sabato 22 febbraio 2020

IL LIBRO

Casa Tyneford, l'ebrea Elise trova l'amore
nella bufera della Storia






«Ebrea viennese, 19 anni, cerca posizione come domestica. Parla inglese fluidificato. Cucinerò la vostra oca». È un annuncio surreale e involontariamente comico a procurare alla giovane Elise Landau, secondogenita di una artistica e facoltosa famiglia della capitale austriaca - la mamma Anna è una cantante dell’Opera, il padre Julian un noto scrittore - un “visto di lavoro domestico”. Siamo nel 1938, all’indomani dell’Anschluss, la morsa dei nazisti si stringe inesorabilmente e chi può cerca di mettersi in salvo, tutti gli altri di rendersi invisibili.

La destinazione di Elise è la ventosa costa del Dorset, in Inghilterra, dove prenderà servizio nella magione di Mr Rivers, vedovo quarantenne, e di suo figlio Kit. Un ricevimento per la Pasqua ebraica - «sapevo che era la mia ultima festa da invitata», dirà Elise - è il congedo scintillante dai genitori e dalla sorella Margot, musicista, in partenza col marito per l’America, tra invitati in frac e signore ingioiellate, «perchè se in passato temevamo di apparire vistosi, o smodati, o piccolo borghesi, ora che tutto stava scivolando nell’oscurità ci chiedevamo come avessimo fatto a preoccuparci di cose simili». I Landau non sono religiosi, non frequentano la sinagoga di Leopoldstadt, mangiano schnitzel nei ristoranti non kosher e sono fieri di appartenere alla nuova borghesia austriaca. «Eravamo ebrei viennesi, ma finora ad avere la precedenza era sempre stato il lato viennese»: non basterà a evitare l’esilio a tutti, in un paese straniero o nella loro stessa casa.


“The novel in the viola”, il secondo romanzo di Natasha Solomons, è uscito in Inghilterra nel 2011, ma sulla scia de “I Goldbaum”, ispirato alla famiglia Rothschild e bestseller nel 2019, Neri Pozza l’ha ripescato e riproposto come “Casa Tyneford”, titolo più accattivante de “La fidanzata inopportuna” scelto da Frassinelli per la prima edizione italiana nel 2011.


La storia si muove tra Downton Abbey, con identiche gerarchie di domestici cui sovrintendono il maggiordomo Wrexham e la governante Mrs Ellswort, e Jane Eyre. Perchè se la giovane Elise dovrà innanzitutto imparare, oltre alla lingua, nuovi codici di comportamento, sarà soprattutto il primo incontro col padrone di casa, in pigiama e in piena notte al buio del cortile, e quella mano che una cameriera, seppure riluttante e per necessità, mai avrebbe dovuto porgere al suo datore di lavoro, a mettere subito anche il lettore più sprovveduto sulla strada che prenderà la vicenda.


La guerra rimane a lungo sulla soglia della dimora di Tyneford, e la sua eco arriva ovattata, con le lettere di Margot dagli Stati Uniti e l’angoscia per i genitori che non riescono a lasciare Vienna, vanamente in attesa di un visto. Elise e Kit, rampollo godereccio e inquieto, si innamorano, ma sul loro acerbo sentimento prevale la smania del ragazzo di combattere, il sogno infantile dell’eroismo in mare. Quando si imbarcherà per la seconda volta per raggiungere la Francia, non ci sarà Wrexham sulla spiaggia a raderlo, come si conviene a un gentiluomo soldato, scapperà di notte, senza prendere congedo da nessuno, per non fare più ritorno.


È allora che Solomons accelera bruscamente il corso degli eventi. Ogni regola della casa è sovvertita, come se in nuce Tyneford incubasse la trasformazione epocale ormai alle porte. Quando un pilota tedesco catturato viene portato in casa e si rivolge a Elise nella loro lingua comune, evocando Vienna, la ragazza è travolta dalla rabbia, per la contraddizione irreprimibile che le fa sentire quel nazista molto più suo compatriota di chi ha intorno. Cambiare identità è necessario, ma non solo per sfuggire ai suoi persecutori. Elise non può che diventare Alice, fare sua un’altra lingua, un altro paese, abbandonarsi all’uomo che i pettegolezzi le hanno già assegnato. E squarciare la viola che ha portato da Vienna, dov’è nascosto l’ultimo romanzo, inedito, del padre. Che testamento ha lasciato nel manoscritto?


La storia è in parte vera, ispirata da una prozia dell’autrice, Gabi Landau, che lasciò l’Europa a fine anni Trenta per impiegarsi come bambinaia in Inghilterra, mentre sua sorella Gerda emigrò negli Stati Uniti. Si rivedranno dopo trent’anni e non si riconosceranno. È proprio il filone biografico, col frammentato rapporto tra le due sorelle divise dalla furia della Storia, la parte più convincente della trama, che condivide con i Goldbaum molti temi e un’orchestrazione di tanti personaggi, ma senza il respiro della saga.

 

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