martedì 2 aprile 2024

MODA & MODI

 

 Per un quieto vestire

 

Dal “quiet luxury” al “quiet outdoor”. Dal lusso quieto, sostanziato da ottimi materiali, buoni tagli, colori neutri e brand dissimulati, al quieto abbigliamento da gita, con capi pratici e versatili, massimo confort e accessori all’insegna della funzionalità. La primavera della moda non può iniziare senza una nuova definizione, nel tentativo di cogliere quel che c’è nell’aria. In città ci vestiremo come per un’escursione fuori porta. L’anno scorso il tormentone era un altro: dal “normcore”, l’abbigliamento costruito su pochi capi basici, fatti per confondersi e non spiccare con eccessi di individualismo, al più estremo “recessioncore”, come quello adottato per la crisi dei primi Anni dieci del nuovo Millennio, cui oggi si sono aggiunte le guerre alle porte di casa, il cambiamento climatico, gli spostamenti dei popoli.


Basta rileggere i “core” a un anno di distanza e la loro intrinseca transitorietà, e surrealità, ci appaiono lampanti: legittime preoccupazioni sono tirate per i capelli per tentare di giustificare stravaganze che fanno a pugni con la stessa fase storica che vorrebbero spiegare. Davvero l’interpretazione autentica del recession core 2023, dell’armadio della crisi globale, era andare in giro in città senza gonna e pantaloni, con solo un maglione sopra i collant? Oppure circolare in mutande, o con il bordo delle calze trasparenti in uscita libera dalla gonna? Non siamo Kendall Jenner a Los Angeles nè Emma Corrin all’imbarcadero della mostra del cinema di Venezia, rispettivamente (s)vestite Bottega Veneta e Miu Miu, brand che hanno arruolato superbe testimonial per trasferire dalla passerella alla strada lo slip a vista, su corpi splendidi e con sprezzo del ridicolo lautamente pagato.

Ma ridurre all’osso, sottrarre in materiali e dimensioni è l’esatto contrario dell’essere virtuosi e circolari, se il tessuto che resta è sufficiente solo a piazzarci un bel logo a cifre da capogiro. Oltre a scatenare maldestre imitatrici, che infilandosi in shorts anonimi dalle dimensioni della mutanda pensano di entrare in un gruppo di iniziate alle avanguardie della moda.

 

 


 


Ma torniamo al “quiet” da cui siamo partiti. All’aggettivo che non ha bisogno di sostantivi, nè il luxury, il lusso da sussurrare, nè l’outdoor, il capo tecnico da riconvertire in abbigliamento da città. Vestirsi quietamente alla vigilia dell’estate vuol dire bandire gli eccessi, evitare di circolare in costume nel perimetro urbano, di strizzarsi in pantaloncini come pampers di denim, di liberare pance e ombelichi e pretendere di entrare ovunque mezzi nudi con la scusa del diritto a mostrare il corpo, sempre e comunque (che poi è un diritto mai messo in discussione per Kendall, Emma e la stirpe delle Hadid..., mentre nel caso delle comuni mortali espone a un alto rischio di imbarazzo).

Vestirsi quietamente è riscoprire sobrietà, pulizia, misura, consapevolezza dei luoghi, delle ore e delle occasioni in cui ci si mette cosa, senza escludere fantasia, colore, creatività. Quieto non è un aggettivo rinunciatario. È fare ricerca, prima di tutto della grazia perduta. 

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