sabato 4 maggio 2019

IL LIBRO

Dal dopoguerra al Sessantotto
ricominciano le ragazze di Berlino



 

Dal 1949 al 1969, un altro arco temporale denso di accadimenti e cambiamenti. Il ritorno alla vita dopo la guerra, il rientro dei reduci, la fatica di riguadagnare la normalità combattendo i fantasmi del passato, una nuova generazione che nasce e cresce per la prima volta senza paura di guardare al futuro. “È tempo di ricominciare” si intitola il secondo volume della fluviale trilogia della tedesca Carmen Korn, pubblicato da Fazi (pagg. 563, euro 20) a pochi mesi di distanza da “Figlie di una nuova era”, il primo capitolo di questa saga che attraversa il Novecento seguendo le vicende, fittamente intrecciate, di quattro donne e della loro progenie. In Germania ha venduto un milione di copie, da noi il primo volume è entrato subito in classifica, e ci rimane, mentre il terzo uscirà tra qualche mese.

La Storia ha girato pagina nell’Amburgo piegata dai bombardamenti. Opportunamente l’autrice apre questa fase ricordandoci, in una succinta geografia familiare di sangue e di elezione, chi sono i personaggi che abbiamo lasciato. L’ostetrica Henny, divorziata dal secondo marito, il delatore neonazista Ernst Lühr, reo di aver consegnato alla Gestapo Rudi, marito della sua grande amica Käthe, anche lei ostetrica. Entrambi i coniugi si sono salvati, ma Rudi stenta a reinserirsi, teme che lasciar andare i ricordi dei campi di prigionia negli Urali sia tradire chi non ce l’ha fatta («Rudi ha paura di dimenticare. Ha paura che la vita facile e le belle cose ricoprano completamente la memoria dei morti...»).


All’inquieta Ida sta stretta la vita matrimoniale con il cinese Tian, che ha scelto coraggiosamente in barba ai divieti sulle commistioni etniche dei nazisti, ma supera il litigioso tran tran affidando le sue ambizioni alla figlia Florentine, bellezza esotica che conquista giovanissima i magazine di moda. Più defilata la vicenda di Lina, cognata di Henny e da anni compagna di Louise, con cui avvia una libreria: menage discreto ma solido, antesignano di uno dei temi che sarà motore della vicenda nel secondo libro.

Per le madri si era trattato di rivendicare il diritto al lavoro e alla parità con i partner, all’indomani di una guerra che aveva consegnato alle donne nuovi ruoli e responsabilità. Per la generazione post-bellica, per Florentine, per Marike, figlia di Henny e giovane medico e mamma, per suo fratello Klaus, curatore di programmi radiofonici e omosessuale, per il suo compagno Alex, pianista talentuoso, il problema è trovare un posto nel mondo rivendicando la libertà di scegliere e di affrancarsi da padri e madri che patimenti, sacrifici, lutti hanno reso interlocutori coriacei, a tratti ingombranti.


Succede a Marike, spesso in conflitto con la nonna Else sulla custodia della figlioletta affidata a una baby-sitter, come fa qualsiasi mamma “della nuova era”. E a Ruth, vicina alle posizioni marxiste di Rudi Dutschke e figlia adottiva di Rudi e Käthe, che con i genitori si confronta su un’ideologia che loro non rinnegano ma su cui, dopo la morte di Stalin, si interrogano criticamente («Il secolo aveva messo tutti di fronte a scelte complicate»). E infine a Klaus, seguito e spiato dal padre Ernst, che, nella sua ossessione omofoba, sfiora l’idea di denunciare alle autorità quel figlio “deviante”, l’incarnazione del fallimento del suo progetto di vita ariano. Klaus e Alex vivono la loro storia in clandestinità, approfittando di Florentine come “ragazza dello schermo”, sotto la spada di Damocle del famigerato art. 175 della costituzione tedesca, abolito nel 1994, che punisce i rapporti omosessuali. Solo con il primo governo Brandt, nel 1969, possono sfiorarsi pubblicamente le mani in un ristorante, un sogno covato a lungo. 



Dialogi incessanti e ritmi televisivi fanno galoppare il racconto attraverso gli anni, accumulando, a volte superficialmente ma con ineccepibile orchestrazione, tante sollecitazioni, dal cinema alla musica, dai libri alla moda. I Beatles ad Amburgo e la rivoluzione di Mary Quant, la pillola anticoncezionale (che Theo, ginecologo e terzo marito di Henny, consiglia a malincuore) e i padri in sala parto, il giovane operaio Peter Fechter morto dissanguato ai piedi del Muro di Berlino e le avvisaglie del terrorismo, Kennedy e Marilyn.


Per Carmen Korn genitorialità (di sangue o di elezione, appunto) e maternità sono sempre il perno della trama. Che si chiude con una delle protagoniste davanti a un interrogativo centrale nella vita di ogni donna. Come vuole la serialità, il finale è aperto, ma il lettore sa che un’altra generazione è già in cammino.

@boria_a

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