IL PERSONAGGIO
Lifting alla dama misteriosa del Museo Sartorio
Chi è la giovane dama, il cui ritratto verrà esposto dal 10 gennaio 2018, nel salone al piano terra del Museo Sartorio di Trieste? Ancora una volta, complice il recupero di un dipinto, storici dell’arte e restauratori si riconvertono in investigatori, e cercano di restituire non solo la bellezza originaria, ma l’identità a una figura femminile conservata sulla tela, che il tempo, e le vicissitudini della storia, hanno appannato.
Il 2018 è cominciato nel segno del rispetto delle donne. Scelta azzeccata, dunque, quella dell’Inner Wheel di Trieste, quando ha deciso di concentrarsi, tra i tanti dipinti della Quadreria dei Civici Musei di storia ed arte, duemila in tutto, di cui mille esposti nelle varie sedi, sul ritratto di un’aristocratica signora, la cui acconciatura e il busto erano da tempo intaccati dall’abbandono, e di finanziarne il restauro.
Oggi questa dama, tra i venti e i trent’anni, tornerà a mostrarsi in pubblico in tutto il suo splendore, con il prezioso abito a motivi floreali, le mani aggraziate che sfiorano una pianta e la pettinatura alla “fontange”, dal nome dell’amante di Luigi XIV, che lanciò la moda del merletto inamidato e plissettato per sostenere i capelli.
Chi è? Lorenza Resciniti, conservatore dei Civici Musei, si è messa sulle tracce di un’identità da ricostruire. Nel libro degli acquisti 1902-1938 conservato negli archivi, il direttore dell’epoca, Piero Sticotti, che vergava personalmente i documenti più importanti, riportava il 14 gennaio 1933 l’ingresso nelle collezioni di tre grandi ritratti a olio di gentildonne della casa Besenghi degli Ughi di Isola d’Istria, in cornice dell’epoca, pagati diecimila lire. Era più o meno un somma equivalente al prezzo di una Fiat Balilla 508, la prima auto per la massa. I quadri erano prima di proprietà di Giorgio de Marchi, di Servola, appassionato di opere e oggetti dell’area istriana, da cui, tra il 1915 e il 1933 i Musei acquistarono o ricevettero in dono altri pezzi antichi.
Cominciano i dubbi. Una verifica sulla genealogia, attesta che la signora non può essere una discendente diretta dei Besenghi. Abito e acconciatura sono databili tra il 1700 e il 1710, quando nessuna donna appare nella nobile famiglia. Chi è questa giovanissima dal sorriso enigmatico, le sopracciglia arcuate e gli orecchini a tre perle, caratteristici dell’oreficeria istriana, di cui anche le raccolte triestine conservato esemplari? Le ricerche portano a un’altra donna, Domenica Spiga, che nella famiglia potrebbe essere entrata per il matrimonio con Giovanni Pietro Besengo, nato a Venezia nel 1678 e nominato capitano civile e criminale di Piemonte d’Istria nel 1704 e nel 1727. Se di lei davvero si trattasse, sarebbe la bisnonna del letterato Pasquale Besenghi, nato a Isola d’Istria nel 1797 e morto a Trieste di colera nel 1849.
Ma il mistero che avvolge Domenica non finisce qui. Al Museo Civico del Parentino di Parenzo è conservato un altro ritratto di dama, di misure identiche, molto somigliante nel volto a Domenica, abbigliata in modo simile, con gli stessi pendenti e ricchi ornamenti di perle. Anche il gesto delle mani, nel suo manierismo, è uguale: la dama triestina coglie fiori, l’istriana porge all’occhio dell’ammiratore un medaglione con nastro. Sul quadro è riportata la scritta Bradamante Tarsia Carli MDCXV, 1615, ma la foggia dell’abito ci fa fare un salto nel tempo di almeno un secolo più tardi e il nome Bradamante non compare nell’albero genealogico dei Tarsia Carli, nè in altri documenti archivistici della famiglia.
Le due donne sono parenti? O è il pittore che le ha rese simili? Perchè, in questa storia di identità precarie, la mano dell’artista è certamente la stessa: un anonimo di area veneta attivo dalla fine del XVII secolo, con richiami a Sebastiano Bombelli, sebbene il quadro triestino appaia più raffinato, soprattutto nel cogliere il volto.
Perchè Domenica era così trascurata? Sempre sulla scorta delle ipotesi, è probabile che tutti e tre i ritratti acquistati da Sticotti fossero conservati nell’allora sede del Museo di Storia Patria, villa Basevi sul colle di San Vito, gravemente danneggiata dal bombardamento del 1944. Le deflagrazioni infransero i vetri delle finestre, distrussero il terzo dipinto, andato perduto, e rovinarono le cornici degli altri due, lacerando con le schegge di vetro anche l’elaborata acconciatura di Domenica.
Il lifting, su pelle ma anche su tela, è sempre un’operazione delicata e irta di incognite, ma la dama triestina ha potuto contare sull’assoluto rispetto della sua armonia, oltre che del suo gusto e stile. Se il nome di Domenica è ancora un’ipotesi, la pettinatura della gentildonna, arricchita da spilloni di forma floreale in pendant con l’abito, per un fortuito e fortunato gioco del destino, è in archivio. Nelle collezioni dei Civici Musei è stato rinvenuto infatti un disegno del dipinto, che lo scrittore Giuseppe Caprin commissionò al pittore Giulio de Franceschi per illustrare il suo libro, “L’Istria Nobilissima”, edito a Trieste nel 1907, quindi quando il quadro era ancora integro.
La sala al pianoterra del Museo Sartorio |
Per tre mesi la restauratrice Carla Vlah, sotto la supervisione della Sovrintendenza, ha lavorato ai capelli e alla veste della signora: pulitura con solventi, stuccatura delle lacune con gesso di Bologna e colla di coniglio, impermeabilizzazione. Poi la parte più delicata: “rigatino” e “puntinatura” per riprodurre esattamente gli elementi mancanti della testa e della veste.
Particolare del ritratto di Domenica Spiga a restauro eseguito |
Questa mattina, a solennizzare il riuscito makeover dell’effigie di Domenica, che ridona una sfumatura rosata alle guance e il candore alla generosa scollatura, ci saranno autorità e responsabili dei musei, oltre ad Anna Maria Cossutti, presidentessa del sodalizio che ha preferito, tra i tanti dipinti museali da soccorrere, questa antica e misteriosa bellezza in disgrazia. Anche lei, in qualche modo, vittima di un atto brutale.
@boria_a
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