giovedì 22 febbraio 2024

IL PERSONAGGIO

 

Candace Bushnell: "Io, Carrie, Sex and The City e New York"




Candace Bushnell in The True Tales of Sex, Success and Sex and The City

 

 

Candace Bushnell sale stasera - venerdì 23 febbraio 2024 -, alle 20.30 in data unica, sul palcoscenico del Rossetti di Trieste. La vera Carrie Bradshaw di Sex and The City è proprio lei e dalle sue rubriche degli anni ’90 scritte per il New York Observer, tra mondanità e sesso, è nata, ormai un quarto di secolo fa, la serie televisiva cult, poi i due film e oggi il cosiddetto reboot “And just like that”, che racconta Carrie e le sue amiche nella mezza età.


Un energetico one-woman show su vita, uomini, incontri, esperienze di una ragazza ventenne sbarcata dal Connecticut nella Grande Mela, con pochi spiccioli e una grande voglia di vincere un Pulitzer, fino alla Candace di oggi, sessantacinquenne divorziata e ricca, con sempre un paio di Manolo ai piedi e un Cosmo da bere con le amiche. Allo spettacolo seguirà un party glamour, e tanta musica, in platea al Rossetti,  cui gli spettatori potranno contribuire ispirando i loro look alla serie.


«Originariamente - racconta Candace - avevo intitolato questo spettacolo “Is there still Sex in The City”, come il mio libro (In italiano “Sex in The City... e adesso?”). Poi un caro amico mi ha detto che non si capiva di che cosa parlava. È una persona di grande successo, quindi l’ho ascoltato e ho cambiato in “The True Tales of Sex, Success and Sex and the City”. Infatti è la storia autentica di com’è nata la rubrica, mescolata alla mia storia, ci sono le mie relazioni, le mie amiche e un po’ di avventure piccanti di sesso, così, per divertimento. E c’è la nostra vita di adesso, donne mature e single».


Lei è mai intervenuta nella sceneggiatura? «Nei primi due anni con il produttore Darren Star, che è un mio buon amico, sono andata nella writing room, nella stanza degli sceneggiatori di Sex and The City. Una volta volevano far fare agli attori un giro di shopping da Bloomingsdale, e io ho cancellato la battuta e ho scritto “Gucci, Gucci, Gucci!”».

 


 


 

In effetti in Sex and The City la moda ha un ruolo centrale. E alcune borse e scarpe sono diventate, e sono ancora, oggetti del desiderio. «Sex and The City è stata la prima serie influencer, non era mai accaduto prima. Tutto quello che c’era dentro, vendeva. Le scarpe per me erano molto importanti, perchè quando arrivai a New York per la prima volta notai subito che i veri newyorkesi indossavano sempre scarpe belle. In un ristorante potevi entrare o non entrare in base a che cosa avevi ai piedi. New York era uno dei pochi posti dove si trovavano i brand italiani, avevamo Gucci, appunto, che solo i newyorkesi conoscevano. E io impazzivo per le loro loafers... Sì, forse con la serie ho contribuito a farne vendere un po’...».


Lei se lo aspettava un successo ancora così duraturo? «È meraviglioso, davvero, ma all’inizio nessuno lo sa, altrimenti qualsiasi cosa sarebbe un successo. Credo che la serie rappresenti un momento particolare nella vita delle donne, che tutte le ragazze di oggi vivono. Una volta si passava dalla casa dei genitori a quella del marito. Poi dalla casa dei genitori al college per trovare un marito e quindi nella casa da sposate. Oggi non succede. Dalla casa dei genitori le ragazze vanno al college e poi esplorano il mondo, definiscono se stesse, costruiscono le loro carriere, hanno diverse relazioni. È giusto, riflette il tempo in cui viviamo. Per questo la serie continua a piacere e donne di varie età ci si riconoscono. Ogni nuova generazione si trova nella stessa situazione e si fa le stesse domande: come posso gestire la mia vita, quello che voglio, quello che la società si aspetta da me? Voglio sposarmi? Voglio esplorare la mia sessualità? Vivere questa fase crea dei legami. Che durano nel tempo, come dimostra “And just like that...”».


Com’era la New York dei suoi vent’anni? «Turbolenta, spaventosa, molto divertente. E molto, molto creativa. Non giravano tanti soldi e artisti, designer, scrittori vivevano in appartamenti piccolissimi. Ci potevi venire e seguire le tue passioni artistiche, non avevi niente da perdere. Era costoso, ma non così tanto come oggi. Andavamo in sei, dieci posti diversi in un’unica sera: ristoranti, club, mostre, inaugurazioni. Non c’erano i social media, se volevi sapere cosa succedeva dovevi esserci di persona. Io ci andavo con un piccolo taccuino e appuntavo tutto, li conservo ancora quei quadernetti: nella rubrica parlavo di quello che era sexy a New York, dei desideri delle donne e degli uomini che incontravamo. Accennare al sesso a quei tempi era una novità».


 Dalla scrittura al teatro... «Mi piace stare in palcoscenico, ma mi piace anche scrivere e sto bene quando lo faccio. Ora non ho un libro in cantiere, ma magari scriverò un altro testo teatrale».


E adesso c’è un Mr Big, o un Mr Biggest, nella sua vita? «No, non c’è, spero di essere io Miss Biggest. Ho amici molto cari, ma davvero non ho tempo. Sulle dating app ho conosciuto un paio di ragazzi di Milano. Continuiamo a scriverci per fissare un incontro, ma è difficile, siamo sempre molto occupati. Quando ho cominciato la mia rubrica, negli anni ’80, gli uomini non volevano impegnarsi. Via via sono andati peggiorando, ora non si fanno nemmeno vedere. Ma a sessant’anni sei meno tollerante nei confronti del comportamento di un possibile partner. Se qualcuno ti dà buca o cancella un appuntamento, puoi essere tentata di dargli una seconda o terza possibilità, ma per quanto tu voglia che le cose vadano diversamente questo non farà loro diversi. L’ho imparato con l’età».


Ha qualche rimpianto? «Direi di no. Da giovane mi sarebbe piaciuto scrivere soap opera per la televisione. Ma poi ho pensato che nessuno mi avrebbe dato un incarico del genere. Forse l’unico rimpianto è di non aver fatto i soldi prima, perchè a vent’anni non ne avevo molti ed è stata dura».


Nello spettacolo c’è molto del suo libro “Is there still Sex in The City”, che racconta l’esperienza sua e delle sue amiche, donne single di una certa età... «Ne ho moltissime di amiche. Ed esco ancora per il brunch con loro, proprio come nella serie. Adesso viviamo così. L’idea che ognuna sia felicemente accoppiata come in una favola non esiste. Così dobbiamo vivere in un modo diverso, come donne single con le nostre amiche per famiglia. Ma è importante parlare di questa fase, sia per condividerla con chi ha raggiunto la nostra stessa età, sia per far capire alle generazioni più giovani che niente è finito, che ci sono ancora molte opportunità da cogliere. La vita continua dopo i cinquant’anni e può essere intensa e piena di esperienze, oltre che offrire nuove occasioni per uscire con gli uomini». 


Che cosa le ha portato l’età? «Il fatto di non aver paura, nella vita e nel lavoro. Tutte le donne che conosco che hanno lavorato dai venti ai cinquant’anni, a sessanta danno il massimo. Hai meno paura di quello che la gente pensa e non hai paura di provare. Il successo è un aspetto importante della nostra vita. In questo senso dico che possiamo essere noi il nostro Mr Big».

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