sabato 17 agosto 2019

 IL LIBRO

Benvenuti a Jalna, la saga fluviale di Mazo de la Roche

 
 


Si fa presto a diventare lettori saga-addicted. Una magione fascinosa in mezzo alla natura, famiglie precocemente allargate con qualche figlio fuori dai sacri vincoli, amori clandestini, differenze sociali, patrimoni da rivendicare, tradimenti ed eroismi, il turbinio della storia. Variamente distribuiti nel tempo e nelle dosi, questi ingredienti ritornano tutti nella serialità letteraria che Fazi sforna da tempo con successo: dai clan dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard, agli Aubrey di Rebecca West, alle “ragazze” tedesche di Carmen Korn, tutti approdati nelle classifiche di vendita, segno che le vicende di più generazioni fidelizzano il lettore, con la lunga tenuta dei personaggi e delle trame, al tempo stesso stuzzicante e confortante.

L’ultima saga arrivata in libreria, sulla carta scorre fluviale. “Jalna”, della canadese Mazo de la Roche, è il primo di ben sedici romanzi che raccontano tre generazioni di Whiteoak, riproposto da Fazi a 92 anni dall’edizione originaria, uscita nel 1927. Un successo straordinario nella prima metà del ’900, con centinaia di edizioni inglesi e straniere, undici milioni di copie vendute nel mondo, un film (1935), una serie televisiva e grande fama e riconoscimenti per l’autrice, che visse peraltro una vita riservatissima, custodendo gelosamente il suo privato con Caroline Clement, “sorella adottiva” e poi compagna, in quello che all'epoca veniva chiamato "Boston marriage".


Non immaginatevi i leccati Crawley di Downton Abbey. I Whiteoak ricordano piuttosto l’epopea dei Poldark di Winston Graham, con cui, sebbene li separino due secoli, condividono tratti di passionalità e anticonformismo (oltre allo sviluppo torrenziale).


Siamo nel 1925, in Ontario. La proprietà di Jalna deve il suo nome alla guarnigione in India dove si conobbero i due capostipiti, il capitano inglese Philip, da tempo scomparso, e l’irlandese Adeline, che, durante una visita alla sorella nel 1848, lo incantò con «i suoi passionali occhi castani dai riflessi mogano».


Amore a prima vista, il trasferimento in Canada grazie alla provvidenziale eredità di uno zio che sottrasse la coppia al tran tran dell’insalubre vita militare, quattro figli. L’ultimo, Philip come il padre e suo preferito, a sua volta da tempo passato a miglior vita, ha lasciato sotto la maestosa ala materna un totale di sei discendenti, avuti da due matrimoni, il secondo con la governante dei bambini (“graziosa ragazza che fu sempre trattata con freddezza dalla famiglia...”).
 

All’inizio della storia, l’anziana matriarca Adeline, in trepida attesa di festeggiare il secolo di vita (non vi ricorda zia Agatha Poldark?), regna, tra vezzi e capricci, sulla composita tribù, sepolta da incastellature di nastri e con un appetito sempre vigile. Nella magione abitano con lei i due figli maschi settantenni, Nicholas ed Ernest, scialacquatori diseredati dal padre, e i nipoti di varie età: Meg, la maggiore, che ha fatto saltare il matrimonio per una pesante infedeltà del promesso, il poeta Eden, Piers, che cura campagna e bestie, l’adolescente Finch, un lungagnone alla ricerca del suo posto nel mondo, il piccolo Wakefield, e Renny, il vero reggitore della proprietà, inquieto e passionale.

Ma l’impalcatura vittoriana su cui poggia la vita di Jalna sta per essere minata. C’è un lato sfuggente in ogni inquilino della casa, compresa la genitrice, che intuiamo essere stata moglie tutt’altro che remissiva e accomodante, o Meg, che si ribella al volere maschile con un molto contemporaneo disturbo alimentare. Basterà il confronto con l’esterno per portare in superficie le inquietudini di ognuno e farle esplodere.


Saranno altre due donne - scelta non casuale, alla luce della biografia della scrittrice - a irrompere nella vita della famiglia e a costringere gli uomini di casa ad affrontare la loro autentica natura, mettendone a nudo debolezze e insicurezze. Quando entrano a Jalna l’americana Alayne, editor in carriera, impalmata in una passione solo cerebrale da Eden, e la giovanissima Pheasant, la “bastarda” che ha mandato all’aria il matrimonio di Meg e che Piers ha sposato di nascosto, le convenzioni saltano, ma i due uomini si rivelano subito inadeguati a integrare le mogli nel rigido tessuto familiare. Nulla sarà come prima: il nuovo sangue in circolo spezza “l’incantesimo sinistro” di Jalna, liberando passioni e desideri repressi e creando inedite trasversalità femminili.


Come Adeline, anche il romanzo di Mazo de la Roche si avvicina ai cent’anni. Resiste all’usura del tempo? La sua maliziosa freschezza, la lingua pungente, l’ironia di fondo e la capacità di restituire i riti della famiglia, dai pasti alla messa domenicale, con magistrali descrizioni, ci fanno propendere per il sì. Sedici romanzi sono realisticamente troppi anche per lettori seriali, ma dei Whiteoak, che ci sono stati appena presentati, siamo curiosi di approfondire la conoscenza. —

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