martedì 16 novembre 2010

MODA & MODI

Riciclo d'arte a Trieste






All'inizio era un bottone, anzi, una montagna di bottoni recuperata da una merceria in chiusura. Poi sono venute le paillette, i ritagli da vecchi abiti smessi, i campionari di tessuti. E uno spazio tutto nuovo dove questi oggetti e materiali, in procinto di essere abbandonati o salvati dal naufragio di passati utilizzi, hanno trovato un'altra vita. E una destinazione diversa. Da complementi sono diventati protagonisti, da parti anonime di un tutto eccoli trasformati in accessori pieni di personalità. Difficili, certo, perchè irresistibilmente originali, poco inclini a "sposarsi" con i loghi, loro che di loghi, in apparenza, non ne hanno nessuno.
Al contrario, Paola Fontana e Roberta Debernardi, le due "creative" dietro al marchio "Studiocinque e altro
(www.studiocinqueealtro.com), per i loro estimatori hanno un tocco inconfondibile. E da quando, dopo produzioni e vendite itineranti o casalinghe, hanno messo radici all'inizio di viale D'Annunzio, lo storico negozio di tendaggi e tappezzerie "Studiocinque", che oggi gestiscono, è diventato un autentico "concept store". "Concept" non nel senso di ammassare disparati oggetti presumibilmente di tendenza senza un filo conduttore, ma "concept" perchè rispecchia la filosofia a tutto tondo delle designer: riciclo intelligente, fantasioso, ironico, manualità e capacità di assemblare consistenze e materiali senza mai essere scontate.

Un negozio che sembra una casa di "ringhiera", un loft strepitoso nel mezzo di un quartiere caotico e multietico, dove ti viene voglia di sederti, guardati intorno, goderti il soppalco, i banconi, i colori, le piante, chiacchierare e scegliere con calma, perchè spille, collane, anelli, cappelli, cinture, borse, complementi d'arredo, pupazzi sembrano soprammobili perfettamente integrati nel tutto, non oggetti passeggeri messi lì solo in attesa che qualcuno li compri.

La collezione invernale quest'anno prende spunto dalla natura, con fiori, farfalle, corolle, tutti inventati assemblando ritagli di tessuti vintage o di campionari di stoffe preziose, sottratti all'uso espositivo per diventare decorazioni. Le spille sono margherite di stoffa lucida da appoggiare ovunque, sul risvolto di un cappotto, su un abito, su una sciarpa: un bottone al centro e i petali verde acido, senape, marrone, rosso antico, con l'effetto nostalgico dei bijoux americani di celluloide degli anni Cinquanta. Spille anche a forma di farfalla con ali a quadri, a pois, nelle stoffe firmate Marimekko, costruzioni perfettamente proporzionate, aeree come origami, che danno l'impressione di spiccare il volo. E poi ci sono le buste di stoffa, trousse e portaoggetti da borsetta, dove il punto croce sul nero o rosso forma scritte ammiccanti, disegni di animali, coroncine. Per i bambini, ma non solo, un'intera famiglia di animali di stoffa e feltro, dal gufo al pesce, dall'istrice al panda, anch'essa nata dal salvataggio di tanti ritagli, riconvertiti in occhi, musi, pinne.


Pezzi unici e contati, perchè qui la produzione è davvero "slow" e, per restare in tema, "a chilometro zero": sul mio cappello da dignitario c'è un inserto da un paio di vecchi pantaloni di Paola. Il segreto di questi accessori? Un'aristocratica semplicità, modernissimi perchè fatti di cose abbandonate, o vecchie, e piene di storie di altri.


twitter@boria_a



Spille di tessuto, la modella è Mariaondina (www.studiocinqueealtro.com)

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