martedì 24 gennaio 2006

MODA & MODI

Slip, slip slip

Naomi Watts in King Kong

 La sola parola vi evoca immagini tristanzuole di pizzi giallognoli, spalline che scendono, sensazione di impiccio, imbarazzo di orli che si intravedono? Per la generazione del '68 e dintorni era un altro degli orpelli da mandare al rogo, nè più nè meno che i reggiseni col ferretto, le giarrettiere e tutto l'armamentario classico della seduzione da letto.
Ricrediamoci. Perchè il mercato d'oltreoceano, che spesso anticipa le mode destinate a catturare più tardi il Vecchio Continente, ne ha decretato il ritorno trionfale. Basta tanga e push-up, la nuova generazione under-quaranta pare apprezzi molto il fascino discreto ma esplicito della rediviva sottoveste.

Slip, slip, slip: dappertutto. I marchi più celebri di biancheria intima, Victoria's Secret in testa, ne hanno riempito i negozi, per non essere presi in contropiede dalla prevista impennata nelle vendite. Per le cultrici del genere, basta curiosare nel sito di Agent Provocateur, biancheria-gioiello (anche per il prezzo) decisamente erotica, che offre nullità tutte pizzo e trasparenze, in diverse lunghezze, da infilare perfino sotto i pantaloni.


Altro sito, Figleaves, informa le acquirenti che le spalle sono la zona erogena esaltata sulle passerelle dell'estate 2006 e che non c'è nulla di meglio per valorizzarle, insieme al décolleté, che le nuove sottovesti ispirate a quelle della nonna, con grandi fiocchi, inserti di pizzo un po' ovunque ma scollature profondissime. Un misto di pudico retrò e sensualità. Si possono indossare nelle notti estive, ma saranno indispensabili per far cadere a pennello gli abitucci inconsistenti e svolazzanti in arrivo per i prossimi mesi. Corte quel tanto che basta a coprire l'orrida visione della biancheria intima (ancora praticata, purtroppo), senza velare le gambe.


Le cinefile hanno immagini ben precise davanti agli occhi. Hollywood ha sempre interpretato la sottoveste come un simbolo contraddittorio di candore e perversione. Sottile invito a comportarsi male. Impossibile non ricordare la felina Elizabeth Taylor de «La gatta sul tetto che scotta» o la più esplicita corruttrice, velata di pizzo e satin mentre sorseggia scotch, in «Venere in visone». Scomparsa col femminismo, la sottoveste è resuscitata timidamente quindici anni dopo, quando la generazione post-contestazione, attratta dal baule della nonna, ha cominciato a indossarla come abito, sopra i jeans, sotto i maglioni over-size. A farla vedere, a non subirla più.


Oggi il cinema più recente la rilancia alla grande. Naomi Watts fluttuante in seta nel rispolverato "King Kong" e Reese Witherspoon, fresca di Golden Globe, in una sottoveste quasi da educanda nel bellissimo «Quando l'amore brucia l'anima», il film che rievoca la passione tra il leggendario musicista Johnny Cash e June Carter, che uscirà a febbraio. La rivista americana «Lucky», nel numero di dicembre, dedica alla sottoveste un grande servizio, ispirandosi all'immagine di Faye Dunaway in «Bonnie and Clyde». Sottovesti cosparse di pizzi e fiori. Nel trionfo mediatico di sederi in libertà, così pudiche da sembrare impudiche.
twitter@boria_a

Faye Dunaway in "Bonnie and Clyde"

martedì 10 gennaio 2006

MODA & MODI: l'aggiustatina fa spettacolo

Il chirurgo Robert Rey, Doctor 90210

Ieri si mascherava, oggi si sbandiera, o quasi. Fino a non molti anni fa la signora che ricompariva, dopo qualche settimana di assenza sociale, gonfia e vagamente tumefatta, negava fino alla morte l'intervento del lifting. Le zampe di gallina ripianate, le guance lievitate in modo sospetto, la bocca rimodellata, il sorriso più disteso, si attribuivano alla vacanza rigenerante, alla dieta miracolosa, allo yoga salvifico, al personal trainer indovinato. Era più facile imputare il palese cambiamento a un fantomatico amante che alla mano del chirurgo estetico.
Oggi il bisturi fa spettacolo e, soprattutto, non fa più vergogna. Dagli aggiustamenti minimi che imbottiscono, riempiono, attenuano, alle liposculture da cui si esce fasciate come mummie, bluastre e doloranti per settimane, l'«aggiustatina» è materia da salotto. Se ne parla, non solo tra amiche intime, ci si scambiano indirizzi e consigli, si rinnovano le fotografie per palesare zigomi più alti e turgidi, si sfoggia senza infingimenti.
Lo sdoganamento ormai dilaga in televisione. Sul network Sky spopolano gli aitanti chirurghi estetici di Doctor 90210, che abbracciano e sbaciucchiano le tremebonde clienti di Beverly Hills prima di concedersi alle telecamere, sempre col sorriso stampato, mentre stantuffano orribili cannule nella cellulite di pance e coscie. Più reale e radicale è «Extreme makeover», sorta di lotteria del bisturi, di reality show del rifacimento, che consente a fortunati e anonimi vincitori di assicurarsi, dopo settimane di sofferenza, una trasformazione integrale, nuovi fisici e lineamenti accolti con gridolini deliziati dai parenti lasciati all'oscuro.
Impiegati, casalinghe, segretarie della sconfinata provincia americana arrivano in limousine fino a miliardarie cliniche della bellezza, da dove escono dopo aver tirato la faccia, impiantato un nuovo mento, piallato il naso, rifatto e sbiancato i denti, risucchiato il grasso superfluo, cancellato le smagliature, trapiantato i capelli, scolpito il sedere, riconfigurato i fianchi.
Niente ci viene risparmiato. La telecamera li segue, avida, mentre escono dalle sale operatorie completamente imbozzolati, e poi nella dolorosa convalescenza, indugiando sui tamponi sanguinolenti sfilati dalle narici, sulle palpebre attraenti come bistecche, sul seno imprigionato nelle fasciature, sulle cicatrici rossastre che presto lasceranno il posto alla rinnovata epidermide.
Altro che Nip/Tuck, la prima, discussa serie televisiva proposta da Italia 1, dove, al più, si osservava da vicino il campionario delle protesi mammarie. Altro che Platinette e Irene Pivetti, pioniere un po' pruriginose della ricostruzione da piccolo schermo.
Oggi il bisturi trionfa in ogni stadio e dettaglio, cruento ma concupito. La chirurgia estetica o, perlomeno, qualche iniezioncina levigante, sono considerate alla portata di tutti, delle intenzioni se non del portafoglio. Un po' in declino, fortunatamente, il pompaggio delle labbra, al quale ha ceduto anche la deliziosa, eterna fidanzatina del cinema Meg Ryan, guadagnandone un sorriso espressivo come quello di un Muppet. E poi anche i baciatori più solerti testimoniano: la loro freddezza è scoraggiante.
@boria_a

Meg Ryan nel 2006: è già cominciata la trasformazione... (National Magazine Awards)