martedì 29 novembre 2011

MODA & MODI

Segnali di crisi da borsetta

L'altezza dei tacchi e il contenuto della trousse da borsetta: ecco dove cercare i più attendibili indicatori della recessione. Stiletto vertiginosi e nuove nuance per il make up sollevano il morale quando non rimane molto altro su cui scialare.

Ma le certezze del passato vacillano, proprio sui tacchi. Le scarpe col plateau sostennero le signore attraverso la Grande Depressione, le accompagnarono nelle camminate imposte dalla crisi petrolifera degli anni Settanta e, in tempi più vicini a noi, le confortarono durante il tracollo delle società informatiche.


Ora, invece, la crisi economica planetaria suggerisce di appiattirsi piuttosto che svettare e quindi, all'insegna della conclamata sobrietà, si impennano solo le vendite dei tacchi Merkel, un kitten heel, una spartana e quadrata mezza misura. A ricordarcelo è nientemeno che l'Ibm, impegnata a monitorare le conversazioni sulle scarpe dei più famosi blogger per promuovere i suoi software e i suoi servizi di consulenza: a sondaggio concluso, pare che i tacchi siano piombati dai 22 cm del 2009 ai cinque odierni.
22 centimetri? Davvero nel 2009 infrangevamo le leggi fisiche piuttosto che quelle economiche? La misura non ha importanza, rispondono i sondaggisti, quello che conta è l'andamento generale, ovvero meglio i piedi per terra.


Non va meglio al celebre "lipstick index", l'indicatore inventato nel 2001 da Leonard Lauder, presidente di Estée Lauder, per spiegare come mai le vendite di rossetto crescano quando i conti segnano rosso: in tempi di magra, diceva, la gente preferisce spendere in piccoli lussi accessibili. Dal 2007, però, l'accaparramento di rossetti è in frenata. Sono stati anni così altalenanti che ogni signora ne ha una scorta più che ragguardevole e il lancio di una nuova sfumatura non riesce più a calamitarla davanti agli espositori delle profumerie. Non fermatevi al rossetto, replicano dalla Estée Lauder, è il piccolo cosmetico in genere il termometro del nostro scontento. Guardate le unghie: mai come in questo periodo spopolano nuovi colori, decori, ricostruzioni ardite. Il "nail index" sostituisce il "lipstick index". La vendita di smalti è in ascesa dal 2008, gli artigli curati fanno tirare la cinghia con eleganza. E il fondotinta? Quotazioni in salita. Alla faccia di chi propone di aumentare l'Iva su botox e ialuronico, intanto ci consoliamo con unghie e labbra roventi e con un incarnato a prova di bile.
@boria_a



martedì 15 novembre 2011

MODA & MODI

L'eleganza dell'hostess ci conforta

"Pan Am", serie televisiva prodotta dal 2011 al 2012


Non ne abbiamo ancora visto una puntata, ma sappiamo già di non poterci sottrarre all'influenza dello stile misurato e ingessato delle hostess della Pan Am, come si intitola la nuova serie americana in onda sulla rete Abc, che da noi approderà in primavera: gonna al ginocchio, calze trasparenti, eyeliner, filo di perle e borsetta al braccio.

Un'allure retrò già da tempo in auge grazie alle signore di un altro fortunato prodotto televisivo Usa, Mad Men, con le sue segretarie dai golfini piccoli appoggiati alle spalle, le camicette col fiocco e la figura pennellata a clessidra dalle guaine, anche loro, guarda caso, tornate di moda nella lingerie di stagione (ma guai a chiamarlo "contenitivo", ora l'intimo tecnologico è "shaping"...).

 Le protagoniste delle due storie hanno caratteristiche diverse - le une sono il decorativo fondale di un mondo di uomini, percorse dai primi fremiti di femminismo, le altre pioniere della conquista del cielo - ma il cliché che suggeriscono è lo stesso: discrezione, eleganza sottotraccia, femminilità rassicurante e mai gridata, discreta propensione all'accudimento maschile.
Il tailleur, il cappotto dalle linee pulite e con i bottoni dorati, la mantella, il foulard annodato al manico della borsa, piccola e compatta, il mezzo tacco rimandano alle divise storiche delle hostess dell'Alitalia, firmate dai grandi nomi della moda, dalle Sorelle Fontana a Mila Schön, da Balestra ad Armani, non a caso celebrate dalla nuova collezione di Barbie sfornata dalla Mattel e in mostra a Roma: piccole donne impeccabili, sigillate in una morbida corazza che le difende dalle scorribande e dalla volubilità della moda.

Dalle bambole televisive o di plastica agli abiti in passerella, si scava con accanimento nel passato. Un'operazione nostalgia che in questa stagione piena di minacce conforta piuttosto che infastidire, quasi che i reperti dei tempi dell'eleganza consolidata, del "less is more" nei vestiti e nei modi, ci aiutassero a uscirne indenni. I power suit della nomenklatura, come il tailleur con minigonna della primogenita Berlusconi immortalata su un quotidiano nei giorni della disfatta paterna, le scollature verticali delle parlamentari dello spettacolo in fuga, sembrano adesso semplicemente importabili. Come le imbottiture che, almeno dalle spalle, si possono togliere.
@boria_a


Le hostess di "Pan Am" in libera uscita

MODA & MODI: con lo yeti ai piedi

Sono ricomparsi anche quelli che credevamo di aver per sempre sepolto tra gli orrori degli anni '70, e poi nelle varie, cinepanettoniche "Vacanze a Cortina" natalizie: i moon-boot pelosi. Trent'anni fa le propaggini dello yeti sembravano confinate alle passeggiate cortinesi delle signore più aggiornate, oggi minacciano di invadere le città, intruppate tra i tanti modelli di stivali degli ultimi decenni riesumati e aggiornati. Poco importa che quei Barbapapà di pelo dove infilare metà del polpaccio fossero guardabili solo dal metro e ottanta di gamba in su (soprattutto se in abbinamento ai vecchi pantaloni da sci, rigidi, legnosi, per niente tecnici...), perchè gli stilisti ci hanno aggiunto un bel paio di tacchi a stiletto, che slanciano.
Da ranchera, a metà coscia tipo Pretty Woman prima della trasformazione, bassi e cinghiati da motociclista, altissimi e superaccessoriati, con applicazioni di rose, inserti di velluto, passamaneria, pizzo, infiocchettati o dotati di catenelle e borchie: gli stivali sono la calzatura per far galoppare la fantasia in quest'inverno non ancora iniziato, ma dalle svendite precoci.
Più sono preziosi, più sono fetish. Fendi li trasforma in una ricercatezza da sera, in jais e canottiglie di vetro a motivi tropicali, da indossare con un monacale vestitino nero. Perchè lo sguardo si deve concentrare solo sulle estremità, che Chanel rende interminabili e guantate fino alla coscia, Richmond valorizza sul tallone, con l'immancabile mezza-griffe per logo-dipendenti, Guess impreziosisce con inserti di pitone, Geox rifinisce con le cinghie da motociclista, e Manolo Blahnik, il calzolaio delle stelle per eccellenza, infila in stivaletti texani superlussuosi, per le cow-chic.
Tornano anche le galosce antipioggia, coloratissime e tecnologiche, che fanno tanto scolaretta sguazzante nella pozzanghera ma costano centinaia di euro (per la cronaca uno dei modelli high-tech più accessibili è quello di Stonefly, in vernice con suola a contrasto, 90 euro).
Tra le prime, a rinverdire le galosce, ci aveva pensato Vivienne Westwood, in occasione della retrospettiva-omaggio che il Victoria & Albert Museum di Londra le aveva dedicato nella primavera dell'anno scorso. Tra i gadget sfornati per la mostra, gli stivali di gomma nei colori dei suoi famosi tartan, soprattutto nell'inimitabile azzurro. Allora sembravano una bizzarria un po' kitsch, oggi si portano per divertimento, anche senza nuvole in giro. 
Le psicologhe della moda invogliano all'acquisto dello stivale rassicurandoci sul fatto che in un unico accessorio si condensano potere e sottomissione, entrambi graditi all'uomo. La donna si appropria della calzatura maschile per eccellenza, la scarpa dei soldati, dei cacciatori,
dei possidenti, ma la indossa come la Julia Roberts di Pretty Woman indossava le sue cuissardes nere: per provare a suscitare, o a resuscitare il piacere maschile. 
Dominatrice e schiava, vecchio, immutabile gioco.

@boria_a

martedì 1 novembre 2011

MODA & MODI
 
Hillary sdogana lo scrunchie
 
 

 

«Nessuna donna chic si farebbe sorprendere, manco morta, in un ristorante di Manhattan con uno scrunchie». Lo dice Carrie Bradshaw in un episodio di "Sex and The City" all'allora fidanzato scrittore Berger: nel suo ultimo libro c'è un errore madornale, un'autentica contraddizione, ovvero l'aver messo in testa alla protagonista quel mesto elastico ricoperto di stoffa, che, al più, può essere utilizzato in bagno, mentre ci si lava la faccia davanti allo specchio.

La storia tra i due s'incrinò all'istante, lasciando un piccato Berger a interrogarsi su perchè mai quell'innocuo pezzetto di tessuto potesse identificare senza appello una provenienza extranewyorkese.
Già il suono, scrunchie (viene dal nome del cane della signora che lo brevettò), in inglese rende l'idea di qualcosa di grossolano e ordinario, irriproducibile in italiano, dove il "fermacoda in tessuto" della traduzione ha anzi una ridondanza che fa immaginare un vezzo quasi aristocratico.

Eppure, quel pezzo di archeologia degli anni '80, che il New York Times all'epoca bollava come "striscia di gomma indossata in tivù dagli insegnanti di aerobica", sta tornando in auge.
Che cosa dirà, adesso, la Carrie della maturità davanti allo sdoganamento dell'aborrito accessorio da parte di Hillary Clinton, signora sempre attenta a quello che si mette in testa: eccola, mentre parla ai giornalisti accanto al primo ministro peruviano, con pesanti orecchini d'oro, una spilla a forma di ranocchio sulla spalla e la chioma trattenuta da un inequivocabile "scrunchie" nero. L'aveva già fatto, mesi fa, scendendo dall'aereo a Madrid con i capelli incrocchiati in un abbacinante disco di stoffa bianca. Non era confusione da jet-lag, ma una vera e propria scelta fashionista, che condividono altre signore sempre più o meno in lista tra le meglio vestite del mondo.
 
 

 
 
Sienna Miller e Catherine Zeta-Jones, per esempio, non si fanno problemi a indossarlo e non sul tapis roulant ma impellicciate e con occhiali da diva mentre fanno shopping.

Il popolo del web si divide: non spezza i capelli, dicono le favorevoli, lasciamolo alle ginnaste, rilanciano le contrarie. Intanto gli scrunchie sono tornati a penzolare baldanzosamente in molte profumerie, un reperto naufragato fino a noi dagli anni della tonificazione e della bolla di entusiasmo.
@boria_a