MODA & MODI
Il potere del pancione
Il pancione di Rihanna appena velato da un babydoll di tulle bordato di pizzo fa impazzire i fotografi alla sfilata di Dior durante la Parigi Fashion week. Da quando ha annunciato l’arrivo del primo figlio, che aspetta dal rapper A$AP Rocky, la cattiva ragazza del pop più amata dalle griffe, ha fatto della gravidanza un potente strumento di comunicazione della moda.
Sono passati trentuno anni dalla storica copertina di Vanity Fair del 1991, con Demi Moore nuda, al settimo mese di gravidanza, che scherma il seno con un braccio e con l’altro si sorregge il ventre, fotografata da Anne Leibovitz. Un’immagine dirompente, che ha contribuito a spazzare via molti tabù, soprattutto in tema di mascheramento e dissimulazione, mostrando quanto il corpo femminile possa essere sensuale e desiderabile, sereno e forte anche in un momento di delicata trasformazione. L’accento è posto sulla nudità dell’attrice, in uno scatto in posa in cui il messaggio è chiaro, pur se filtrato dall’obiettivo autoriale del fotografo. La gravidanza esposta è stata una sorta di empowerment femminile in anticipo sui tempi, quando l’attesa di un bambino era ancora vissuta come condizione limitante della socialità e del lavoro. Oltre trent’anni prima, nel ’56, Grace di Monaco, appena sacrificato il cinema per il principato, nascondeva la gravidanza dietro la celebre borsa Kelly disegnata per lei da Hermés.
Oggi i social veicolano messaggi visivi diretti e immediati, inimmaginabili in epoche non dominate dalla Rete, dove i confini tra pubblico e privato si confondono, anche per la gente comune. E la prospettiva della comunicazione si è rovesciata. Per le celebrità dar notizia ai fan e follower di un figlio in arrivo è un passaggio importante nella vita e nella carriera, da gestire con oculatezza. Rihanna ha creato un suo forte e spregiudicato stile da maternità, l’ha portato all’eccesso, senza abbandonare quella street couture che ne ha fatto una testimonial ricercatissima, ma puntando sul pancione in crescita come l’elemento di forza intorno a cui ruota tutto il resto.
Annuncio della gravidanza ad Harlem, in omaggio alle radici del futuro papà, con jeans a vita bassa sotto il piumino rosa caramella vintage di Chanel e inequivocabile pancia all’aria, decorata con le collane della maison. Poi, via via, in un tour premaman dove il futuro bebè, a seconda della temperatura, è stato incorniciato di reggiseni di latex, pantaloni di raso, top stringati, pellicce vintage o ecologiche, abitucci di pelle, tutti supergriffati. Piccoli aggiustamenti al suo stile per rendere la crescente maternità sempre protagonista. L’aveva già fatto Beyoncé, per gradi: la prima gravidanza nel 2011 annunciata agli Mtv Video Awards aprendo la giacca dello smoking e mostrando il ventre arrotondato coperto dai pantaloni, la seconda del 2017, gemellare, immortalata in lingerie con velo in testa e fondale di fiori.
Nel saggio “Le vesti dell’attesa”, del 1988, la storica Doretta Davanzo Poli registrava la progressiva liberazione femminile nel guardaroba e nel ruolo della maternità. Verso il nuovo millennio, dove si ferma la ricerca, le future mamme, dismessi gli abiti zuccherosi, fanno sport in shorts, il ventre sempre protetto. Poi c’è stata Demi Moore e l’affermazione orgogliosa che l’era di Instagram ha trasformato in esposizione continua. Per la sexyness della gravidanza si sacrificano il senso di custodia e la privacy del nascituro. Chissà se è conquista o una diversa dipendenza.
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