MODA & MODI
Demna, il re è nudo
Anzi, con l'asciugamano
Genialata o provocazione? Demna (è il Gvasalia direttore creativo di Balenciaga, ma ha vezzosamente abbandonato il cognome anche per marcare le distanze dal fratello Guram, rimasto alla guida dell’ex marchio comune, Vetements) insiste nel suo codice di comunicazione: prendere un oggetto banale, brandizzarlo, e mandarlo in passerella come oggetto del desiderio. È successo con la shopping bag Frakta di Ikea (0,75 centesimi) che in pelle versione Balenciaga svettava a quasi 1700 euro, proprio come la Trash Pouch dell’anno scorso, il sacco dell’immondizia riconvertito in borsa a mano per lo stesso prezzo. E così via di stagione in stagione, con i media che assecondano il gioco e si interrogano sul concetto, anzi sul “concept” sotteso alle crocs col tacco, ai sacchetti di patatine come pochette, alle sneakers distrutte in edizione limitata, il cui modello di punta tocca i 1450 euro.
L’ultima trovata è la più estrema, senza neanche la foglia di fico della materia prima di pregio. Un asciugamano beige di spugna, due bottoni interni e il logo stampigliato frontalmente, da portare a portafoglio, effetto uomo docciato o che si cambia il costume in spiaggia. È la ”Towel Skirt”, prezzo in pre-order sul sito 695 euro, con l’avvertenza “dry cleaning” che porta l’operazione a livelli sublimi di presa in giro. Appunto: genialata o provocazione? Giornali e riviste online si dividono tra chi pontifica con sprezzo del ridicolo su “Demna che vuole rendere glamour anche la doccia del mattino” e chi riflette sull’abilità del designer georgiano, ora lussuosamente radicato a Zurigo, di denunciare la perversione dei loghi. Insomma, sarebbe una sorta di spavaldo attacco dall’interno del sistema alla clientela esclusiva che può spendere centinaia di euro per un asciugamano logato con le due B a specchio, del tutto uguale a quello replicato per scherzo su Instagram da Ikea Uk per 16 sterline.
Genio o provocatore? Demna sembra piuttosto scollato rispetto al tempo e ai tempi. Dopo che un anno fa l’intero mondo della moda gli ha dato addosso per la campagna pubblicitaria con le borse-orsetto sadomaso sui bambini, ci si aspettava un cambio di linguaggio, anche per non irritare il gruppo del lusso Kering, a cui conti, posizionamento e reputazione del brand certo non sfuggono. Invece, con la gonna in spugna, il designer persevera nell’“ironia da saper cogliere”, come la definiscono molti giornali, mentre i post dei consumatori propendono per la porcheria griffata e la presa in giro (non con le stesse parole).
Non c’è nulla in queste proposte della grazia e dell’ironia di Moschino o di Gaultier, sempre sostenute da taglio e materiali, nulla dell’esigenza di sostenibilità, durata, qualità, riutilizzo che il Covid ci ha lasciato. L’impennata dei prezzi dei beni di lusso va esaurendosi, come l’ansia obnubilata da revenge shopping post-pandemia. Nel ripetersi Demna non trasmette la convinzione di un’idea ma solo la sua mancanza. E la difficoltà a leggere i segnali di un mondo cambiato. Il re è nudo, o con l’asciugamano?
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