martedì 12 dicembre 2006

MODA & MODI


Bottoni d'autore


Anelli con i bottoni (www.studiocinqueealtro.com)


L'anno scorso erano i bottoni. Il provvidenziale fondo di magazzino di una vecchia merceria - bottoni grandi, piccoli, di madreperla ma anche di insulsissima plastica, fibbie e centinaia di paillettes - si sono trasformate in collane, collier, anelli, decorazioni per borsette... Quest'anno è invece il tessuto a caratterizzare il Natale di «e altro», il marchio creato da Paola Fontana e Roberta Debernardi, due artigiane-artiste triestine che firmano piccole collezioni di bijoux e di accessori, per la persona e per la casa.

Da quando fanno base a Studiocinque, storico negozio di tendaggi di viale D'Annunzio a Trieste, Paola e Roberta hanno cominciato a frugare tra i vecchi campionari di una ditta tedesca, recuperando - e manipolando - minuscole pezze risalenti agli anni Ottanta e ormai uscite dalla produzione. A guardarli così, accatastati uno sull'altro, questi scampoli di tappezzeria dai colori zuccherosi o dalle fantasie minute, tragicamente fuori moda, sembrano un pugno nell'occhio, inutilizzabili e soprattutto inaccostabili.


Ma è bastato trovare un filo conduttore alla collezione, perché i campionari prendessero la forma di bracciali, collane, pendenti, spille, realizzati da Paola, e di borse e cinture cucite da Roberta. Tutti pezzi unici, perché le dimensioni dei ritagli - a parte l'idiosincrasia a ripetersi delle dirette interessate - non consentono di confezionare nemmeno due micro-borsette uguali.
Ma com'è possibile che un pezzo «legnoso» di velluto diventi una collana così delicata che sembra fatta di corolle intrecciate? O che da un quadratino di tappezzeria escano una borsa-design o una cintura obi, dove gli accostamenti di fantasie, sulla carta improbabili, trovano un loro miracoloso equilibrio di gusto?


Per i gioielli tessili il segreto è nella lavorazione: le strisce di velluto, passate a zig-zag, assumono una consistenza diversa a seconda del doppiaggio. Per le borse chiedere a Roberta che, mischiando le pezze come carte, riesce a creare assemblaggi impensabili. E, restando tra i bijoux, si possono trovare ancora pezzi ispirati alla felice eredità della merceria: una collana decò che intervalla bottoni neri a dischi bianchi di feltro, un'altra, di bottoni dalle diverse sfumature di marron, quasi ispirata all'arte africana, oltre agli «anelloni», che ton sur ton si portano (se abbastanza spiritose...) anche di sera col vestito elegante. Una chicca (sempre per chi ha la giusta dose di humour) sono le spille di celluloide: quadratini in apparenza innocui, che si illuminano a tradimento al suono dei cellulari...

Ma gli spazi di Studiocinque hanno ispirato a Paola e Roberta anche un'altra collezione, tutta dedicata alla casa e nata dal recupero delle serigrafie «storiche» del negozio. Per la tavola delle feste ci sono tovagliette, runner, portabottiglie, portatovaglioli (a forma di fiore, o anche di carta, dal gusto molto «giapponese), e poi ancora cuscini e pannelli con grandi tasche dove nascondere oggetti e giornali, tutto in colori pastosi: melanzana, senape, rosso spento, torba, glicine.


A volte i pezzi non sono «facilissimi», ma chi se ne innamora non li molla e viene a cercarli anno dopo anno, piccoli oggetti di un discorso di stile coerente eppure sempre un po' imprevedibile. I prezzi? Salgono a partire dai venti euro (www.studiocinqueealtro.com)
twitter@boria_a

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