martedì 10 febbraio 2009

MODA & MODI

Sotto i piedi mi metto una statuetta africana

Non basta uno stiletto qualsiasi, è tempo di strafare. Mai come adesso bisogna abbandonare le mezze misure. E rischiare, arrampicandosi ben oltre i dodici centimetri che fino a qualche stagione fa sembravano la vetta irraggiungibile dei tacchi. Il tirannico Louboutin ne ha promessi almeno venti, per donne scalatrici provette che rimarranno saldissime in cima a quegli aghi d'acciaio anche quando il mondo intorno a loro vacilla, per prime, in questo caso, le finanze. In tempi di crisi e di contrazione degli acquisti, l'accessorio diventa la valvola di sfogo dei desideri repressi: passi per l'abito che deve durare e si rifugia nei colori basic, tutto il resto sfiora l'eccesso, libera la fantasia, straripa nel colore, risucchia lo sguardo. Così il rossetto diventa più rosso, la borsa lievita, le unghie sono manifesti d'intenti, artigliate, decorate, ricostruite.


E le scarpe? Pinnacoli, piattaforme, sculture di materiali diversi che trascendono del tutto il loro scopo primario: calzare, accompagnare, accarezzare, sostenere il piede. Macchè. Come per le cortigiane del 1400, sempre issate su zeppe da capogiro, simbolo di potere intellettuale e fisico, i sandali in cui ci infileremo nei prossimi mesi vogliono sollevarci al di sopra della prevedibilità, dare agli altri, ma prima di tutto a noi, la sensazione della vertigine. Se si incrinano conti, fiducia, progetti, stabilità, perchè non regalarsi uno sguardo dall'alto e sorvolare, letteralmente, i problemi?


Anche chi odia lo stile savana e le panterate buone per ogni stagione della moda, non potrà non farsi intrigare dai tacchi proposti per la primavera-estate da Dior: statuette africane primordiali, una sorta di misteriosa figura sotto il tallone che sembra sorreggere il corpo, dargli una spinta verso l'alto. Tacchi da prendere come suggerimento e con un po' di buon senso, ma che ben sintetizzano lo spirito con cui camminare verso un'estate incerta: disinvoltura, spregiudicatezza, coraggio e un pizzico di eccentricità. È il deterrente contro l'austerity: uno stiletto over dieci, una scarpa particolare, un sandalo prezioso, danno la scossa di novità ai soliti jeans, alla gonnellina di tela, all'abitino sabbia, bianco, nero da trascinare lungo più stagioni di conti in rosso.


A caccia di ispirazioni, dunque. Perchè se l'immaginifico Dior pensa a una scarpa da mettere in bacheca, ce ne sono molte altre che trovano il giusto equilibrio: ecco i sandali altissimi di Gucci, con un gioco di lacci-bondage intorno alla caviglia, per chi non confida troppo sul suo equilibrio in vetta, o quelli di Versace con il tacco-gioiello, quelli glitterati di Cavalli, le «installazioni» di Vuitton, con piume e pietre, la versione dorata di Hermes, optical di Viktor & Rolf, le architetture di Chalayan, la piattaforma d'acciaio di Marc Jacobs, gli stuzzicadenti coloratissimi di Jimmy Choo, così irrinunciabili per inglesi e americane che si ricorre al Botox perchè il piede non tracolli.


Masochismo? Se serve a distrarci dal faticoso tran-tran... E poi, come dice René Caovilla, re dei sandali-gioiello: «Un uomo è attratto dal tacco alto, anche quando non lo vede. Perchè una donna è diversa con lo stiletto, anche se è nascosto dai pantaloni».
@boria_a

I tacchi di Dior (foto Style.it)

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