lunedì 10 dicembre 2012

IL LIBRO
Kate Moss, queen of cool

Se alla fine avesse scritto quel libro di ricette di cui si favoleggiava sui blog, non si sarebbe davvero fatta mancare nulla. Modella più famosa del mondo (e seconda più pagata dopo Gisele Bündchen), icona di stile del decennio secondo Vogue America, emblema del "maledettismo" dalle molte dipendenze e partner ad alto rischio, sposa recente dell'ultimo dei suoi amori, Jamie Hince, in un matrimonio glamour-bucolico capace di annientare il contemporaneo "sì" degli opachi principi di Monaco e di oscurare pure quello di poco precedente dell'omonima Kate, futura regina inglese. Christian Salmon, scrittore e linguista al Centre national de la recherche scientifique di Parigi, le ha dedicato un saggio sociologico che dice tutto nel titolo "Kate Moss Machine". Macchina di cambiamento, incarnazione perfetta della "modernità liquida", scomodando la definizione di un altro sociologo, Zygmunt Bauman: in un mercato in continua mutazione, che ha perso i legami familiari e i riferimenti geografici e culturali, per cambiare, e quindi restare al centro dell'attenzione, bisogna trasgredire. Kate Moss, ci spiega Salmon, è "un'eroina della transizione", come Emma Bovary o Anna Karenina, in bilico tra la conservazione di sè e la distruzione. Un equilibrismo vincente, un azzardo continuo non disgiunto dall'essere "macchina", appunto, anche di soldi: chi mai, dopo lo scivolone delle foto pubblicate in prima pagina dal Daily Mirror il 15 settembre 2005, che la ritraggono a sniffare cocaina con l'allora compagno Pete Doherty, sarebbe riuscito addirittura a triplicare i guadagni?
Una cosa è sacrosanta: Kate Moss non ammette mezze misure, o si odia o si ama. E se la amate, e molto, al punto di accontentarvi di ripercorrerne vita e carriera cercando nel suo guardaroba, allora procuratevi il libro della giornalista inglese Angela Buttolph "Kate Moss Style. Storia, segreti e immagini di un'icona di stile" (Tea, pagg. 221, euro 16,00), che ci racconta, in una travolgente carrellata di immagini, come questa modella "piccola", a malapena uno e settanta, con i denti imperfetti e la prima misura di reggiseno, sia diventata "The Queen of Cool", la regina delle tendenze, in grado di scatenare imponenti fenomeni di imitazione e di precedere la moda piuttosto che indossarla. Tra una foto e l'altra, citazioni ammirate di stilisti ed estimatori vari, soprattutto proprietari di note boutique del vintage, londinesi e americane, dove Kate, fan dell'usato della prima ora, si rifornisce di pezzi che poi diventano altrettante icone da guardaroba. 


Kate Moss posa per Roberto Cavalli primavera-estate 2006
Successe, e fu la prima volta in cui il suo look scatenò una tempesta nella moda, per un paio di stivali di Vivienne Westwood della collezione "Pirate" del 1981, che Kate, patitissima della stilista, acquistò da "Rellik", vicino a Portobello, e si mise per un concerto di Santana a Londra nel gennaio 2000. «Era stata fotografata con quegli stivali e d'un tratto tutti ne volevamo un paio» racconta Steven Phillips, il proprietario del negozio, che si trovò a far fronte a circa duecento telefonate al mese per lo stesso modello. Su e-bay finirono a prezzi da capogiro, le catene del pronto moda inondarono il mercato di imitazioni e la stessa Westwood li rilanciò: Kate influenzava i suoi idoli.
Douglas Coupland, nel suo best-seller "Generazione X", spiega che nell'insicurezza economica e nella polverizzazione dei valori degli anni Ottanta e Novanta, i giovani pescano nel passato cercando punti di riferimento. Così fa Kate, soprattutto la Kate della prima ora, prima di diventare uno straordinario prodotto mediatico: mescola stili, epoche, valori per costruirsi un'identità. E in questo dimostra sempre un talento e un fiuto formidabili, in parte innati, in grado di traghettarla con successo attraverso le molte "transizioni" della sua vita e di imporla, sia a chi piace che a chi no, come perfetta interprete della sua epoca.
Con questa chiave va sfogliata la biografia di Buttolph, un bel manuale di look "inspirational", dove i dettagli hard della vita di Kate sono annacquati mentre la costruzione della sua immagine è documentata nel dettaglio. La scopre l'agente e model scout Sarah Douglas, all'aeroporto Jfk di New York, mentre, con padre e fratello di ritorno dalle Bahamas, la futura top, all'epoca quattordicenne, è in fila per comprare un biglietto last minute. A quindici anni, grazie alla fotografa Corinne Day, è già sulla copertina di "The Face", in un servizio, pubblicato un anno dopo nel luglio 1990, che cambierà la storia dell'immagine di moda, "The Third Summer of Love". Kate con lo scarno seno nudo, la faccia lentigginosa, il sorriso aguzzo e un'acconciatura da nativa americana, rappresenta la leggerezza e la voglia di divertirsi dell'Inghilterra di quel periodo, quando la cultura rave è all'apice, gli adolescenti si vestono nei mercatini e tutti sentono l'esigenza di essere "più veri" dopo l'ubriacatura di patinato degli anni '80. Calvin Klein la sceglie per la pubblicità dei suoi jeans, trasformandola da un giorno all'altro in un fenomeno, l'icona di una generazione che non ha miti né appigli ma una grande energia e voglia di vivere.
Il resto è cronaca. In trentasette anni intensi, centinaia di copertine, amori sregolati, da Johnny Depp a Doherty, una figlia, Lila Grace, con Jefferson Hack, direttore della rivista britannica "Dazed & Confused", un matrimonio fresco e un colossale impero finanziario grazie ai contratti con i più prestigiosi brand di moda, tornati da lei anche dopo la caduta pubblica. 
Kate il giorno del matrimonio con Jamie Hince, l'1 luglio 2011
"Modella dell'imperfezione", come s'intitola la biografia non autorizzata di Katherine Kendell, Kate che sa sbagliare e rialzarsi, volto e corpo di un'epoca dove la sperimentazione, anche di e su se stessi, è la regola. Milioni l'adorano per questo: agli esordi teen-ager piatta tra le top che dichiaravano «non mi alzo dal letto per meno di diecimila dollari al giorno», oggi, lei che i diecimila, e più, li prende ancora, tra le colleghe gonfiate è sempre autentica.

twitter@boria_a
Kate con Johnny Depp a Cannes nel 1997

Nessun commento:

Posta un commento