sabato 11 luglio 2009

E' ITS EIGHT A TRIESTE
Al sudcoreano Mason Jung l'ottava edizione del fashion contest 



The greatest show of all firmato dalla scenografa Belinda Devito per ITS Eight

TRIESTE Signore delicate come porcellana. Vestono gonne che sono tazzine rovesciate, pelle candida bordata dai decori di Sèvres in oro, azzurro, "bleu du roi", quel filo di rosa confetto che prese il nome da Madame Pompadour. Sono eleganti e intoccabili come servizi da custodire nella cristalleria le donne immaginate da Karisia Paponi, prima giovane stilista italiana ad aprire una sfilata di ITS, la numero otto, quella che sarà anche l'ultima del concorso di moda a Trieste. Sulla pista circolare dell'ex Pescheria, scivolando altere sul fondo sabbioso, le modelle sono sigillate in abiti ispirati alle decorazioni della ceramica, e che come la ceramica sembrano sul punto di andare in frantumi, abbigliate per un tè pazzoide alla "Alice nel paese delle meraviglie".


Un modello di Karisia Paponi (foto Massimo Silvano per Il Piccolo)

Non poteva esserci uscita più azzeccata per dare avvio a "The greatest show of all", il grande circo di inizio secolo che è il filo conduttore di questa edizione di ITS. Ancora una volta, incalzata dalla presentatrice habituée Victoria Cabello, l'ex  escheria ha pulsato e rimbombato al ritmo delle capitali della moda, Milano, Londra, New York, col primato di concedere una passerella autentica, bizze e narcisismi compresi, a stilisti emergenti, a sbarbatelli talentuosi ancora sui banchi di scuola. Molti, ieri notte, sono usciti dal loro, "personalissimo", Salone degli Incanti, con lo stage da una griffe importante, da Diesel a Gucci, l'anticamera della professione, o "scoperti" dalle cacciatrici di teste del lusso, in sala e nella giuria. È accaduto anche a David Steinhorst, il vincitore dell'anno scorso, oggi al lavoro nello studio di Antonio Berardi, che è ritornato a Trieste un anno dopo con una collezione maestosa di abiti polvere, cipria, ostrica, una riedizione, ancora più raffinata e sartoriale, delle sue farfalle da cocktail, tutte pieghe, tagli, incroci, impalpabilità e sideralità.
E meno male che c'erano le donne di Karisia, di David, quelle lunghissime e nere, un po' infernali, di un'altra italiana, Erika Comin (un primato "nazionale" quest'anno, tutto al femminile), o dell'israeliana Maria Lavigina, imbozzolate in piume e vernice, a riconciliarci con la coerenza, la personalità, l'assertività di uno stile.


Perchè ITS Eight, l'anno degli uomini, ben sette collezioni per lui in pista, mai così tante, e un surplus di scolpitissimi indossatori fatti arrivare da Milano per la bisogna, ha perso i suoi maschi un po' per strada. Persino il tycoon del denim, Renzo Rosso, seduto come sempre in prima fila, è parso sollevare un sopracciglio di perplessità davanti a questi buffi figuri sepolti da ponchi di lana, infilati in mutande dalle proporzioni schizofreniche, umiliati in completini trasparenti da trasferire su due piedi in fondo alle Rive, al sexy shop poco distante. Maschi imprecisi o impresentabili, grigi come le sfumature predominanti nelle collezioni, o talmente alla ricerca di identità da mescolare a casaccio quadri, bavaglini, ghette, berrettucci, costretti alla fine a a coprirsi la faccia con le calze.

Renzo Rosso e Victoria Cabello all'ex Pescheria di Trieste (foto Andrea Lasorte per Il Piccolo)
A salvare lui dal ridicolo ci ha pensato la tedesca Josefine Jarzombek, che finalmente ci restituisce un uomo sensuale, con pantaloni a sigaretta impreziositi da dettagli, o ampi e chiusi di lato, in modo da formare una piega che fluttua sulla gamba, un uomo che non si sente messo in pericolo dal bijoux grande, geometrico, appeso al collo del maglione o al trench. E un maschio da applauso è anche quello disegnato dal sud-coreano Mason Jung, non a caso il vincitore assoluto di quest'anno, che reinventa l'eredità delle forme classiche (lui la definisce un "fardello", e intitola così la sua collezione) fino al punto da nascondere in un abito innocuo un sacco a pelo, e viceversa.
La collezione maschile di Mason Jung
ITS Eight, la breve stagione della moda triestina va in archivio e si rifugia sul web, colpa della crisi economica e della poca attenzione delle istituzioni locali? A sfilata finita, dopo l'assalto alla pista dei ragazzi di tutte le edizioni del concorso, alcuni già sul mercato con le loro etichette, Renzo Rosso, principale finanziatore, si accalora: «Sono qui di nuovo a Trieste per l'ottavo anno di fila per dimostrare ulteriormente quanto credo in questo progetto e nella grande opportunità che questa manifestazione dà a giovani di tutte le parti del mondo. Trovo incredibile che la città, la provincia e la regione non abbiano capito appieno non solo il valore incondizionato di ITS, ma anche gli enormi risvolti d'immagine che porta a questi luoghi, i personaggi di altissimo livello che visitano Trieste e ne parlano, stilisti, giornalisti, giovani creativi. Siamo rammaricati - insiste - che non ci venga dato il minimo supporto, pensando a tutto l'impegno e risorse con cui tutti noi riusciamo a portare qui
giornalisti importanti di tutto il mondo, che a loro volta porteranno questa città alla ribalta a livello internazionale.... Trieste storicamente era la porta di transito tra diverse culture e culla di creatività innovativa. Sarebbe bellissimo vederla ritrovare con orgoglio questo ruolo grazie a un progetto come ITS, che già ha nelle sue mani». 
A "salutare" il circo della moda c'erano il sindaco Dipiazza con vari assessori della sua giunta, qualche consigliere regionale, rappresentanti della Fondazione CrT. Pianeti, secondo uno slogan politico che da queste parti ha avuto una certa fortuna, "allineati", capaci di reciproche influenze e condizionamenti. Troveranno fondi o si spenderanno per restituire quelli tagliati, impediranno che ITS, i suoi colori, la sua passione, la sua gioventù, il suo business, diventino solo un'avventura virtuale?

@boria_a

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