere in guardia il consumatore: un bollino rosso sotto le foto ritoccate. Come dire: questa non è un’immagine reale, ma dovresti essere comunque così per piacere.


 
"Full of Shimmer" (2015) di Toni Mazuranic



Intrusioni, trasformazioni, correzioni nel rapporto tra donne e riviste di moda. Ritocchi sulla carta e sul corpo. Sono questi i territori in cui si muove l’arte di Toni Mazuranic, ventottenne pittrice croata, che, dopo quasi dieci anni negli Stati Uniti, dove si è laureata in Belle Arti al Cleveland Institute of Art, è tornata a vivere e lavorare a Zagabria. Quattordici delle sue opere, il 17 settembre 2016 alle 19, apriranno la nuova stagione espositiva all’Atelier Home Gallery di Trieste (a palazzo Panfili in via della Geppa 2), alla presenza del console generale Nataša Degiuli Kos, che ha supportato questa “prima” italiana dell’artista.



"Cover  (THE) Girls" di Toni Mazuranic


Plastic Divas” s’intitola la mostra curata da Matilde Tiriticco, visitabile fino al 5 novembre 2016 (da giovedì a sabato, 18-20 o su appuntamento info@atelierhomegallery-org). Ritratti femminili di grandi dimensioni (quasi una doppia sfida per Mazuranic, che si misura con l’ampiezza importante delle opere e il genere del ritratto, di per sè impegnativo e “invasivo”) realizzati partendo da collage di immagini diverse, quindi da un primo intervento “manipolativo”, che poi la pittrice trasferisce su tela.


Nell’appartamento al terzo piano di Palazzo Panfili, sede dell’Atelier Home Gallery (www.atelierhomegallery.org) e dello studio del pittore Roberto del Frate, gli oli di Mazuranic vengono incontro al visitatore con una forza impositiva: t
ra figurativo e pop art, i diversi strati di colore risucchiano lo sguardo sul passaggio da un tassello all’altro del collage originario. Le bocche sono gigantesche, coperte di rossetto pastoso, escono dal perimetro del viso quasi volessero fagocitare l’osservatore, come la pubblicità stessa con i suoi canoni di bellezza innaturali. Sono ritratti di donne decostruite e ricostruite, dove ogni fattezza presa singolarmente è perfetta, ma l’insieme, pur armonico, ha qualcosa di inquietante e grottesco. Al pari di un corpo sul quale si cambiano e si forzano le proporzioni.

 
"Cover (THE) Girls"


Accanto alle grandi tele più recenti, sono esposti alcuni lavori della serie “Cover (LA) Girls”. Mazuranic riproduce su tela le copertine di Cosmopolitan con i volti perfetti delle it-girl alla Jessica Alba e Mariah Carey e su di essi interviene parzialmente, coprendoli di vinile o glitter. Si crea così una sorta di maschera riflettente, dove l’osservatore può vedersi e, secondo le intenzioni dell’artista, riflettere sul suo atteggiamento verso le immagini photoshoppate.


A ottobre, infine, nell’ambito della mostra, saranno esposte le borse minimal chic della designer italo-croata Patrizia Donà (www.laboratoriodona.com) della collezione “Hommage à Remington”, con dettagli della macchina da scrivere vintage.



"Hommage à Remington" di Patrizia Donà (Laboratorio Donà)


twitter@boria_a