giovedì 4 dicembre 2014

MODA & MODI

 Il fascino dei gioielli lenti   

Braccialetti di macramè di tanti colori, dal bordeaux al grigio perla, dal rosso vivo al glicine. Il regalo di un'amica mi spinge a un viaggio virtuale in una minuscola bottega di Spello, dove si creano gioielli tessili con tecniche antiche, che richiedono tempo e pazienza. Al chiodo piantato su una tavola, si fissa il filo con cui verranno realizzati i nodi per comporre il disegno. «È il "punto fermo" che ho scelto, che ha la stessa funzione degli spilli sul cuscino dove di solito si confeziona questo tipo di merletto», spiega in un video l'artigiana e titolare della bottega, Paola Tacconi www.bottegaintrecci.com). Alla fine il bracciale è un semplicissimo gioco di onde, interrotto da piccole sfere argentate a far da punti luce. Un accessorio discreto, inavvertibile, neanche troppo fantasioso, ma che una volta messo al polso dà il piacere (direi "da contatto") dell'oggetto realizzato a mano, con fili biologici, unico anche nell'eventuale imperfezione.
Continuo nel viaggio virtuale e intravedo collane realizzate col chiacchierino, un altro tipo di merletto fatto di anelli, catene e pippiolini. Il rischio esiste e non è nemmeno facile evitarlo: l'effetto centrino della nonna, la destinazione copritavola o copriletto, cui una volta era relegata tutta questa dedizione. La sfida è proprio questa: rivitalizzare tecniche raffinate all'insegna del design, "aggiornandole" con buon gusto, senso del colore, misura e fantasia. E anche pensare articoli che siano vendibili, in un giusto equilibrio tra tempo impiegato e costi. I merletti così si rivelano flessibili e adattabili. Diventano bracciali, collane, "head-piece", anche l'alta moda li inserisce sempre più spesso nei modelli e negli accessori perché sono impossibili da imitare, il cattivo filato e la lavorazione industriale balzano subito agli occhi.
Il fascino di queste sapienze manuali retrò sta nel loro indefinibile senso di lentezza. Macramè, chiacchierino, tessitura a telaio, racchiudono un'idea di lavoro attento, meditato, non frenetico, non seriale. E se, per farne un business in qualche modo redditizio, non ci si può limitare al pezzo unico, la manualità regala sempre quel margine di differenza che lo rende "individuale". Possono diventare articoli da vendere nei bookshop dei musei, laddove, come da queste parti, la lavorazione fa parte della tradizione locale ed è tutelata. Manualità, territorio, design e moda concentrati in un unico oggetto non sono facili da trovare.

Chi l'ha detto che il souvenir deve per forza essere banale, piacere a tutti e costare niente?
twitter@boria_a

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