giovedì 2 gennaio 2014

MODA & MODI

Andrea Cammarosano, per una notte propheta in patria


Il designer triestino Andrea Cammarosano


Il suo, nel 2008, sulla passerella dell'ex Pescheria, fu un risultato "storico", rimasto finora ineguagliato. Andrea Cammarosano, all'epoca studente, è stato l'unico triestino ad aver mai conquistato la finale di ITS, concorso per talenti emergenti della moda, di solito non tenero con le giovani leve italiane. «Era l'unica collezione donna che ho mai realizzato - racconta - una sperimentazione molto particolare su materiali e tessuti, con stampe 3D luminescenti e corsetti in polietilene... Una cosa assurda, infatti dopo qualche tempo mi é stata richiesta da Lady Gaga, che non l'ha più restituita».
Quella cosa assurda, che aveva un titolo altrettanto immaginifico, "Serenade Moleculare", l'ha portato lontano. Un apprendistato internazionale, poi il lancio del brand di moda maschile che porta il suo nome, l'affermazione tra i designer migliori di "Who is on/Next" di Pitti Immagine Uomo, e oggi una collaborazione con Iceberg e una docenza.
«Ho un ricordo molto bello di quella finale a Trieste. C'erano tutte le persone importanti che in genere potevi solo intravedere a Londra, Anversa o Parigi. Ma eravamo sul Molo Audace e loro erano tutti là per incontrare noi giovani stilisti. ITS é veramente un evento importante, conosciuto ovunque nel mondo. Anche quando insegnavo a San Francisco, tutti gli studenti ne parlavano».
All'epoca era studente all'Hogeschool di Anversa, un serbatoio di talenti della moda. Com'è nata la sua decisione di iscriversi?
«Quasi per caso. Allora in Italia le scuole erano tutte di stampo un po' classico e tradizionalista, e sfogliando le riviste di moda - soprattutto, mi ricordo, i-D che mi piaceva moltissimo - continuava ad apparire il nome della Royal Academy di Anversa, sembrava quasi che non esistessero altri posti per la moda. Sono andato a fare l'esame di ammissione, mi hanno preso, e appena arrivato lì ho capito di essere "a casa".
Suo padre docente di storia, ex preside di facoltà: l'idea di un figlio stilista l'ha spiazzato?
«No, anzi lui é sempre stato molto interessato a tante cose che non riguardano la cultura accademica. Da giovane faceva anche l'illustratore e ha sempre conservato questo lato artistico e creativo. Mi ha sempre spinto molto e incoraggiato a perseguire questa carriera... Anzi, senza il suo aiuto non avrei mai potuto farlo».
Dopo Trieste, l'incontro con Walter von Beirendonck, uno dei rappresentanti "illustri" della scuola belga.
«Walter é ancora il mio grande mentore, uno degli incontri professionali più importanti della mia vita. È stato il mio tutor al terzo anno di scuola ad Anversa e con la sua guida ho realizzato una collezione che mi ha dato molta soddisfazione e che ancora adesso, dopo più di 5 anni, sta viaggiando per mostre in giro per il mondo. Quando ho finito la scuola mi ha chiesto di diventare il suo assistente, cosa che ho fatto per due anni imparando moltissimo e soprattutto ricevendo da lui molta ispirazione».
Dove si è accorto di sbagliare e quali invece i suoi punti di forza.
«Punti di forza: coraggio e immaginazione. Errore, se così si può chiamare: l'idealismo. Ma tutto sommato é un errore che vorrei vedere più spesso in giro».


L'uomo di Andrea Cammarosano

Quando ha deciso di staccarsi e creare il su brand?

«Mentre lavoravo per Walter ho comunque continuato a sviluppare dei progetti sotto il mio nome, erano cose molto speciali per la stampa e per ispirare me stesso e gli altri. A un certo punto, però, Anversa mi stava stretta, e ho deciso di fare nuove esperienze. Mi sono state offerte residenze artistiche a Vienna e Amsterdam, e per un po' ho preso questa direzione. Nel 2010 ho incontrato quasi per caso un produttore di vestiti qui in Italia, che si é offerto di sviluppare la mia collezione. Con loro ho imparato moltissimo e piano piano quello che era un progetto d'arte ha iniziato a trasformarsi in un progetto di moda. Anche se gli scambi con l'arte sono sempre molti».
Poi è andato in America...
«Sì, anzi ci ho lasciato il cuore! Ho vissuto "on and off" a San Francisco per due anni, una città specialissima. Chiaramente ho anche viaggiato, Los Angeles e New York sono città fantastiche, ma a San Francisco mi sentivo più a casa perché é una città più hippy e meno consumista, dove chi ha qualcosa di personale da dire trova più ascolto».
I concorsi per talenti della moda presentano spesso collezioni fuori dal mercato: come si impara a mettere insieme creatività e business?
«La moda é seduzione, per fare in modo che la gente desideri i tuoi vestiti non basta il prodotto, ma ci vuole anche il fascino. E quello non si decide a tavolino. Senza questo fascino i vestiti non sono moda, ma merce. Chiaramente, soprattutto per l'uomo, si tratta di un fascino tradotto in dettagli, stoffe, particolari anche funzionali. E queste sono cose che si imparano poco alla volta. Ma razionalizzare troppo non é mai una strategia vincente».
Chi immagina possa mettere i suoi vestiti?
«Un cliente di gamma medio-alta, informale ma con un gusto particolare».

 
Ancora lui visto da Andrea Cammarosano


L'anno scorso è stato selezionato tra i quattro emergenti a "Who is on/Next" di Pitti Immagine Uomo e ha vinto il premio di Yoox per vendere una capsule collection sul loro sito. Com'è andata?
«Esperienza bellissima. Ottenere non solo il premio Yoox, ma anche la menzione speciale della giuria di Pitti, che é stata molto calorosa, mi ha sorpreso. Non mi aspettavo che avrei avuto questo riconoscimento in Italia, e al Pitti poi, che é una piattaforma molto istituzionale. E invece molte cose si stanno muovendo nella giusta direzione, nel senso che c'é attenzione anche per i giovani. Il problema é che il mercato é molto in declino e quindi si fa fatica a decollare partendo da qui, bisogna iniziare col vendere al di fuori dell'Europa. Yoox mi ha dato un grande aiuto sia per le vendite che per la stampa, é una piattaforma incredibile presente in più di cento paesi, con cui spero di potere collaborare di nuovo in futuro».
Adesso un nuovo capitolo, ad Iceberg, marchio storico.
«Al momento faccio una consulenza di stile su Iceberg uomo, in cui mi occupo in particolare della linea commerciale, e dirigo un master internazionale al Polimoda. Stiamo mettendo in piedi un modello tipo "Anversa" ma con maggiore flessibilità e con un'offerta formativa più ampia. E continuo il mio brand, prodotto interamente nelle Marche».

 
Andrea Cammarosano, docente al Polimoda

Cosa non le piace della moda maschile di oggi?
«Per principio non parlo delle cose che non mi piacciono. Sono fortunato a fare quello che faccio, e ci sono troppe cose che invece mi piacciono, quindi preferisco concentrarmi su quelle. I tessuti, i colori, le forme, ma soprattutto la bellezza: il mondo della moda é così bello e bisogna concentrarsi sulle cose positive.
Che personaggio le piacerebbe vestire?
«James Franco, Adrien Brody, il musicista Owen Pallett, il giornalista Angelo Flaccavento».
Un capo per Grillo, uno per Bersani, uno per Berlusconi. E uno per il sindaco Cosolini.
«Per Berlusconi: parrucchino. Per Grillo: parruccone. Per Bersani: giacca e cravatta. Per Cosolini: maglione di lana».
twitter@boria_a


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