MODA & MODI
Il rosso che fa rumore
Max Mara, autunno inverno 2023/2024
La modella Liya Kebede avvolta da un fiammante abito di lana sulla copertina di dicembre di Vogue Italia. Poche pagine dopo, le lunghe gambe di Kaia Gerber, distesa su un divano nello scatto di Steven Meisel, sfuggono da un mini abito di Valentino, con pelliccia abbinata, entrambi nella nuance a cui lo stilista ha dato il nome. Da un’altra copertina, quella dell’ultimo 7, l’attrice Elizabeth Debicki, la lady Diana di The Crown, in pantaloni e pull ciliegia, seduta su una sedia di identico colore, fissa l’obiettivo simulando con impressionante verosimiglianza una delle espressioni della principessa.
Il rosso è dappertutto. Sulle riviste e nelle vetrine, non soltanto quelle prevedibili dell’intimo festaiolo. È un rosso totale, non un accenno: si veste dalla testa ai piedi. Forte, imperativo. Ha conquistato anche la Scala nonostante il perentorio anatema di Lella Curiel, la couturier triestina delle prime di Sant’Ambrogio, che ha messo in guardia le signore dal preferire il colore che le farebbe confondere con poltrone e arredi del teatro e quindi sparire, o peggio far tappezzeria.
Che fosse una delle tinte di tendenza per l’inverno 2023-2024 si sapeva da tempo, anticipato sulle passerelle di tutti gli stilisti in una gamma di sfumature che si arricchisce di definizioni, prima fra tutte il rosso Ferrari del film che esce a giorni con Adam Driver. Tomato, lipstick, ruggine, barolo (ma i riferimenti enologici sono molti, ci sono anche l’amarone, il chianti...) per vestiti, tailleur, pellicce, cappotti che bucano i pastosi e soporiferi beige e grigi del quiet luxury, il lusso sotto traccia, mai urlato. Questo rosso invece urla. Ha cancellato il fastidio legato alla lingerie di Capodanno, con tutto il suo scontato e usurato immaginario di aspettative e promesse beneauguranti. Quelle vetrine sempre uguali, anno dopo anno, tra slippini e bustier con pizzi e boxer allusivi, da indossare una volta sola, non per tradizione ma per l’insofferenza verso un acquisto d’impeto, che dopo poche ore è già tristemente datato.
Il rosso di questo scorcio d’anno fa venire in mente quanto scrive Riccardo Falcinelli in Cromorama (Einaudi): “nel mondo contemporaneo il rosso, spiccando rispetto al circostante, è prima di tutto una maniera importante di occupare lo spazio, una presenza egocentrica e volitiva. Più che un significato, è un tratto caratteriale. La Ferrari, il Campari, la Coca-Cola o gli estintori antincendio sono rossi perché il loro ruolo è distinguersi con forza”.
Rosso di consapevolezza, di testimonianza ma anche di rivolta. È stato pensato molti mesi fa, ma ha incrociato una fase planetaria delicata e l’urgenza della cronaca. Così ha perso ogni stucchevolezza festivaliera, per trasmettere piuttosto energia, determinazione, sentimenti di unione e solidarietà trasversali ai sessi, alle generazioni. Un rosso che dice: ho fiducia in me e nelle mie forze, ci sono. Un rosso che fa rumore.
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