martedì 3 giugno 2008

MODA & MODI: la lingerie di Carrie, fuori tempo massimo 


Passi il film, deludente come sempre capita quando una serie geniale - forse il prodotto televisivo più acuto, disinibito, intelligentemente non moralista degli ultimi anni - viene spalmata sul grande schermo solo per una gigantesca operazione commerciale. Forse questo lo si poteva anche perdonare a Carrie e alle sue amiche, che nella versione film di «Sex and The City» sembrano solo diventate più vecchie, a dispetto delle spianature del botox e del chirurgo («are we getting wiser, or just older?» si chiede la protagonista nella terza serie, e vien voglia di risponderle, pur con tutto l'affetto dovuto a un'icona, «ahimè siete diventate solo più vecchie, prevedibili, stridule, domestiche e fate anche poco sesso...»). Ma il merchandising che riprende vitalità intorno alla serie «defunta» o meglio «felicemente cristallizzata» nella nostra memoria di fan della prima ora, è proprio triste, anacronisticamente insopportabile.
Insieme alla pellicola arriva nei negozi la prima collezione di lingerie firmata «Sex and The City». Ben quattro linee diverse, una per ciascuna delle protagoniste e dei loro caratteri: stravagante come Carrie-SarahJessica Parker, sensuale come Samantha, chic come Charlotte e cosmopolita come Miranda. Reggiseni a balconcino, perizomi, babydoll, reggicalze, tulle, bordi animalier, rose diffuse, pizzi smerlati, tutto l'armamentario della seduzione disinvolta e leggera che ci ha fatto sorridere, divertire, sbalordire e magari anche convinto a comprare qualcosa nella lunga stagione delle sei stagioni televisive e che oggi abbiamo sepolto con qualche rimpianto in fondo al cassetto.
Le coetanee di Carrie e delle sue amiche sono diventate come loro: mamme, mogli o in procinto di esserlo, stritolate tra il lavoro, la carriera e tutto il resto, con poco tempo e sempre meno entusiasmo per quei rituali al quale la lingerie in questione sembra finalizzata. Il «sex» del titolo non c'è più nel film: se persino Samantha si cosparge inutilmente di sushi e deve rinunciare ai suoi ragguardevoli standard perchè «lui», che fa l'attore, ha bisogno di un sonno di bellezza, allora quegli hot pants, quei bustier, quei nonnulla di mutande restano solo un business un po' desolante e desolato, fuori tempo massimo. Le «it girls» sono cresciute, pure troppo, e alle generazioni di amiche successive sembra piaccia di più la morigeratezza dei costumi e la praticità dell'intimo. Chi se la filerà, allora, la biancheria così lussuosamente scorretta, così sventata di «Sex and The City»?
Accanto a me, in una celebre catena di cosmesi (molto, molto pubblicizzata nel film) una ragazzina compila la scheda del concorso: tot euro di spesa e la possibilità di vincere cinque giorni nella «City» senza «Sex». Sono sicura che a lei quel rosa e nero del cartoncino, i colori della serie, non dicono proprio niente. E che, se vince, si perderà Perry Street, dove «abitava» Carrie con decine e decine di scarpe, di borse, di abiti, di reggiseni, di amorazzi. Prima di diventare grande.
@boria_a

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