martedì 20 febbraio 2024

MODA & MODI

 Sleeping beauties al Met, bellezze da risvegliare

 

Belle addormentate torneranno a vivere dal 10 maggio nelle sale del Costume Institute del Metropolitan Museum di New York, nella tradizionale grande mostra di primavera aperta dal Met Gala del 6 maggio, organizzato dalla patronessa Anna Wintour. “Sleeping beauties: Reawakening of fashion”, ovvero un percorso di duecentocinquanta abiti storici dalle collezioni permanenti del museo, alcuni raramente esposti prima, presentati in un allestimento che li farà vibrare ancora. Cinquanta di questi pezzi, tra cui un abito da ballo di Worth del 1877, sono ormai così fragili da non poter più essere indossati, ma il cuore della mostra saranno proprio loro, messi a confronto con creazioni moderne che ne hanno tratto ispirazione e contestualizzati nel tempo attraverso l’uso di sofisticate tecnologie. La scelta del tema riflette il momento che la moda sta attraversando - il recupero del passato non tanto come sostenibilità ma come valorizzazione di un’eredità - e sarà curioso analizzare le interpretazioni che ne daranno le auguste ospiti invitate al Gala.

 

Reese Witherspoon, 2006, Oscar come miglior attrice in Dior anni '50

 


Sembrava un’eccentricità la scelta di Julia Roberts nel 2001, quando ritirò l’Oscar in un abito nero e bianco di Valentino del 1992 (a Sanremo nel ’93 lo indossò la Cuccarini), ma è stata cinque anni dopo Reese Witherspoon a stregare il Kodak Theatre di Los Angeles, incoronata miglior attrice in un sublime Dior ricamato anni Cinquanta. Quest’anno Carey Mulligan ai Golden Globes a Los Angeles indossava uno Schiaparelli nero con pennellata di bianco sul bustier del ‘49 e la siderale Gwineth Paltrow agli Emmy un Valentino del ‘63. Clara ha aperto l’ultimo Sanremo con un modello di Armani Privè del 2011, non vintage ma archivio d’autore, e Levante ha fatto di più sfilando sul red carpet della Mostra del cinema 2023 con un Versace di seconda mano (ops, pre-loved), acquistato sulla piattaforma Vestiaire Collective. Ai Bafta londinesi di domenica l'attrice britannica Vivian Oparah splendeva in Gucci d’antan disegnato da Tom Ford con scollatura abissale.


L’heritage è la sostanza di ogni brand e custodisce un patrimonio di bellezza, manualità, tecnica ancora non stritolato dalla bulimia delle collezioni di oggi. Le attrici scelgono questi pezzi perché inaccessibili ai più, le maison promuovono le loro radici e liberano i designer dalla pressione di creare novità per gli eventi internazionali. Purché i capi storici non corrano rischi, come accadde quando Kim Kardashian volle insalsicciarsi nella guaina dorata con cui Marilyn cantò Happy birthday al presidente Kennedy nel ’62, prestata dal museo Ripley’s Believe or Not! in Florida solo per il red carpet, ma restituita con cerniera rovinata, strass smarriti e molte polemiche.


Reawakening of fashion” è un richiamo ai codici che presidiavano la moda prima dell’avvento dei colossi e dei loro tritacarne produttivi. Ai tempi lunghi, di confezione e di durata, alla sartorialità che segna un’epoca eppure la supera, diventando senza tempo. Agli abiti che qualche volta troviamo non solo nelle lussuose piattaforme online di second hand, ma nei negozi vintage, incredule che qualcuno possa aver pensato di separarsi da quei gioielli. Perché le belle addormentate sono vicino a noi, basta saperle vedere, e risvegliare.

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