LA MOSTRA
Roberto Capucci e Pietro Oretti
dialogano in "Prospettive" a Villa Manin
C’è uno spirito segreto nelle sculture tessili di Roberto Capucci, che le mette naturalmente in dialogo con gli spazi dove sono ospitate, con le opere d’arte accanto alle quali si collocano. Un angolo di pura emozione è quello, al Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci a Fontanellato (Parma), dove l’abito “Calla” e la testa dell’uomo antico, il “Vis temporis acti” di Adolfo Wildt sembrano quasi usciti dalla stessa materia e il biancore del marmo allungarsi in quello della seta. Accade anche all’abito “Sagenite”, in shantung oro e corpino a cordoni, che fu creato da Capucci per la Biennale di Venezia nel 1995 e ora trova una sua cornice ideale in una delle sale affrescate di Villa Manin, appena restituite al pubblico dopo i lavori di adeguamento antincendio. Dal 5 maggio 2023 la residenza dogale di Passariano (Udine) ospiterà un nuovo omaggio all’arte di Capucci con la mostra “Prospettive”, che sarà visitabile fino al 17 settembre, in un sorta di continuità temporale con quella di Fontanellato, “Seriche armature”, che chiude il 16 aprile.
Un giovanissimo Roberto Capucci negli anni '50 (Fondazione Capucci) |
Quindici abiti, scelti dallo sconfinato scrigno che è l’archivio del
couturier romano, custodito a Villa Manin, saranno disposti in tre delle
sale, dove gli affreschi sono trompe l’oeil che creano fantastiche
prospettive illusionistiche. Ne è autore Pietro Oretti, misterioso pittore
bolognese noto solo per il lavoro realizzato a Villa Manin intorno al 1710.
Di qui il titolo della mostra, che ancora una volta intesse naturalmente un
dialogo tra la tridimensionalità delle creazioni di Capucci e l’abile uso
della prospettiva degli affreschi. Si tratta di abiti iconici realizzati a
partire dagli anni Ottanta, e di tre sculture tessili vere e proprie, create
da Capucci per la Biennale di Venezia del 1995 e per l’apertura dell’allora
museo dell’artista a Villa Bardini di Firenze, cui si affiancherà una
selezione di schizzi e disegni.
"La Sposa Rossa" (2009) creata per la mostra a Palazzo Fortuny di
Venezia Foto Claudia Primangeli |
Tre i temi declinati nelle sale, in cui si articolerà l’allestimento:
“Fiori applicati” (con una delle sue creature più eclatanti, “Primavera”,
dove una cascata di fiori colorati in tessuto, oltre cento, sembra essere
piovuta sull’organza di seta ed esservi rimasta incollata), “Rossi” e
“Ricami”. Saranno esposti anche alcuni abiti da sposa, tra cui la celebre
“Sposa rossa” creata per la mostra a Palazzo Fortuny di Venezia nel 2009
(«Capucci ama le spose colorate - spiega Enrico Minio Capucci, nipote
del couturier e anima della Fondazione - e ha sempre suggerito alle sue
clienti una scelta diversa dal bianco...»), un abito avorio con applicazione
di fiori e un terzo ispirato all’affresco “La continenza di Scipione” del
Tiepolo a Villa Cordellina Lombardi di Montecchio Maggiore (Vicenza).
"Sagenite" di Roberto Capucci nelle sale di Villa Manin a Passariano
(Udine) Foto Simone Di Luca |
Si tratta di creazioni, sculture tessili a parte, tutte realizzate per le affezionate clienti di Capucci, tra cui Valentina Cortese, molto amica del couturier, scomparsa nel 2019 a 96 anni. Proprio l’anno scorso la casa d’aste Il Ponte di Milano ha battuto alcuni sontuosi Capucci appartenuti all’attrice: un abito di gala in chiffon e seta blu notte e un vestito con sopravestito a kimono, di cui nell’archivio a Villa Manin è custodito un esemplare “gemello”. Da Fontanellato ritornerà a casa a Passariano anche l’abito “Fuoco”, esposto al Labirinto della Masone accanto ad altri tre pezzi celebri della collezione di Franco Maria Ricci, le copie di “Amore che fabbrica l’arco” del Parmigianino, una attribuita a Joseph Heintz il Vecchio e le altre anonime.
Roberto Capucci a Villa Manin Doto Simone Di Luca |
La Fondazione Capucci ha appena rinnovato con Erpac la convenzione
per la custodia dell’archivio dello stilista a Villa Manin per altri cinque
anni. «E la mostra “Prospettive” - anticipa Enrico Minio - sarà una sorta di
prologo a quella permanente che verrà allestita in uno degli ambienti della
dimora, magari nelle Scuderie o nella Barchessa di levante. Saranno percorsi
tematici, da rinnovare ogni sei mesi circa, con cui puntiamo a sviscerare
l’intera opera di Capucci nell’arco della sua carriera. Anche aspetti meno
conosciuti, come la produzione degli anni Settanta che nasce dal rapporto
con l’Arte povera. O le influenze reciproche col costumista Danilo Donati,
di cui fu amico ed estimatore».
Roberto Capucci nelle sale affrescate da Pietro Oretti a Villa Manin
Foto Simone Di Luca |
All’inaugurazione del 5 maggio potrebbe arrivare da Roma proprio Roberto
Capucci, cogliendo così anche l’occasione per visitare la mostra di
Palazzo Attems Petzenstein a Gorizia, “Italia 50. Moda e design”, dove sono esposti altri abiti
provenienti dal suo archivio, dalla Fondazione Giorgini di Firenze (un
inedito rosa antico appartenuto a Matilde, la figlia dell’inventore della
moda italiana, il marchese Bista Giorgini) e da una raccolta privata. Un doppio omaggio al novantaduenne Capucci, che non aveva nemmeno vent’anni quando iniziò un’avventura che dura ancora, dentro e molto al di là della moda..
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