mercoledì 7 ottobre 2009

MODA & MODI: sfilata da divano

Cosa non fanno la crisi e il bisogno di allargare il più possibile il bacino dei potenziali clienti. Domani cade un muro di Berlino della moda. Il marchio Louis Vuitton manderà in diretta su Facebook e per le ventiquattro ore seguenti la sua sfilata parigina. I tempi bui per le griffe del lusso hanno sdoganato il più democratico, incontrollato, ordinario "salotto" on line, dove il mitico Lv, già da un paio di mesi, ha aperto una pagina ufficiale intitolata "The art of travel by Louis Vuitton", raccogliendo un qualcosa come seicentomila iscritti nel mondo e probabilmente un target molto diverso da quello che entra d'abitudine nei suoi negozi. Anche Dolce & Gabbana, pur avendo dichiarato in una recente intervista al Sole 24 ore, che il marchio non soffre la recessione, hanno pensato bene di sbarcare su You
Tube con i "Diari" della loro sfilata, dal backstage alla diretta dello show, raccogliendo, in soli quattro giorni, circa sedici milioni di contatti.
Ricordate "Il diavolo veste Prada" e la tragedia della prima assistente di Miranda, Emily, quando, causa una gamba rotta, è costretta a rinunciare all'evento per cui si sta attrezzando da mesi, dieta inclusa, ovvero le sfilate di Parigi? L'angoscia di non partecipare alla settimana più ambita dalle giornaliste d'oltreoceano, sedendosi accanto ad Anna Wintour, direttrice di Vogue America (cui s'ispira la perfida Miranda del film) e ai suoi tanti cloni, e misurando, dal posto e dalla prossimità alla passerella, lo status professionale e sociale conquistato nell'ipocritissimo ambientedella moda?
Era il 2006 e sembra un millennio fa. A tre anni di distanza, Emily potrebbe aggiornarsi tranquillamente sulle invenzioni dei guru parigini dello stile dal letto di casa sua, rinunciando forse solo a qualcuno dei ricevimenti cui sono ammesse anche le portaborse (nel senso letterale del termine: la Wintour, è noto, ha sempre le mani libere perchè dotata di uno stuolo di sherpa che custodiscono i suoi effetti personali...).
È arrivato il momento di ripensare il sistema delle sfilate? Pare proprio di sì se ormai a condizionare i designer di tutto il mondo sono i suggerimenti che arrivano dalla rete, da siti come "the sartorialist", collocato dalla rivista Time tra i primi cento "design influencers" del mondo, ma anche da blog come quello della tredicenne americana "rookie", così fulminante neI giudizi da essere, e lei sì di persona, invitata alla settimana della moda newyorkese.
La moda si "democratizza", non nei contenuti ma nella comunicazione, facendo sembrare più che mai ridicoli il rito della sfilata, il dramma degli inviti non ricevuti, le lunghe code agli ingressi, la frenesia delle corse da una location all'altra, il cerimoniale del "sitting", su cui si esercita il meglio delle pierre, ovvero la distribuzione degli ospiti secondo l'importanza della testata o degli ordinativi fatti alla griffe (quindi il cartoncino "standing", in piedi, equivale all'etichetta di paria in entrambe le categorie...).
Sfilate per tutti e a casa propria, confidando che la platea planetaria moltiplichi i desideri e rianimi i conti. E mai più giornalisti respinti dagli imperatori allergici alle critiche. Anche in questo caso, la rete è democratica.
@boria _a
Primavera-estate 2010 firmata Louis Vuitton

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