IL FILM
In viaggio di Marco Cavallo al Torino Film Festival
In viaggio di Marco Cavallo al Torino Film Festival
Il viaggio di Marco Cavallo è diventato un film. I quattromila chilometri lungo l'Italia percorsi in tredici giorni da questo animale di cartapesta, simbolo della battaglia per il riconoscimento della pienezza dei diritti ai reclusi nei manicomi giudiziari, sono stati raccolti e documentati in una pellicola di cinquanta minuti firmata dalla triestina Erika Rossi. Il film - di cui si sta mettendo a punto il suono, in pratica appena sfornato - debutterà in prima nazionale il 24 novembre fuori concorso al Torino Film Festival, dove è stato selezionato nella sezione "Diritti e Rovesci". A produrlo sono le Edizioni alphabeta Verlag di Merano - che realizzano anche la Collana 180-Archivio critico della salute mentale - mentre la fotografia è firmata da Daniel Mazza, che ha documentato "Piccola Patria" di Alessandro Rossetto. Erika Rossi, autrice di documentari a carattere sociale, si è già misurata sul terreno della malattia mentale: il suo "Trieste racconta Basaglia" del 2012 ha vinto il Trieste film festival ed è stato selezionato per le rassegne internazionali di Roma, Napoli, Glasgow, Split e Buenos Aires. Insieme a lei, come assistente alla regia, Giuseppe Tedeschi, che ha alle spalle, oltre a "Piccola Patria", esperienze al fianco di Pappi Corsicato, Luca Miniero, Carlo Vanzina, Giacomo Battiato.
Lo psichiatra Peppe Dell'Acqua e Marco Cavallo nel film di Erika Rossi |
L'umanità e gli spazi (alcuni in condizioni igienico-sanitarie pessime) che scopriamo intorno a Marco Cavallo, sono il cuore del racconto e, per la regista, l'impatto più forte dell'esperienza e il senso ultimo del viaggio e del film, che - dice - «sono stati molto importanti rispetto alla legge approvata il 28 maggio scorso».
«Siamo entrati in tutti e sei gli ospedali psichiatrici giudiziari - racconta Erika Rossi - e abbiamo avuto sempre l'impressione di un fortissimo anacronismo, di ambienti dove non c'è nulla di curativo nè di appartenente al nostro tempo. In tutte le strutture abbiamo presentato Marco Cavallo, e il senso dell'esperienza, la volontà di dar voce a chi non ne ha. A volte - prosegue Rossi - abbiamo trovato un clima "istituzionale", interventi preparati e soggetti scelti ad hoc. Ma altrove, come a Castiglione, si è sviluppato un confronto vero e proprio con gli internati. È stato un momento chiarificatore. Li abbiamo sentiti parlare dei loro diritti regolarmente violati. La cosa più dura da accettare, non solo come regista ma soprattutto come persona, è scoprire che queste persone non sanno nè "se" nè "quando" potranno uscire. Anche i permessi sono sepolti sotto una mole di burocrazia...».
Marco Cavallo, metafora dell'incontro, ma anche delle contraddizioni fra fuori e dentro. Fuori è sempre in movimento, percorre chilometri in autostrada, attraversa piazze, vicoli, strade. Dentro, è immobile, ascolta le voci, aspetta un segnale di cambiamento. «L'obiettivo del film - commenta Dell'Acqua - è di far conoscere questa storia e i risultati concreti raggiunti con il viaggio al maggior numero di persone possibili, cercando di contrastare la disinformazione e i luoghi comuni su una questione tra le più difficili da veicolare. Il film, inoltre, continua la campagna avviata lo scorso novembre, soprattutto per vigilare e denunciare le inadempienze che già numerose rischiano di tradire il portato della legge approvata nel maggio di quest'anno». La selezione al Torino Film Festival - accolta con «grande entusiasmo e soddisfazione» da Aldo Mazza, direttore delle Edizioni alphabeta Verlag - apre al film nuove prospettive e la speranza di conquistare ora i festival stranieri.
Per continuare la strada di Marco Cavallo, oltre i nostri confini.
twitter@boria_a
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