lunedì 8 ottobre 2018

MODA & MODI

 Vestivamo alla marinara, con la Barcolana
trionfa l'outfit del velista (o presunto tale)










La Trieste Barcolana cambia pelle. È una muta lenta, che comincia con i primi gazebo alzati sulle rive. Anche chi non ha dimestichezza con scafi e strambate, scopre in sè un animo marinaro.

Mentre i bar si allungano all’esterno, montano panche e spinano birre dai fusti che spuntano come funghi, gli armadi degli autoctoni si aprono per andare in regata. I marinai di lunga esperienza si ringalluzziscono, sfoggiano i reperti consumati come trofei, sanno bene che meno velista sei più ti appendi al logo, perchè la griffe fa il “sailor”. Tutti gli altri, che vogliono sentirsi parte della festa, scavano fuori un bomberino tecnico e un paio di scarpe da ginnastica per atteggiarsi a navigatore. Un cappellino consumato dal sole e dal sale ed è facile entrare nella parte.


Sbarcati da fuori per l’occasione, nei giorni che precedono la regata, si vedono improbabili capitani di terra, con l’outfit perfetto per entrare e uscire dai gazebo sulle Rive: maglioncino legato al collo, pantaloni blu con un accenno di piega (o bianchi, se il tempo lo consente), una lampadata al viso da maratona transoceanica, testano con applicazione l’offerta enogastronomica a ridosso del mare. E strologano sulla forza del vento, con lo smartphone in mano, perchè la Barcolana rende tutti un po’ velisti ma soprattutto molto meteorologi.


I vecchi dei circoli velici li riconosci al volo. Ormai nessuno, raccontano, ha più l’armadietto in sede dove stivare i vestiti stinti e logori da mettere “per la barca”, quelli che una volta uscivano dal circuito urbano per consunzione ed entravano in quello marino, dove trovavano una seconda vita. I tessuti tecnici hanno conquistato anche i regatanti più attempati e poco inclini alle diavolerie: leggerezza e traspirabilità sono parole d’ordine per tutti, con buona pace dei maglionacci bucati.


Alla vigilia, calano i tecnici. E le categorie cominciano a distinguersi. I competitivi - uomini e  donne, qui la moda è davvero “genderless” - si riconoscono al primo sguardo. Non hanno saccheggiato le linee “marina” dei negozi specializzati, con novità e colori di stagione, che sono un po’ l’equivalente “cruise” delle passerelle, ovvero le collezioni di chi non ha la noia del cambio di stagione, tanto in pieno inverno può traslocare ai Caraibi con un guardaroba nuovo di zecca per sport o relax a bordo piscina.


I velisti che sentono il brivido della gara portano tutta la loro storia in borsoni consunti dal marchio tecnico. Indizio inequivocabile: le scarpe da barca ben “provate” appese per i lacci. Se piove ci sono gli stivali, con ghette antifreddo e waterproof, mai di gomma per carità, altrimenti si “scivola”, letteralmente, nella categoria sfigati. Il cappellino consunto affratella, lo portano amatori e professionisti.


E ai piedi? Nudi con le infradito, anche se il meteo è in picchiata, fa tanto regatante maledetto e di sicura esperienza, abituato a solcare mari molto lontani da Trieste. Qualcuno, in questa categoria, lo vedi circolare in fuseaux con ginocchio rinforzato (una versione sportiva di quelli che le modaiole chiamano “meggings”, l’equivalente uomo dei leggings, altrettanto inguardabili), sopra cui infilare bermuda multitasche. Ecco servite due brutture una sopra l’altra, ma, se quest’edizione della Barcolana è fortunata, davvero con buon vento, può capitare di vederli addosso a un omologo marino di Roberto Bolle, e pure con un filo di barba maschile.


Eccoci a bordo, finalmente. L’agonista s’infila lo spray top, giacchino che sprizza neoprene e conferisce ai movimenti la fluidità di un omino Playmobil, in particolare quando è il momento di toglierselo. I guanti, accessorio manicheo, che divide seccamente tra estimatori e detrattori, qui amano le mezze misure: dita libere per fare nodi. E la cerata? La portano i croceristi, alla Barcolana solo se infuria la bufera, altrimenti ci si dichiara in partenza velleitari: vestiti da Middle sea race magari per piantarsi in mezzo al golfo e tirar fuori salame e tagliere.


Finita la festa l’esercito dei regatanti molla gli ormeggi: rispuntano scarpe da ginnastica e bomberino per veleggiare in scioltezza verso gli erogatori di birra. Un’avvertenza: girare con borsone e maglietta “logati” Barcolana, non è troppo apprezzato dai velisti puristi. Da queste parti, nei rudi uomini di mare batte un cuore molto snob.

@boria_a

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