IL LIBRO
Ilaria Tuti e la sua "Madre d'ossa":
Teresa Battaglia indaga nella sua mente
Sarà l’indagine più delicata e dolorosa per Teresa Battaglia, l’indagine più sfidante. Scavare nella sua mente, recuperare ricordi cancellati, volti che si appannano, oggetti quotidiani di cui è diventata ignota la funzione. L’Alzheimer avanza nel suo cervello, ma dilaga anche nel corpo, rende ogni passo faticoso, impastato, ogni osso del suo scheletro dolorosamente percettibile.
E le ossa sono la traccia che attraversa l’ultima investigazione del commissario Battaglia, la fortunata profiler creata dalla scrittrice gemonese Ilaria Tuti, che è diventata anche un personaggio televisivo per Rai 1 nell’interpretazione di Elena Sofia Ricci. Il quinto capitolo della serie gialla, appena uscito in libreria, porta il lettore dentro culti antichissimi praticati in Friuli, quando il re Alboino arrivò dalla Pannonia nella Forum Iulii romana e la ribattezzò Civitas fori iulii, facendone il primo ducato longobardo d’Italia. Riti pagani, in onore della dea Iside, si intracciano a riti cristiani, ognuno con i suoi proseliti e liturgie spesso oscure e crudeli.
Ai longobardi risale la famiglia del giovane Ratchis Evaldi, suicidatosi al lago del Cornino con uno scramasax, il pugnale che quel “popolo equestre, abile nell’arte della guerra”, consegnava alla nascita anche a donne e bambini e con cui tutti sarebbero stati seppelliti, guerrieri fin nell’ultimo viaggio. Ma che cosa fa Teresa al centro del teatro d’indagine, cullando quel ragazzo dalle lunghe ciglia, il pube segnato da tagli e un lungo tatuaggio eseguito attraverso la scarificazione? Chi ha richiamato sul posto con una telefonata anonima l’ispettore Massimo Marini, fido collega e amico? E chi è il responsabile di quell’irruzione di contemporaneità in una vicenda arcaica, l’autore di un video su Tik Tok in cui si dice che Ratchis è stato ucciso, la sua mano armata da altri?
“Madre d’ossa” (Longanesi, pagg. 360, euro 22) affonda le sue radici nella storia del territorio, facendo muovere i personaggi che i fan di Ilaria Tuti conoscono bene - Teresa, Marini, il medico legale Parri, il questore Albert Lona, la squadra con Parisi, De Carli, Alice e il cane Smoky, che scova resti umani - tra Cividale, Venzone, Castelmonte e Gemona, a camminare su “strati di morti”, di ieri e di oggi, in ipogei utilizzati dai celti come camere funerarie, in fosse comuni riempite per secoli, in necropoli di uomini deformi.
Ilaria Tuti |
I fili lasciati penzolare nei libri precedenti, “Ninfa dormiente” e “Figlia della cenere”, vengono richiamati per chiudere una sorta di trilogia con al centro Teresa Battaglia, ma Ilaria Tuti ha detto di non essere ancora pronta a congedarsi definitivamente dall’acciaccata poliziotta che l’ha resa famosa e che custodisce lampi di intuizione in una mente annebbiata e bisognosa di appunti. Sono le sue stampelle per farsi largo in una quotidianità sempre più estranea.
“Madre d’ossa. Stai attenta” diceva una di queste note, l’indizio per arrivare a districare un’inchiesta che rimbalza dal passato più lontano all’oggi, dove il culto più potente è quello del denaro e del potere. La “madre d’ossa” custode di antichi rituali di purificazione, tramite del passaggio tra il mondo terreno e l’aldilà, sciamana, protettrice e guida degli adepti, si è trasformata in una setta vendicativa, che ricatta e punisce chi se ne allontana. È stato questo il destino di Ratchis? E chi è la “Madre d’ossa” in grado di manovrare uomini incardinati ai vertici della struttura sociale?
Teresa arriverà alla fine di questo viaggio oscuro, accettandone tutti i rischi. Il suo “lascito solenne di dolore”, che viene da lontano e abbiamo scoperto in “Fiori sopra l’inferno, il primo libro di Ilaria Tuti, si è trasformato in forza per combattere le fragilità del presente, anche l’inganno di chi, fingendosi amico, si è insinuato nella sua coscienza per manipolarla.
In quello strano primo dicembre, scelto per il pranzo di Natale con la sua squadra, assecondando un tempo tutto “suo” che ormai non può che essere il presente, la commissaria Teresa Battaglia, finalmente, dice di sentirsi “in pace”.
Elena Sofia Ricci in "Fiori sopra l'inferno", girato tra Tarvisio e Malborghetto
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