MODA & MODI
Il de-day del cambio armadio
Il caldo improvviso porta con sè una delle situazioni di più alto stress domestico, il famigerato cambio degli armadi. È il momento in cui l’espressione ”le mezze stagioni non esistono più” assume un significato concreto e incombente, lasciando a penzolare nel guardaroba giacche, giacchette, trench, tutta una selezione di pesi e consistenze medie che le temperature in salita rendono inutili. Tra le ante e nei cassetti scoppia il caos. Non c’è stato il tempo di disciplinare un ordinato deflusso dei capi invernali, mentre t-shirt e vestitini vengono dissepolti. In mezzo rimane quella primavera di cui esiste traccia ormai solo nell’armadio.
Tempo dunque di riordino. E anche senza applicare pedissequamente il magico potere di Marie Kondo, con il suo fortunato manuale per alleggerire il guardaroba, l’ora “de” non è più rimandabile. Non la strategia brutale del de-cluttering sostenuta dalla giapponese, ovvero sbarazzarsi senza ripensamenti di tutto quello che nell’ultimo anno non abbiamo indossato, ma una più morbida manovra di de-congestione. Il consiglio europeo proprio in questi giorni ha raggiunto un accordo per imporre ai brand del lusso il divieto di distruggere i capi invenduti (sembra incredibile, ma è una pratica comune. Secondo il Wall Street Journal, nel 2018 Burberry ha mandato in discarica qualcosa come 38 milioni di dollari di vestiti e cosmetici) per ridurre l’alto costo ambientale dei rifiuti della filiera tessile. Funziona allo stesso modo nelle piccole dimensioni, nel guardaroba personale: parola d’ordine rimettere in circolo. Anche qualcosa che abbiamo snobbato nell’ultimo anno può tornare utile, perchè il nostro modo di vestire tutti i giorni è sempre più legato a componenti psicologiche, all’età, al sentirsi a proprio agio, piuttosto che all’imposizione dei trend o alla scopiazzatura di influencer e principesse varie che colonizzano la rete.
Per alleggerire il de-day, cominciamo dall’atteggiamento mentale. L’idea di recupero si associa a una pratica non certo gratificante come comprarsi un capo o un accessorio nuovo. Ma capita spesso che riordinando l’armadio per il cambio di stagione ci si imbatta in acquisti anche molto recenti che avevamo completamente rimosso, magari perchè fatti all’ultimo giro di saldi e riposti nei cellophane prima ancora di metterli addosso. Sorpresa. È incredibile quante vecchie novità custodiscano i cassetti e quanto ci rallegri ritrovarle (con sottile senso di colpevolezza: ma come ho fatto non tanto ad acquistarlo, quanto a dimenticarmene...?).
Regola numero due: non seguire ciecamente gli influencer delle pulizie che sono diventati l’ultimo grido della rete. Ognuno ha una Kondo dentro di sè e un suo codice, che sia dividere i capi per colore, o per abbinamenti e stagioni. La fatica è improba, ma sistemare tutto secondo il proprio stile regala un senso di benessere e di libertà.
Passo finale, l’eliminazione di quanto non può essere riutilizzato, venduto, regalato. Sul tempo trascorso dall’ultima uscita pubblica, prevalgono usura e cambio di taglia. Il gusto non è un criterio inespugnabile: nel tempo le cose che ci piacciono e che ci vediamo bene addosso possono cambiare e perfino chi ha appeso al chiodo la gonna lunga può di nuovo cadere in tentazione, seguendo una delle tendenze di quest’estate.
Fare spazio è importante, ma conservare lo è di più. Il primo rimane, le memorie trattenute da vestiti e oggetti si perdono.
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