martedì 27 settembre 2005

MODA & MODI: stile Karenina

I giornali ce lo dicono ormai da mesi, adesso ci prova anche qualche timida vetrina. I tormentoni dell'inverno, o almeno i principali, saranno tre: cappottini «ramage» o simil-broccato, lo stile russo e l'indomita resistenza del colore verde, pietosamente virato da baccello a salvia.
I primi, per le fedelissime di «Sex and the City», non sono certo una novità, anche se finora parevano confinati alle scorribande notturne della Carrie interpretata da Sarah Jessica Parker. Quante volte l'abbiamo vista uscire di casa allacciandosi di furia un paio di bottoni del minimale e striminzito paltoncino ricamato, prima di infilarsi in un taxi caracollando via sul suo paio di Jimmy Choo da dieci centimetri. Ma, per lei, attesa da un «Cosmo» (il cocktail) ben preparato e da un appuntamento al buio, entrambi corroboranti, il cappotto era certo un optional.
Corto e pennellato sulla figura, quasi una marsina, mono o doppiopetto, damascato, stampato a motivi floreali, in fantasie jacquard, in broccato. Persino su Sarah Jessica sembrava un po' estremo, ora però bisognerà farci l'occhio. Sulla carta promette di regalare una sofisticatissima aria da dandy settecentesco o da chitarrista di una band rock degli anni Ottanta, ma è più facile che l'effetto finale sia quello di un pezzo di tappezzeria riconvertito. Le grandi griffe lo propongono tutte, in colori decisi.
Moschino, poi, estrimizza come al solito e ne dà una versione che pare ricavata incollando quelle presine di lana multicolori, che nelle scuole medie di una volta segnavano dolorosamente le ore di «applicazioni tecniche»
di studentesse inabili all'uncinetto. Bello, insomma, ma a piccole dosi, e soprattutto per chi, di cappotti, ne ha più d'uno. Come lo stile «Karenina» che imperversa sulle riviste femminili, molto meno nei negozi, attenti più che mai a non riempirsi il magazzino di
capi che neppure le svendite di gennaio riusciranno a smaltire. Ci sono colbacchi, cappotti - ancora - con pesanti ricami folk, completi pantalone che sembrano divise da ussaro, stivali percorsi da fiori multicolori, profili di pelliccia da zarina e ricami all'uncinetto da contadina della steppa, matrioske dappertutto, perfino (vedere per credere, United colors of Benetton) sulla biancheria intima, con effetto-sorpresa vagamente kitsch.
E il verde baccello? Ebbene no, non ce ne siamo liberati con l'estate passata. Si è smorzato, annacquato, tenta di dissimularsi tra altre tinte meno invasive, ma subdolamente si insinua. Unica eccezione: la versione borsa di Coccinelle e Furla, quest'ultima virata sul «penicillina». Verdi, ma entrambe splendide per chi ama bucare il «total black».
@boria_a

martedì 13 settembre 2005

MODA & MODI: spose prémaman

Una volta si tentava ostinatamente di camuffare, anche quando l'evidenza fugava ogni possibile gossip. All'altare con un bebè in arrivo ci si affrettava a salire il più presto possibile, prima che gli arrotondamenti e le curve rinforzate alimentassero il sospetto. E che drammi dalla sarta per trovare il modello più discreto, che alla pancia, se era impossibile mascherarla del tutto, desse perlomeno l'apparenza di qualche ambiguo chiletto di troppo.
Cambiano i tempi e la gravidanza, meglio se avanzata, si esibisce allegramente, soprattutto il giorno del «sì». Che assume svariate e fantasiose connotazioni, ma non è certo più «riparatore».
Veline-letterine-vippine e stelline varie, arpionato il futuro consorte milionario, preferibilmente pallonaro, ci hanno deliziato tutta l'estate con le loro foto, pancione all'aria e bikini microscopico, intente a preparare l'abbronzatura per i servizi nuziali (o post-nuziali) da vendere alle riviste.
Gli stilisti intanto si fregano le mani, intuendo i possibili sviluppi commerciali dell'abito da sposa con acconcio spazio per il nascituro. Ci ha già pensato Gattinoni, con un linea di abiti bianchi che proprio nulla fanno per nascondere. Vita bassa e ben sottolineata, così da portare in primo piano il piccino in arrivo che, a posteriori, vedrà nel dettaglio a che punto di strada era quando mamma ha detto «sì».
Guillermo Mariotto, designer di Gattinoni, sintetizza: «Una volta quando una ragazza con bebè incorporato veniva a provare un abito da nozze, dovevamo fingere di non essercene accorti. Ora non vedono l'ora di raccontarlo».
Le nubende «blasonate», per coniugio o esposizione mediatica, hanno aperto la strada: Clotilde Coureau, impalmando Emanuele Filiberto di Savoia, sfoggiava un Valentino prémaman, Martina Colombari, al quinto mese di gravidanza, diceva sì a Billy Costacurta con il pancione griffato da Alberta Ferretti, Ilary Blasi, avviandosi a diventare la signora Totti, fasciava il bebè in un raffinato Armani.
In America è già moda: il negozio specializzato TeKai Designs (www.tk-designs.com) già dal 1998 propone una vera e propria linea per spose in attesa, che copre ormai il sessanta per cento delle vendite. Il motto: «incinta non significa priva di stile». Che le showgirl nostrane seguono alla lettera per il giorno delle nozze, un po' meno quando saltellano per le strade urbane con il famigerato ombelico a vista, lievitato, grazie alla prossima maternità, alle dimensioni di un marron glacé.
@boria_a

Clotilde Coureau ed Emanuele Filiberto il giorno delle nozze