martedì 9 settembre 2008

MODA & MODI: il viola che non fa più paura

Ingrid Betancourt dal presidente Sarkozy e signora
Se è il colore preferito da Michelle Obama, possiamo stare tranquille: chi più di lei ha bisogno di togliere di mezzo la sfortuna? L'aspirante first lady americana indossa spesso nelle occasioni ufficiali la nuance «ciclamino», particolarmente delicata sulla pelle nera. E c'è un'altra presidentessa che lo ha eletto a suo colore preferito per gli appuntamenti pubblici, Carla Bruni Sarkozy, tutta Audrey in quei deliziosi tailleurini di Dior tinta melanzana, prugna, fiordaliso, glicine. Sfumature comunque soffici, che donano al suo incarnato bianchissimo, senza congelarlo in un pallore livido, un po' funebre. Ingrid Betancourt l'ha scelto per presentarsi al presidente francese dopo la sua liberazione: uno «sdoganamento» ai limiti dell'audacia.
Guardatevi in giro. Non c'è vetrina dove non dilaghi. Timido nella ricomparsa, un paio di stagioni fa, oggi quasi invadente. Il viola non si nasconde più. Borse, scaldacuore, cappelli, sciarpe, calze, ma anche cappotti, vestiti, piumini, chiodi, e ancora pigiami e lingerie raffinata.
Viola perfino nell'abbigliamento per bambini e per camicie e pullover maschili, stemperato in malva, lilla, mirtillo, più accettabili e adattabili anche in guardaroba ingessati dal grigio e nero. Bando alle sciocche credenze, dire che porta male, questo davvero non va più di moda. Se nel Medioevo era il colore dei paramenti sacri della Quaresima, quando il teatro era bandito e gli attori facevano la fame per quaranta giorni, oggi più di una star dello spettacolo lo sfoggia in palcoscenico polverizzando secoli di fama jettatoria e non c'è tappeto rosso o prima in cui non compaia, imperativo e invasivo. Poche ricordano che la divina Duse, la prima a sfidare la sorte e il luogo comune, morì su un palcoscenico di Pittsburgh, il 21 aprile, 1924, fulminata in un abito viola... Men che meno Madonna, in lucidissima vernice malva (e non solo: praticamente ha saccheggiato tutta la palette) nel tour di «Confessions on a Dance Floor», il suo decimo album. E tantomeno Patricia Field, costumista guru di «Sex and the City», che veste Carrie in un abito viola-paramento al secondo matrimonio della sua amica Charlotte, dove ben altri sono i segnali di una presunta sfortuna: il vino versato sull'abito da sposa, il bicchiere che non si rompe sotto i piedi dello sposo, il foglio con il discorso che prende fuoco.
Mila Schön, la stilista dalmata scomparsa pochi giorni fa, fu tra le prime a farne un colore «portabile», insieme ai grandi della moda, Saint Laurent, Dior, Givenchy, Ungaro. E in «Rara avis», la bella bella mostra che il Metropolitan di New York ha dedicato a Iris Apfel, icona della moda americana (difficilmente arriverà in Europa, ma è corredata da un catalogo di Thames & Hudson), ci si può ispirare con un irriverente modello da sera di Lanvin, anno 1983: full-viola cangiante, modello monsignore, con tanto di bijoux a croce. Mai prima delle sei del pomeriggio, come vogliono gli ortodossi del dress-code? Gli stilisti dicono di no. Il viola più discreto si porta a tutte le ore, combinandolo col nero, col grigio, col verde, perché a dispetto della sua apparente rigidità cromatica, è un colore che si sposa volentieri con gli altri, li galvanizza, li «muove», li ammorbidisce. L'unico rischio è cadere nell'estremo opposto: è comunque una tinta imperativa, ne basta un po'. Personalmente ho ceduto su tutta la linea e, in una miniera del vintage, ho trovato tre nuance perfette, datate e immeritatamente abbandonate: giaccone prugna Donna Karan per i primi freddi, gilet mirtillo Westwood, borsina francese da sera melanzana anni Quaranta, a prova di superstizione.
@boria_a
Madonna in "Confessions on a Dance Floor"

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