martedì 12 febbraio 2008

MODA & MODI: i pervestiti

Avete mai sentito dire di un uomo «è malvestito?». Mai. Mentre per una donna si sprecano espressioni del tipo «non si ricorda quanti anni ha», «sembra un travestito», «si mette cose da ragazzina», «si è dimenticata la gonna» «ma non si vede???», per l'abbigliamento di lui valgono perifrasi molto simili a quelle utilizzate per le valutazioni estetiche. In politica si direbbero dorotee. «E' interessante», pollice verso senza appello. Che, trasferito nel vestiario, equivale a un «ha uno stile tutto suo», ovvero non indovina un abbinamento, fa un'accozzaglia di colori, sbaglia i fondamentali - calze, intimo, cravatta - raccatta le prime cose che trova nell'armadio e crede che significhi essere casual.
Le sfilate della moda maschile ci ricordano che pure per lui valgono - giammai alcune regole - almeno dei suggerimenti. Non ci si illude di trovare in giro le tipologie che le riviste propongono (serissimi settimanali d'opinione, non patinati femminili...): il dandy (dovrebbe  vestirsi in total black con pashmina), il discreto (defilato ma dai dettagli raffinati), l'imperiale (colori classici e un qualcosa in più di molto prezioso, tipo un collo di zibellino), perfino un improbabile «mitteleuropeo», che - cito - dovrebbe sentirsi a suo agio in una mantella dal sapore asburgico, pantaloni antracite infilati negli stivali e avere con sè un trolley di cocco lucido.
Troppo, d'accordo. Ma la via di mezzo? Invece, quando si parla di uomini (uomini comuni, s'intende) si entra in una sorta di zona «grigia», dove l'approssimazione non è un problema e soprattutto è esente da riprovazione. Osare un timido «ma che si è messo addosso quello??» suscita di solito occhiate perplesse anche nelle donne, mentre l'apprezzamento per un uomo ben vestito viene accolto, da altri maschi, con sufficienza, come l'attestazione di un vizietto.
Tipologie frequenti? L'eterno sportivo, che sui cinquanta o più si aggira ancora in scarpe da ginnastica, felpa colorata (e non è Lapo...), pantalone di tinta aggressiva e zainetto ammiccante (ammicca alle coetanee dei figli, con alterne e sempre brevi fortune). Il nato vecchio, solitamente imbragato in completi topo o simil-azzurri, che ritiene la massima espressione del bon-ton da ufficio (nessuno gli ha mai detto che anche gli abiti da uomo passano di moda, perdono e aumentano tasche e bottoni, si sfilano, si ampliano, si «destrutturano»...). Il funzionario di partito: anonimo, senza colore, prevedibile. Il reduce sessantottino: tutto informe, spento, sbiadito e magari comprato dai cinesi, anche se è puro sintetico, per nulla «eco», e confezionato dai bambini lavorando quindici ore al giorno. Il conservatore: tanto velluto, velluto su velluto, tweed verdolini e camicie a quadretti, un'indigestione di «vintage» che appare solo quello che è: datato.
Chi dice mai di questi tipi: sono malvestiti? Sciatti? Senza gusto? Ma si vedono? Piuttosto si dice: sono simpatici, teneri, originali, poco fantasiosi, giocherelloni... casual. Il presidente del consiglio regionale Tesini, qualche mese fa, con una circolare più che opportuna, richiamava i colleghi a mantenere «un livello dignitoso» negli abiti indossati in aula. Ma lui pensava alla cravatta, la cui scomparsa da piazza Oberdan avrebbe favorito una caduta progressiva nel «decoro» dell'abbigliamento. Bastasse rimettere quella...
@boria_a
Giorgio Armani a Milano Moda Uomo

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