sabato 14 luglio 2018

 IL LIBRO

La ragazza che portava il diamante al naso come un piercing da quattro soldi 





I diamanti guardano gli opposti. La ricchezza e la povertà assolute, gli estremi della scala sociale. La piccola miliardaria cinese che riceve in regalo due pietre rosa battezzate col suo nome e il piccolo miserabile della Sierra Leone, drogato e armato di kalashnikov per controllare chi lavora nelle miniere. «C’è chi li porta al dito e chi con le dita li raccoglie nel fango. Chi li compra all’asta e chi viene ammazzato se cerca di venderli. Solo loro conoscono lo spazio fra due destini paralleli». Mondi che non si incontreranno mai e che un diamante, testimone splendido e passivo, intercetta e non trattiene.
Anche la protagonista dell’ultimo romanzo di Caterina Bonvicini, Ludò, racchiude in sè gli estremi: la serenità di una vita agiata e movimentata, in giro per il mondo, e la mostruosità di un passato lontano, nella costrizione dell’immobilità per sfuggire alla morte. Il suo preziosissimo diamante rosso, che porta al naso come un piercing da quattro soldi, è lì, a testimoniare queste esistenze spaiate, che non possono riconciliarsi e che il suo stesso marito ignora.


Caterina Bonvicini


Nella prima pagina di “Fancy Red” (Mondadori, pagg. 293, euro 18,00), Ludò è già morta. Quando Filippo, gemmologo da Sotheby’s, si sveglia nella lussuosa camera da letto di una villa in Grecia, ai suoi piedi c’è il cadavere della moglie, un paio di forbici piantate nel collo, e accanto una giovane sconosciuta che lo accusa dell’omicidio. Ma è stato davvero così? La donna nella mano stringe la pietra di Ludò, che crede un semplice rubino: invece è il “Fancy Red”, diamante rosso, purissimo e dal colore singolare, di cui al mondo esistono forse trenta esemplari. If, internally flawless, perfezione assoluta.
Lui morde la mano della sconosciuta, per costringerla a mollare la pietra, intuisce che in quella gemma c’è la chiave della sua vita e la soluzione di tanti interrogativi. “Il piano di sfaldatura”, direbbe un gemmologo: il punto naturale dove la pietra cede, che i tagliatori studiano per mesi.


Filippo non ha mai voluto possedere un diamante, almeno finchè non ha conosciuto Ludò. E ora sarà proprio il “Fancy Red”, che appare e scompare lungo tutta la trama, a guidandolo a ritroso sulle tracce del passato della moglie, morta eppure protagonista in ogni pagina, con i suoi segreti e la sua inquietudine. Ludò adottata dal ricco finanziere milanese e da lui amata più dei suoi figli naturali; Ludò affamata di sesso, alla ricerca di avventure di una notte con Filippo, da Lisbona a Cuba, dalle Fiandre all’Argentina; Ludò bambina che, al luna park con la nuova mamma, rifiuta il cane di peluche vinto al tiro a segno perchè le ricorda i bersagli dei cecchini a Sarajevo; Ludò che affida i ricordi tremendi dell’assedio solo alle lettere indirizzate al marito, al suo “Pip” e scritte al computer come un diario da non condividere. Ludò che molti anni dopo, durante un incidente in barca a vela, vede un uomo morire in mare e sente il sangue fresco, calpestato sulle strade a Sarajevo, risalirle in testa.


Lungo gli otto capitoli della struttura a ottaedro, come quella cristallina del diamante, questo thriller asciutto, a tratti spiazzante, affolla tanti temi: i rapporti di coppia, il divario sociale che si allarga fino a diventare sperequazione tra il Nord e il Sud del mondo, la malavita internazionale, il coesistere di verità e menzogna. Al centro, metafora del doppio, il Fancy Red, che continuerà ad attraversare mondi e vite, a essere bramato o maledetto, senza che sporcizia e imperfezioni lo intacchino.
A differenza di Ludò, vittima del più elementare e ferino sentimento umano.

@boria_a

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