martedì 6 agosto 2013

MODA & MODI

Penelope Cruz, Agent pornosoft


Un fotogramma del video per la linea "L'Agent"



l porno-soft dell'estate 2013 dai libri si trasferisce alle immagini. E suscita, questa volta sul web, una sonnolenta polemica estiva sull'ennesimo sfruttamento del corpo femminile e sulla mercificazione della donna. Al centro del caso c'è Penelope Cruz, passata per la prima volta dietro la macchina da presa per dirigere il video promozionale della lingerie "L'Agent", linea
economica del brand inglese ad alto tasso sensuale Agent Provocateur, che l'attrice spagnola disegna insieme alla sorella Monica. Come nelle nostrane trilogie erotiche, dove i gemiti arrivano a scadenze regolari di una manciata di pagine, il filmato di otto minuti, addirittura messo al bando da alcuni siti, è un delizioso concentrato di ovvietà da biancheria intima, un quasi didascalico elenco di luoghi comuni per promuovere reggiseni, culotte, perizomi, giarrettiere, guepiere e sottovesti ultra trasparenti. Lui, come il Christian di E.L. James o il Leonardo della corregionale Irene Cao, allegri stakanovisti del materasso, nel video è il tenebroso attore spagnolo Miguel Angel che, ammesso a un party tutto al femminile, grazie a un paio di occhiali scuri vede ogni signorina senz'abiti, con seni e natiche di marmo (e rieccoci a un altro dei must dell'eros tascabile) contenuti con fatica in una serie di colorati nonnulla di pizzo. Nel video compare anche Monica, ormai alle soglie del parto, mentre la parte della dominatrice, ingrediente fisso di ogni sexy-copione che si rispetti, è affidato alla modella russa Irina Shayk, fidanzata di Cristiano Ronaldo.
Baci saffici, natiche a tutto schermo su una scala, labbra che giocano con cannucce da cocktail mentre la telecamera corre lungo calze con la riga, specchi che duplicano i particolari di un intimo "fast", deperibile, come gli amplessi letterari di stagione.
Dov'è lo scandalo? Se una critica si può muovere alla neo-mamma Penelope è proprio quella di non avercene messo neanche un poco, neanche un filo di pruderie, limitandosi a confezionare in un bel pacco dono tutti i luoghi comuni di un Burda della biancheria da magazzino. La sequenza migliore è il cameo finale di Javier Bardem, invidiabile marito della regista, che sveglia dal sogno canicolare Miguel Angel e gli rimette in testa l'elmetto da operaio. Basta pali da lap dance, si torna a quelli da ponteggio. Se mancano le sfumature, un libro o una mutanda sono ugualmente scontati.

twitter@boria_a

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