lunedì 8 maggio 2006

 IL LIBRO

 Da Aspasia a Monica, storie di potenti o scomode "altre"


Eva Braun e Gloria Swanson, Maria Vetsera e Coco Chanel, Camilla Parker-Bowles e Livia Drusilla. Donne di tutte le epoche ed estrazioni sociali, di tutte le parti del mondo e di ogni razza. Intellettuali e popolane, signore e signorine, splendide e ordinarie. Alcune diventate leggende, altre restituite a un frammento di storia soltanto da epistolari, memorie, documenti della burocrazia.
Queste donne sono le «altre», quelle che genericamente vengono liquidate come «amanti», ma che nelle varie epoche e società hanno assunto contorni e connotazioni diverse, dalle concubine orientali alle mantenute dei sovrani, dalle compagne dei religiosi alle pupe dei gangster. Le donne «muse», come Catherine Walston per il drammaturgo e romanziere inglese Graham Greene, o le donne «trofeo»: la Callas lo fu per Onassis, Gloria Swanson per il patriarca Joe Kennedy (che, accortamente, riempiva di regali l'attrice addebitandoli sul conto della stessa, come la malcapitata ebbe modo di scoprire una volta rimasta in bolletta...), Marilyn per John Kennedy, figlio di Joe.



Gloria Swanson


Elizabeth Abbott, docente americana e da molti anni studiosa della condizione femminile, la chiama «amantità». Neologismo tradotto dall'inglese «mistressdom», che abbraccia tutti i modi di rapportarsi intimamente a un uomo, nel senso fisico e intellettuale, che non siano il matrimonio. 



 
Coco Chanel


L'amantità, spiega la Abbott, è inestricabilmente collegata al matrimonio. Anzi, il matrimonio è l'elemento in base al quale si stabilisce chi è un'amante e chi no. Quest'associazione quasi paradossale tra due condizioni femminili «opposte», almeno nel comune sentire, si estende attraverso il tempo e lo spazio ed è profondamente radicata in quasi tutte le principali culture. Il multimiliardario inglese sir Jimmy Goldsmith, che esalò l'ultimo respiro circondato da mogli, ex mogli, amanti in carica e passate, sintetizzò il problema con una battuta fulminante: «Quando un uomo sposa la propria amante crea ipso facto un nuovo posto di lavoro».

In «Storia delle altre» (pagg. 606, Mondadori) Elizabeth Abbott ha scelto di analizzare come l'«amantità» rifletta (e intacchi) la natura del matrimonio e del rapporto maschio-femmina nelle varie epoche e culture. Come la relazione tra un'amante e il suo uomo rispecchi la condizione e il ruolo delle donne nella società in cui vivono. E anche come hanno vissuto e giudicato la propria esperienza amanti così diverse tra loro come l'americana Virginia Hill, amichetta di gangster, o Jeanne Hébuterne, compagna del lunatico, impulsivo e indigente Amedeo Modigliani, che si gettò da una finestra, a ventun anni e incinta, cinque giorni dopo la morte del pittore. O ancora, Lola Montez, dilapidatrice di cuori e patrimoni maschili, la cui conquista più importante fu Ludwig di Baviera, re in crisi di mezza età, da cui fu separata per genuino e irrefrenabile odio popolare.



Lola Montez

Jeanne Hébuterne

 

 Dalla prima concubina nominata in un documento storico - Agar, la schiava egiziana che diede un figlio, Ismaele, al patriarca Abramo, la cui moglie legittima, Sara, era sterile - all'ultima e più celebre «altra», Camilla Parker-Bowles, oggi assurta al ruolo di consorte legittima di Carlo, erede al trono d'Inghilterra - l'autrice affronta l'argomento dal punto di vista di singole amanti e, attraverso le loro esperienze, racconta l'evoluzione del rapporto tra i sessi nelle rispettive società.

L'irregolarità dell'amore nell'antichità era originato soprattutto da differenze di casta, classe sociale, nazionalità, razza e religione. Le amanti erano donne che a tutti gli effetti facevano le mogli, ma che la società considerava indegne di diventare ufficialmente tali.
All'epoca di Sant'Agostino, vescovo di Ippona nel IV secolo, nella provincia nordafricana vigeva il divieto di contrarre matrimonio con persone di rango  inferiore. Così, il futuro Padre della Chiesa, non potè sposare la donna (rimasta senza nome e mai nominata nelle sue opere) con cui convisse quindici anni e che gli diede l'unico figlio, Adeodato. 


La povera Dolorosa, così la chiama la Abbott, non solo venne abbandonata quando Agostino decise di prendere in moglie una ragazza «onorata» e lasciare la concubina peccaminosa e di basso ceto, ma anche, negli anni del loro amore, dovette sopportare il disgusto del santo per la propria sessualità e gli estenuanti sensi di colpa che seguivano gli amplessi.

Sorte migliore non ebbe la colta e affascinante Aspasia, ragazza di Mileto, che amò Pericle, gli diede un erede, ma non potè mai sposarlo a causa delle leggi sulla cittadinanza volute proprio dallo statista ateniese. Considerata pericolosa per l'ordine costituito, perchè si era liberata del doppio handicap di essere donna (di più: donna intellettuale) e straniera in una società dominata dai maschi, Aspasia venne accusata di essere empia e ruffiana e trascinata in giudizio, dove la sua difesa fu assunta con successo dallo stesso Pericle. Non invecchiarono insieme: morto lui, Aspasia dovette trovarsi subito un altro protettore per non soccombere in una società che la odiava e la considerava una rivoluzionaria travestita da innocua seduttrice.

 
 
Aspasia di Mileto



Con un sottile gusto per lo humour, questa storia non solo delle «altre», ma soprattutto «dalla parte delle altre», ci accompagna negli harem delle concubine orientali (istituzione «integrativa» del matrimonio, dove le prescelte dal padrone avevano gli stessi obblighi sessuali della moglie, compresa la fedeltà...), poi tra le favorite dei re in Europa (e qui entra in campo l'antenata, in tutti i sensi, di Camilla, quell'Alice Keppel adorata da Edoardo VII, trisnonno di Carlo, che fu l'ultima amante ufficiale di re), e ancora nei «triangoli» delle sfere aristocratiche, tra le consorti clandestine degli ecclesiastici, le compagne dei conquistatori, le donne «ispiratrici» di Voltaire, Modigliani, Graham Greene, Salinger, le amanti degli uomini al di fuori e al di sopra della legge, dove spicca la lunga serie delle amiche di Fidel Castro (ma l'unica «first lady ufficiosa» di Cuba fu Celia Sanchez, confidente, consigliera, braccio destro del lìder per tutta la vita, rimasta al suo fianco, con pubblico riconoscimento e rispetto, anche quando lui correva dietro ad altre pasionarie più giovani e
appetitose...).


Marilyn Monroe

Emancipazione femminile, rivoluzione sessuale, contraccezione, mutamento dei costumi e anche promozione dell'amore romantico a ideale ampiamente condiviso (mentre per secoli era stato giudicato emozione elementare in grado addirittura di mettere in pericolo una relazione solida), hanno negli anni cambiato radicalmente l'istituto del matrimonio. E, con esso, la condizione di amante. Molte donne di oggi scelgono l'«alterità» per ragioni del tutto diverse dalle loro antenate, magari per vocazione a una dimensione affettiva e sessuale che non porti con sè gli oneri della vita coppia, o come soluzione transitoria determinata da ragioni economiche, o come semplice scambio di potere.

Camilla Parker-Bowles il giorno delle nozze con Carlo

Tuttavia, dice Abbott, è deprimente constatare quanto grande sia ancora la somiglianza tra le esperienze delle amanti moderne e quelle del passato.  L'«amantità» rimane pur sempre un prolungamento del matrimonio, uno sfogo per la sessualità maschile. E se le donne, come gli uomini, oggi possono scegliere liberamente un'avventura erotica e una parentesi gradevole con un compagno «tecnicamente» non disponibile, sono ancora troppe le amanti che si calano di propria iniziativa nel vecchio ruolo, con tutte le sue privazioni e le sue tristezze.  Donne che scelgono di essere «altre» e di sfidare il modello coniugale, per poi scoprirsi a desiderarlo. O, peggio, a riprodurlo.

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