Erbari come gioielli
Fiori, foglie, vetro, colore. La natura imprigionata in una teca o tra due dischi di vetro diventa un gioiello. Delicato, rarefatto, dal gusto un po’ retrò, anche se, a guardarle con attenzione, le minuscole composizioni incorniciate in una spilla o un orecchino disegnano geometrie contemporanee. I pezzi firmati Lamerti ricordano le atmosfere de “Il filo nascosto”, il film di Paul Thomas Anderson dove il dettaglio che non si coglie al primo sguardo, o che proprio non si vede, racconta molto della personalità del designer. Lamerti viene dal soprannome con cui gli amici di infanzia chiamavano Martina Angius. Che è nata a Cagliari trentadue anni fa, ma ha scelto Parigi come città dove vivere e produrre le sue piccole collezioni di accessori. All’inizio l’idea era diventare stilista e i primi passi sono stati da apprendista in sartorie romane e poi sul set delle fiction come sarta di scena. I ritmi della macchina televisiva, però, non fanno per lei, mentre l’incontro con un maestro di vetrate, che casualmente possiede un grande giardino, le rivela una vocazione: lavorare il vetro, materiale povero ma ostico, e presentare la natura come un oggetto raro da mettere in bacheca. Trasformare petali, foglie, pistilli in erbari in miniatura da portare al collo, alle orecchie, da appuntare su un abito.
Così, sei anni fa, da una serie di circostanze fortuite, nasce Lamerti. Muove i primi passi a Roma, poi il laboratorio si trasferisce a Parigi, dove i giardini urbani esplodono di colori. Se prima l’interesse di Martina per le piante era superficiale, con l’avvio del marchio comincia ad approfondire nozioni di botanica e a coltivare qualche pianta. I petali diventano tele infinitesimali da dipingere e poi da comporre in motivi sempre più astratti.
Ogni gioiello Lamerti è completamente creato dalla designer, che taglia il vetro, fa la molatura, essica i fiori e fissa il colore naturale prima che la disidratazione sia completata. Poi passa alla creazione del motivo, alla chiusura e alla saldatura, utilizzando argento e di recente anche oro. Del 2017 le collezioni “Matisse” e “Riflessioni sul colore e la materia”. Ora “Noir”, capsule di 50 tra spille, collane e ciondoli, solo in bianco e nero, come espressione di un momento personale di transizione e riflessione sull’identità dell’artista. “Noir” è in mostra, per tutta la settimana, da Giada a Trieste (via Roma 18, www.giadatrieste.com). www.lamerti.com
a@boria_a
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