martedì 4 maggio 2010

 MODA & MODI

Tacchi e cravatte verso Downing Street

Samantha versus Sarah, la corsa per conquistare il numero 10 di Downing Street è anche una questione di guardaroba, di lui, ma soprattutto di lei. Quando si tratta di lanciare messaggi politici attraverso l'abbigliamento, unico strumento istantaneo di comunicazione al di fuori del mondo tecnologico, le carte si mescolano, gli estremi si rovesciano, fino a trovare inedite alleanze trasversali basate sui codici vestimentari. Quindi non immaginatevi la possibile futura "first lady" britannica, moglie del leader conservatore David Cameron, che ha già praticamente i piedi sullo zerbino dell'abitazione più famosa di Londra, come una riedizione aggiornata  della signora Thatcher, tutta tailleur legnosi, borsette contundenti e una permanente per elmetto.


Al contrario, Samantha Cameron, mamma a settembre, indossa con disinvoltura  sulle forme arrotondate giacche e pantaloni di catene cheap come Marks and Spencer, Topshop e Jigsaw anche quando è accanto al marito in formalissimi appuntamenti elettorali. E se per lei, che di mestiere fa la direttrice creativa di Smythson, brand di cartoleria e pelletteria di lusso, e che ha pure una sorella che lavora a Vogue, accaparrarsi le borse esclusive non costituisce un problema, non lo è neppure abbinarle con scarpe da ginnastica rasoterra o con stivaletti comprati da Zara, che trasforma in oggetti da concupire come delle Jimmy Choo.


 
Samantha Cameron (@Sipa)
 

Tutto il contrario, e non è un'operazione semplice, riesce alla first lady uscente, la labour Sarah Brown, incerta nel look quanto il marito è gaffeur  negli incontri con gli elettori. La signora Brown cala la sua 46, taglia che - almeno quella - condivide con la maggior parte delle britanniche, in conservatori tailleur color ferro, gonna stretta al ginocchio, e sfoggia autentiche Jimmy Choo su calze color carne, facendole assomigliare a delle Zara.

Quanto ai rispettivi mariti, se Gordon Brown non riesce a muovere un passo senza la cravatta, David Cameron, dismesse le uniformi di Eton e Oxford, sa bene che il casual può diventare una straordinaria arma di consenso, a patto di non fare passi falsi come il vecchio leader conservatore, William Hague, cui un innocuo berretto da baseball, indossato per dare di sè un'immagine più fresca, guadagnò la definizione di "molestatore di bambini in un parco giochi". Altri tempi.


Oggi il vezzo del candidato premier di lasciare aperto l'ultimo bottone della camicia, pur gettando nella mestizia i sarti di Sawile Row, viene considerato altrettanto "simbolico" della messinpiega di cemento della Thatcher, l'ultima volta in cui i tory lasciarono un segno rilevabile nelle cronache del costume. Anche la palette delle sue cravatte, lancia messaggi subliminali. Dal rosso, al verde, al grigio quando scalpitava per la poltrona di numero uno del partito nel 2005, oggi spesso blu, come Barack.

Che importa se l'avversario Brown è stato il primo leader europeo a mettere piede alla Casa Bianca, la dimestichezza di Sam con gli abiti da grande magazzino e il blu di David puntano ad abbinare gli Obama ai Cameron e quindi a trasmettere all'elettorato uno slogan preciso: siamo freschi, spigliati. E con noi, anche in Inghilterra, è possibile cambiare.
twitter@boria_a

Sarah Brown con il marito Gordon nel 2009

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