martedì 3 aprile 2012

MODA & MODI

Scendere dai tacchi

«Mi sembra che un tacco 12 di Jimmy Choo sia molto meno sexy degli stiletto di Marilyn Monroe negli anni '50. I sandali vertiginosi di oggi sono troppo alti, con troppe fibbie, lacci, stringhe: con scarpe così si può camminare solo sul set di un film porno". Lo dice Tim Edwards, sociologo dell'Università di Leicester, che nel suo recentissimo "La moda - Concetti, pratiche, politica" (Einaudi) si sbalordisce della corsa al rialzo del tacco paragonandola a quella del grattacielo più alto di Dubai.

Giorgia Caovilla, invece, figlia di tanto padre, con un cognome che solo a pronunciarlo evoca immagini di stiletto di cui non si vede la fine, ha tagliato letteralmente i ponti, e i tacchi, con la tradizione di famiglia. E, zac, dai dodici e oltre, è passata alla metà, tra i cinque e i sette, creando una sua linea, "O Jour" dove la mezza misura non ha niente di negativo o di incompiuto, anzi, è un'esplosione di colori, una ricerca di dettagli preziosi, un mix di eleganza, versatilità e, finalmente, praticità, benessere, camminabilità.


Era ora di farla finita con le scarpe "scopami" (cito ancora Edwards) e di scendere alla misura "kitten" (stiletto gattesco, baby, in miniatura, inventato appunto negli anni '50) sinonimo fino a qualche stagione fa di zitellaggio, di passetti dimessi e indecisi, molto poco arrapanti, almeno nella visione maschiocentrica che è quella secondo cui quanti più centimetri ci sono sotto i piedi, tanto maggiore è la seduttività della signora. Adesso che si rintracciano parole perdute come grazia, discrezione, misura, sobrietà, e la moda, complice l'infatuazione guidata dalla tv e dalle sue "mad women", disegna donne con tinte meno brutali, le "stilettate" si ritrovano improvvisamente addosso un'aria un po' stantia da pantere di cinepanettone, tutt'uno con l'armamentario animalier, le griffe espanse ed esibite quanto le scollature.


E poi diciamolo: è un luogo comune che il tacco cinque si porta solo con calze color brodo e kilt d'annata. Al contrario, zeppe e tacchi a due cifre spesso accentuano il disequilibrio delle alte e la zampettosità delle bassine, in genere l'andatura zoccolante. Non sarà un caso che una giovane imprenditrice, una donna si suppone normalmente indaffarata, abbia tagliato in due i tacchi di famiglia, mettendo d'accordo tre "p", proporzioni, preziosità e personalità. Manolo e Louboutin si adeguano al ribasso, un po' in affanno. Come chi rincorre sui tacchi.
@boria_a

O Jour di Giorgia Caovilla

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